"Non è più sopportabile che la Rai, con i soldi pubblici, attacchi il governo". Il monito lanciato da Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa sul bilancio del governo nei primi 14 mesi ad una giornalista del Tg3 non tarda a scatenare reazioni e polemiche. L'opposizione denuncia un "nuovo editto bulgaro" e il segretario del Pd Franceschini parla di un uomo "impaurito" che "teme la stampa libera". Il presidente dell'emittente pubblica, Paolo Garimberti replica: "Le notizie non hanno colore, vanno date tutte. E l'informazione pubblica deve raccontare i fatti".
Garimberti affida il suo pensiero a una nota ufficiale nella quale si dice disinteressato alla "speculazione politica". Per il resto, spiega: "L'informazione del servizio pubblico non è - e non deve mai essere - nè pro nè contro alcuno, ma ha l'obbligo di raccontare i fatti. Le notizie non hanno colore nè odore e vanno date tutte, sempre, ma tenendole accuratamente separate dalle opinioni. Questo è il dovere del giornalismo, che sia servizio pubblico o privato ed è il suo patto fondante con i lettori e gli ascoltatori, tanto più se pagano il canone".
"Noi siamo di fronte a un uomo politico che sfugge impaurito il confronto con il Parlamento e con l'opposizione, che teme le critiche della stampa libera". E' il commento del segretario del Pd, Dario Franceschini al Tg3. "Berlusconi - prosegue - riesce solo a fare uno show mediatico, un lungo monologo senza contraddittorio in cui si autoassolve per la vita privata e si autocelebra per quella pubblica come il miglior capo del governo del mondo. E' inaccettabile, è insopportabile che proprio nel giorno in cui l'Istat parla di un calo del 6% del Pil riesca a dire che tutto va meglio, che gli italiani sono tutti in vacanza e che non ci sono problemi. In autunno i nodi verranno al pettine e non basteranno le promesse e gli show televisivi". Secondo Franceschini si è di fronte "all'ultima prova dell'intenzione di Berlusconi di usare la sua forza economica e il potere di chi sta al governo per condizionare e intimidire ogni voce libera. Ha cominciato con l'invito agli imprenditori a non fare pubblicità sui giornali che lo infastidiscono. Adesso passa all'attacco diretto alle singole testate. Sappia che se non la smetterà con questa arroganza, da settembre noi chiameremo a raccolta tutte le forze della società civile disposte a mobilitarsi in difesa della libertà di stampa e di informazione nel nostro Paese".
Critiche anche da altri esponenti dell'opposizione. All'editto bulgaro fa riferimento Gianni Pittella (Pd, coordinatore della mozione Bersani) ricordando il discorso con cui Berlusconi chiese (e ottenne) da Sofia nel 2002 l'epurazione di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi dall'emittente pubblica.
Per Giorgio Merlo, componente Pd in commissione vigilanza, "il premier si deve rassegnare. Finché il servizio pubblico esiste nel nostro paese abbiamo un baluardo di libertà, di pluralismo e di informazione credibile. Se i Tg della Rai, tutti compresi, devono obbligatoriamente tessere l'elogio del governo e di chi sta in maggioranza, cessano le ragioni dell'esistenza stessa del servizio pubblico".
"Questa volta nel nuovo editto bulgaro di Berlusconi è finito un intero telegiornale della Rai", aggiunge il coordinatore della mozione Bersani del Pd, Gianni Pittella. "Berlusconi controlla di fatto 5 telegiornali ma non ancora soddisfatto, vuole chiudere il cerchio e imporre a tutti il modello 'Emilio Fede', siamo noi a affermare che è ora di dire basta", continua. Gli fa eco Vincenzo Vita, sempre Pd, per il quale "la verità è dolorosa e scomoda per Berlusconi, impegnato come è a cercare di raccontare un'Italia che esiste solo nelle veline di palazzo Chigi. Per il presidente del Consiglio quindi anche chi fa semplicemente il suo lavoro dando conto di ciò che avviene nel paese è un pericoloso avversario".
Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, accusa Berlusconi di avere una concezione staliniana dell'informazione e del servizio pubblico: "Al posto della Rai vorrebbe la Pravda", dice. "In quest'ottica è anche più comprensibile ciò che avviene in Rai", continua. "Dalla lottizzazione si è passati all'occupazione militare delle testate e delle reti".
Per Lorenzo Cesa, segretario Udc, Berlusconi descrive un'Italia che non c'è, "in cui va tutto benissimo e dove quello che va male si cerca di farlo scomparire dai telegiornali". "Piuttosto che parlare di crisi, di famiglie e imprese in difficoltà, Berlusconi preferisce mostrare sondaggi e attaccare la Rai, cantando vittoria su questioni ancora aperte come gli sbarchi, il Sud, i terremotati in Abruzzo e Alitalia. Il premier - conclude Cesa - ci risparmi i suoi spot estivi e affronti i problemi reali del Paese".
Sulla stessa linea Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, che difende il Tg3 e ribatte che i titoli del telegiornale, ricontrollati sul sito, non erano contro il governo, come ha detto il premier: ''E' del tutto evidente che il presidente del Consiglio non accetta più l'esistenza di un Tg che osi parlare ancora di operai, di crisi sociale ed economica, di povertà, insomma di tutti quei temi che Berlusconi ed il suo servizio d'ordine vorrebbero letteralmente espellere dal video''. E aggiunge: "Chi vuole intimidire?"
Non tarda neppure il commento di Franco Siddi: "Compito dei media non è quello di attaccare, ma di dar conto di come vanno le cose, senza omissioni e ponendo le domande giuste per quanto possano essere scomode per qualcuno", dice il segretario generale dell'Fnsi, concludendo: "Non ci abitueremo mai a un presidente del consiglio che ritiene sia compito della stampa libera decantare solo le sue gesta e quelle del governo".
(7 agosto 2009)
Garimberti affida il suo pensiero a una nota ufficiale nella quale si dice disinteressato alla "speculazione politica". Per il resto, spiega: "L'informazione del servizio pubblico non è - e non deve mai essere - nè pro nè contro alcuno, ma ha l'obbligo di raccontare i fatti. Le notizie non hanno colore nè odore e vanno date tutte, sempre, ma tenendole accuratamente separate dalle opinioni. Questo è il dovere del giornalismo, che sia servizio pubblico o privato ed è il suo patto fondante con i lettori e gli ascoltatori, tanto più se pagano il canone".
"Noi siamo di fronte a un uomo politico che sfugge impaurito il confronto con il Parlamento e con l'opposizione, che teme le critiche della stampa libera". E' il commento del segretario del Pd, Dario Franceschini al Tg3. "Berlusconi - prosegue - riesce solo a fare uno show mediatico, un lungo monologo senza contraddittorio in cui si autoassolve per la vita privata e si autocelebra per quella pubblica come il miglior capo del governo del mondo. E' inaccettabile, è insopportabile che proprio nel giorno in cui l'Istat parla di un calo del 6% del Pil riesca a dire che tutto va meglio, che gli italiani sono tutti in vacanza e che non ci sono problemi. In autunno i nodi verranno al pettine e non basteranno le promesse e gli show televisivi". Secondo Franceschini si è di fronte "all'ultima prova dell'intenzione di Berlusconi di usare la sua forza economica e il potere di chi sta al governo per condizionare e intimidire ogni voce libera. Ha cominciato con l'invito agli imprenditori a non fare pubblicità sui giornali che lo infastidiscono. Adesso passa all'attacco diretto alle singole testate. Sappia che se non la smetterà con questa arroganza, da settembre noi chiameremo a raccolta tutte le forze della società civile disposte a mobilitarsi in difesa della libertà di stampa e di informazione nel nostro Paese".
Critiche anche da altri esponenti dell'opposizione. All'editto bulgaro fa riferimento Gianni Pittella (Pd, coordinatore della mozione Bersani) ricordando il discorso con cui Berlusconi chiese (e ottenne) da Sofia nel 2002 l'epurazione di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi dall'emittente pubblica.
Per Giorgio Merlo, componente Pd in commissione vigilanza, "il premier si deve rassegnare. Finché il servizio pubblico esiste nel nostro paese abbiamo un baluardo di libertà, di pluralismo e di informazione credibile. Se i Tg della Rai, tutti compresi, devono obbligatoriamente tessere l'elogio del governo e di chi sta in maggioranza, cessano le ragioni dell'esistenza stessa del servizio pubblico".
"Questa volta nel nuovo editto bulgaro di Berlusconi è finito un intero telegiornale della Rai", aggiunge il coordinatore della mozione Bersani del Pd, Gianni Pittella. "Berlusconi controlla di fatto 5 telegiornali ma non ancora soddisfatto, vuole chiudere il cerchio e imporre a tutti il modello 'Emilio Fede', siamo noi a affermare che è ora di dire basta", continua. Gli fa eco Vincenzo Vita, sempre Pd, per il quale "la verità è dolorosa e scomoda per Berlusconi, impegnato come è a cercare di raccontare un'Italia che esiste solo nelle veline di palazzo Chigi. Per il presidente del Consiglio quindi anche chi fa semplicemente il suo lavoro dando conto di ciò che avviene nel paese è un pericoloso avversario".
Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, accusa Berlusconi di avere una concezione staliniana dell'informazione e del servizio pubblico: "Al posto della Rai vorrebbe la Pravda", dice. "In quest'ottica è anche più comprensibile ciò che avviene in Rai", continua. "Dalla lottizzazione si è passati all'occupazione militare delle testate e delle reti".
Per Lorenzo Cesa, segretario Udc, Berlusconi descrive un'Italia che non c'è, "in cui va tutto benissimo e dove quello che va male si cerca di farlo scomparire dai telegiornali". "Piuttosto che parlare di crisi, di famiglie e imprese in difficoltà, Berlusconi preferisce mostrare sondaggi e attaccare la Rai, cantando vittoria su questioni ancora aperte come gli sbarchi, il Sud, i terremotati in Abruzzo e Alitalia. Il premier - conclude Cesa - ci risparmi i suoi spot estivi e affronti i problemi reali del Paese".
Sulla stessa linea Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, che difende il Tg3 e ribatte che i titoli del telegiornale, ricontrollati sul sito, non erano contro il governo, come ha detto il premier: ''E' del tutto evidente che il presidente del Consiglio non accetta più l'esistenza di un Tg che osi parlare ancora di operai, di crisi sociale ed economica, di povertà, insomma di tutti quei temi che Berlusconi ed il suo servizio d'ordine vorrebbero letteralmente espellere dal video''. E aggiunge: "Chi vuole intimidire?"
Non tarda neppure il commento di Franco Siddi: "Compito dei media non è quello di attaccare, ma di dar conto di come vanno le cose, senza omissioni e ponendo le domande giuste per quanto possano essere scomode per qualcuno", dice il segretario generale dell'Fnsi, concludendo: "Non ci abitueremo mai a un presidente del consiglio che ritiene sia compito della stampa libera decantare solo le sue gesta e quelle del governo".
(7 agosto 2009)
fonte La Repubblica
Yeeeeeeeeeeeeee....che bello!! Luigi, che piacere....:))
RispondiEliminaAllora dimmi....si sta sollevando l'onda anomala oppure no? Tremano?? Il PD comincia a fare la voce grossa? Era ora!!
Quando il gioco si fa duro, i duri emergono.
RispondiEliminaBravo Luigi
Bentornato
Uau, ho visto qualcosa di nuovo stasera, bene sono molto contenta.
RispondiEliminaCiao Luigi
Bah, non vedo gente veramente dura a giro, prevalentemente ciarpame (Veronica docet). Il presidente della Rai, il presidente della Vigilanza. Mi voglio sprecare, uso una espressione da diverso tempo desueta: "SEPOLCRI IMBIANCATI", male aggiugo io.
RispondiEliminaAvrebbero dovuto vomitare fuoco e fiamme, provocare un terremoto della 9^ scala Richter, del tipo devastante, invece ... emettono solo squittii, gridolini e anche tardivi.
Mavalà direbbe Ghedini.
E avrebbe questa volta ragione.
Io mi domando: ma di che hanno paura, di morir di fame e sete? Non c'è riuscito Pannella!
Ai vertici della vita pubblica italiana c'è un reparto di geriatria.
Che vogliono combattere le truppe corazzate di Silvio con i fucili a tappo (ricordate?)?
Sì, Franceschini ha reagito bene, ma la tendenza non solo non si è invertita, ma ha accelerato i tempi.
In autunno ci sarà la resa finale, la moderna italiana "Notte dei lunghi coltelli" e temo di sapere come andrà a finire.