"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

venerdì 30 novembre 2012

PRIMO PASSO "STORICO" VERSO LA COSTITUZIONE DI UNO STATO DI DIRITTO PALESTINESE




ESTERI
29/11/2012 - MEDIORIENTE - VOTO STORICO

La Palestina diventa “Stato”
All’Onu anche l’Italia dice sì
Ira di Israele: “Siamo delusi”


Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, all’Onu

Arriva il via libera alla risoluzione
L’Ue divisa, la Germania si astiene
Abu Mazen esulta: “Qui per la pace”
Netanyahu: parole velenose e ostili
NEW YORK
La Palestina diventa Stato «osservatore» dell’Onu. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato il via libera alla storica risoluzione. A votare sì sono stati 138 Paesi su 193. Nove i Paesi contrari, 41 gli astenuti. L’Italia ha votato a favore. 

BOTTA E RISPOSTA  
Scene di giubilo, canti, spari in aria e bandiere al vento nella piazza dei Territori hanno accolto l’esito del voto. La risoluzione «allontana la pace», ha commentato l’ambasciatore israeliano Ron Prosor, intervenendo davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Di parere diverso il vincitore di giornata, Abu Mazen: «La Palestina viene all’Assemblea Generale oggi perché crede nella pace e la sua gente ne ha un disperato bisogno», ha affermato il presidente dell’Anp. 

IL NUOVO STATUS  
Il rango della Palestina viene elevato a quello di altri Stati, come il Vaticano e la Svizzera. Esattamente 65 anni dopo il voto sulla spartizione della Terra Santa in due Stati (era il 29 novembre del 1947, e persino un giovedì) l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si rende dunque protagonista di un’altra giornata storica, approvando una risoluzione che il presidente dell’Anp Abu Mazen ha voluto con forza. E che i vertici dell’Autorità nazionale palestinese considerano solo un primo passo verso la nascita di un vero e proprio Stato e verso il riconoscimento della Palestina come Paese membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno votato “no”: «La risoluzione approvata oggi non sancisce la nascita di uno Stato della Palestina», ha affermato l’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice . 

LA VITTORIA DI ABU MAZEN  
Per Abu Mazen si tratta di una enorme vittoria diplomatica, che lo rafforza anche sul fronte interno e nei confronti di Hamas. Mentre il sì alla Palestina da parte dell’Assemblea Onu consegna alla storia un mondo occidentale spaccato, diviso: con gli Stati Uniti al fianco di Israele nel dire “no” al riconoscimento della Palestina come Stato “osservatore” e i Paesi europei in ordine sparso, incapaci di parlare con una sola voce e di raggiungere una posizione comune. Posizione che aveva auspicato l’Italia, a cui fino all’ultimo ha lavorato la diplomazia del nostro Paese, che alla fine ha optato a favore della risoluzione insieme a Francia, Spagna e molti altri Stati della Ue. Provocando la reazione dell’ambasciata israeliana a Roma che parla di «delusione». Altri Stati europei, come Germania e Regno Unito, hanno optato per l’astensione. Ma dietro il sì italiano, c’è la scelta di Monti per un’Unione Europea più coesa

TENSIONE IN MEDIORIENTE  
Nei Territori i palestinesi sono in festa. Quello che conta oggi è lo storico riconoscimento, votato dai due terzi della comunità internazionale. Questo nonostante il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, a poche ore dal voto sia tornato a ribadire con forza che la decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite «non avvicinerà la costituzione di uno Stato della Palestina. Anzi - ha sottolineato - l’allontanerà». Per gli israeliani infatti (e in questo l’appoggio di Washington è pieno) un vero e proprio Stato palestinese che viva in pace e sicurezza accanto ad Israele può scaturire solo da un negoziato che porti a un definitivo e duraturo accordo di pace. Netanyahu, quindi, assicura come il voto all’Onu di fatto non cambi nulla: «Non sarà costituito uno Stato palestinese senza il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico, senza la proclamazione della fine del conflitto e senza misure di sicurezza reali che difendano lo Stato di Israele e i suoi abitanti». 

COSA CAMBIA  
Da domani però qualcosa cambia. E il neo “Stato palestinese”, per esempio, avrà accesso a molti trattati e organizzazioni internazionali che finora le erano preclusi. A partire dalla Corte penale internazionale, davanti alla quale i palestinesi potrebbero decidere di portare Israele per denunciare la questione dei Territori Occupati. Questo uno dei timori più grandi degli israeliani e di molti altri Paesi, anche se i vertici dell’Anp hanno assicurato che non compiranno tale passo automaticamente: dipenderà dalla politica che Israele deciderà di portare avanti sul fronte degli insediamenti. 

IL PROCESSO DI PACE  
Intanto Abu Mazen guarda già alla prossima sfida, questa sì impossibile e simbolica: il sì alla Palestina Stato membro dell’Onu da parte del Consiglio di sicurezza. Una mossa già tentata dal presidente dell’Anp ma che si è inevitabilmente scontrata con il veto degli Stati Uniti. L’auspicio di tutti, però, è che dalla storica giornata al Palazzo di Vetro nasca una nuova spinta verso il dialogo. In questo senso il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon ha lanciato un chiaro appello a israeliani e palestinesi: «È giunta l’ora di rianimare il processo di pace». Un processo di pace in stallo da troppo tempo. 
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PRIMO PROVVEDIMENTO CONDIVISIBILE DEL "NOSTRO" GOVERNO .
PRIMA MOSSA NON IN LINEA DI SERVILISMO STATUNITENSE. 
Israele la smetta di fare terrorismo politico. 
Netanyahu si dice dispiaciuto del voto pro palestinese dell'Italia ... Netanyahu forse non sa che la maggioranza del popolo italiano  ha scelto da che parte stare... e , avendo provato anche sulla propria pelle il nazismo , non può che essere contro chi opprime i popoli. 
Se Israele ha diritto di esistere , la Palestina ha gli stessi diritti , anzi  ne ha pure di più, visto che da secoli i palestinesi abitavano in quelle terre e sono stati cacciati  con la forza . 

FOREVER PALESTINE 



sabato 11 agosto 2012

Napule a sann tutt o munn ... ma nu sann' 'a verità....I napoletani hanno il primato di "gent e core" ...non ci batte nessuno

La Federico II accetta la disabile
rifiutata dagli altri atenei italiani

RSS

NAPOLI - Il rettore della Federico II Massimo Marrelli, sollecitato dalle rappresentanze studentesche, ha contattato Rosanna Lovino, la studentessa disabile rifiutata dagli atenei italiani, garantendo la disponibilità dell'Università federiciana ad accoglierla. Il professor Paolo Valerio, responsabile della commissione d' ateneo per l'inclusione degli studenti diversamente abili - si legge nella nota -, è pronto a attivarsi per istallare i macchinari utili alla formazione a distanza della ragazza.

«La Federico II - spiega Antonio Angelino, presidente del Consiglio degli studenti dell'Ateneo - vanta una buona dotazione tecnologica dei propri poli scientifici e crediamo che non vi sia occasione migliore per poter mettere tali risorse a disposizione di una giusta causa».

Il rettore Marrelli, ha attivato il centro SINAPSI della Federico II (Servizi per l'Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti) affinchè vengano messe in atto tutte le condizioni necessarie affinchè la ragazza barese possa iscriversi.

«È paradossale - sottolinea Marcello Framondi, presidente della Confederazione degli studenti - che un sistema universitario che prevede un aumento del 126% della tassa regionale del diritto allo Studio non riesca a garantirne lo stesso. Invitiamo il ministro Profumo a riflettere come tagli scellerati e sprechi creino situazioni di questo tipo».

Il Mattino

Non poteva andare diversamente, quando ho letto la notizia del rifiuto del diritto allo studio di questa ragazza ho pensato subito alla nostra Federico II, la prima Università laica e la più antica del mondo...

In queste parole ed in queste melodia c'è un unico cuore napoletano ... la "napoletanità" che molti non riescono a capire ...e nun 'sann ch se perdono ....:-)

"Io non posso fare a meno, almeno 2-3 volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Sono 12 anni che studio 3 ore alla settimana il Napoletano, perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il Napoletano, tutto il Napoletano, che costerebbe 200.000 euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni" Lucio Dalla

giovedì 14 giugno 2012

Allarme Nero!



NATO: ALLARME NERO



Postato il Giovedì, 14 giugno @ 07:05:00 CDT di truman

DI GIANNI LANNES

sulatestagiannilannes.blogspot.it


Per dirla con Jean Baudrillard «Ogni significato presuppone una profondità, una dimensione nascosta che l’uomo postmoderno ignora, abituato com’è alla mancanza di significati per eccesso di significati stessi». Il sistema in cui sopravviviamo è basato sulla menzogna a tutti i livelli, certo ben artefatta. E’ in corso da decenni una guerra per controllare anche le nostri menti. Cia ed Nsa cosa credete che siano e soprattutto facciano in giro per il mondo. Gli esperti Usa hanno iniziato a studiarci su basi “sociologiche” dagli anni Cinquanta, sostenendo le azioni illegali dei servizi segreti, come la “strategia della tensione”.
Avete presente il saggio di Banfield sul familismo amorale? Bene: è un incipit fondamentale per chi vuole apprendere i rudimenti della sociologia imperialistica. Ma per comprendere la psicopatia del potere occorre analizzare alcuni rapporti dell’Alleanza Atlantica sul futuro militarizzato che ci attende, ovviamente sempre più sotto controllo
In poche parole: un incubo. Quando la fabbrica del consenso inizia a scricchiolare si passa alle maniere brutali. Punto e basta, senza tante chiacchiere. E allora sia: Urban Operations in the Year 2020. Operazione in grande stile già pianificata e provata su piccola scala. Un esempio a portata di mente libera? Le prove generali di macelleria sociale a Genova nel 2001. Prodi, Berlusconi o Monti: la sostanza non cambia.

Presente e futuro - Ecco il “Rapporto Nato Operazioni Urbane 2020”. Si tratta di un documento che disegna la situazione politico-economica mondiale, prevedendo soluzioni dominanti - già in parte realizzate - davvero preoccupanti. Ovvero: Nazioni militarizzate, esercito nelle strade, sommosse placate dall'esercito, guerra combattuta nelle città, uso di armi non convenzionali. Un documento del genere è frutto dell'Onu, braccio armato del Nuovo Ordine sotto l’egida del mentecatto illuminato David Rockfeller (al cui servizio figura la stragrande maggioranza intruppata dei politicanti italioti). Tranquilli, non è un complotto, ma la nuda e cruda realtà preconfezionata, proprio per noi. Chi ha plasmato questo scenario? Risposta tecnica: l’Organizzazione per la Ricerca e la tecnologia della Nato (RTO, ossia Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030). Di che si tratta? E’ il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno alla Nato. L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) ormai all’orizzonte, è uno studio che esamina la natura dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità. Il report calcola perfino l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020. Entro questa data il 70 per cento dell’umanità vivrà all’interno di zone urbane. Il numero delle persone nel mondo supererà i 7,5 miliardi e ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali. La necessità di una presenza militare con grosso spiegamento di forze, in assetto dominante, su periodi di tempo prolungati, sarà una caratteristica unica e persistente delle “operazioni urbane”. Questa necessità indotta in modo artificioso, entrerà nel conflitto attraverso la domanda pressante da parte del mondo politico e del grande pubblico per azioni rapide, decisive e chirurgiche. Date un’occhiata allo scenario ellenico in cui è presente Eurogendfor, senza alcun vincolo parlamentare e giudiziario, con poteri illimitati di vita e di morte su chiunque osa ribellarsi. Siamo oltre il classico monopolio legalizzato della violenza.

Stato bellico - In sintesi: le guerre future saranno all’interno delle città; avremo eserciti lungo le strade (NATO o forze militari preposte); dal punto di vista psicologico sarà normalissimo avere militari armati in città; politici e cittadini richiederanno l’intervento dell’esercito; le forze militari utilizzeranno ogni sorta di arma (letale e “non-letale” ad alta energia); sommosse, scontri sociali, manifestazioni potranno essere sedate dall’esercito. L'esercito a pattugliare per sempre le strade delle grandi città. Questa affermazione non è l'ennesimo tentativo maldestro di voler accollare a carico dell'Alleanza militare occidentale oscuri disegni di militarizzazione della nostra società, bensì il frutto di nostre ricerche su alcuni progetti, condotti sotto la guida del Pentagono e riguardanti l'uso degli eserciti nelle megalopoli del futuro. Si tratta del lavoro di esperti NATO UO 2020 nel gruppo di studio SAS 30 Urban Operation in the year 2020 , al quale partecipano dal 1998 esperti di sette Nazioni della NATO (Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d'America) e che ha gettato le basi per l'evoluzione dell'impiego dello strumento militare nello scenario più probabile del prossimo futuroIn armi - Questo studio risalente al 2003, prima dell’ultima guerra in Iraq, rende esplicito come in maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più che probabile le città del futuro come campo della battaglia finale, quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana. È l'ambiente urbanizzato che si qualifica come il contesto nel quale l'Umanità del ventunesimo secolo condurrà una difficile vita: le sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia, di milioni di esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni della società capitalista allo stadio supremo. Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali capaci di attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati sociali, coinvolgendo il sistema statale locale e/o organismi e attività multinazionali. In questo contesto che le normali forze di polizia non saranno in grado di condurre operazioni tra folle "ostili" o semplicemente "complici" dei nemici da colpire e neutralizzare senza il rischio di forti perdite o addirittura ritirate catastrofiche da banlieus in fiamme. Rischi di effetto domino su scala mondiale con scene di folle tumultuanti, affamate e disperate che assaltano centri commerciali, quartieri dell'alta borghesia e centri di potere provocherebbe il panico nell'intero sistema capitalistico. L'invio dell'esercito condotto con armi tradizionali e all'ultimo momento potrebbe essere addirittura controproducente scatenando ancor più le folle e i partiti di opposizione. Per questo motivo nello studio UO2020 si consiglia così di iniziare gradatamente in base alle necessità ad utilizzare l'esercito in funzione di ordine pubblico man mano che la crisi mondiale quella che è ipotizzata per il 2020, si avvicina. Nel frattempo ogni paese aderente a questo gruppo compresa l'Italia deve finalizzare reparti appositi che si specializzino per condurre le operazioni di contenimento delle folle e di controllo del territorio compresi i rastrellamenti a caccia di sovversivi ed agitatori nei quartieri.


Ruolo italiota - L'Italia in questo campo ha proposto la possibilità di sviluppare nuove specializzazioni e di preparare personale addestrato a muoversi e combattere negli ambienti urbani ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni, ma anche padroneggiare gli impianti di comunicazioni e distribuzione dell'energia e dell'acqua. In effetti l'Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno di migliori fornitori di personale addestrato ad operazioni antisommossa a partire dai reparti dei Carabinieri che sono inquadrati, principalmente nell'area balcanica nelle MSU. Da quando il Belpaese si è impegnato a fornire personale nelle cosiddette “guerre umanitarie”, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all'estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell'ambiente metropolitano, con l'impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che presto grazie al nuovo decreto sulla sicurezza del governo Berlusconi prima e Monti dopo, vedremo operare nelle grandi città e a guardia di siti di rilevanza nazionale: discariche centrali nucleari in costruzione, termovalorizzatori eccetera. C’è un decreto (anno 2008) - passato inosservato - ideato dal governo Prodi che pone il segreto di Stato su questo genere di impianti. Addestramenti sul territorio nazionale sono stati condotti da tempo come per esempio quello del 28 febbraio 2003 che si concludeva presso il Centro di Addestramento alle CRO (Crises Response Operation/Operazioni di risposta alle crisi) di Cesano con la certificazione del 2° Corso per Istruttori della Forza Armata di "Controllo della folla". Corso svolto alle porte della capitale dal 17 al 28 febbraio condotto da istruttori della 2a Brigata mobile dei Carabinieri a cui hanno preso parte 7 Ufficiali, 19 Sottufficiali e 3 Vfb. E in cui a far da comparse nel ruolo dei sovversivi tumultuanti c'erano 50 Volontari in Ferma annuale del 7° Reggimento Bersaglieri. La ricerca ossessiva di sistemi di controllo della popolazione ha nello studio NATO UO2020 alcune parziali risposte di natura tecnologica.

Robocop - Nello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano è il Reparto Logistico- Progetto tecnologie avanzate che sta curando l'applicazione di quanto appreso nel Gruppo di lavoro NATO Urban operations 2020. Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale, ovvero a tutto ciò che potrebbe essere pericoloso all'Impero Globale è affrontato su tutti i suoi aspetti, fuorché le motivazioni che potrebbero essere le radici di forme di contestazione "estreme" , quale anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata. Il futuro soldato che l'Esercito Italiano impiegherà per le operazioni urbane sarà dotato oltre che da armi convenzionali ultratecnologiche, come già spiegato nel paragrafo "il sistema soldato", anche di sistemi d'arma bivalenti letali /non letali. È un esigenza che nasce dalle numerose operazioni di "guerra umanitaria" nelle quali il nostro esercito da oltre un decennio è pienamente coinvolto con le operazioni all'estero, ma anche dall'esperienza di operazioni di polizia ed ordine pubblico interno nelle quali esso si è trovato a collaborare con altre forze di polizia ( es. Vespri siciliani) o operare autonomamente (operazioni antimmigrazioni controllo coste del Salento)od infine in occasione di summit internazionali (es. Genova 2001 o Pratica di Mare 2003).

Fuori controllo - Nel programma "non lethal weapons" redatto dallo Stato Maggiore Esercito sono previste le forniture ai reparti di una nuova famiglia di bombolette spray urticanti di diverse dimensioni e portata, tali da essere utilizzate efficacemente contro gruppi composti da numerose persone o contro singoli. Queste bombolette diventeranno così una dotazione base montata sui mezzi dell'esercito, blindati, carri armati, jeep ma anche come "arma da fianco" per ogni singolo soldato impiegato in "operazioni umanitarie". Con queste specifiche l'esercito italiano sta finanziando piani di ricerca e sviluppo in collaborazione con le industrie interessate sia italiane che estere. Per le operazioni antisommossa e di controllo urbano lo stato maggiore dell'esercito italiano ha già definito un programma di sviluppo di armi letali/non letali, in particolare fucili automatici dotati di puntamento ottico, che farebbero uso di “proiettili ad alta deformabilità e ad energia cinetica costante”. Ora con il plauso del Parlamento e dell'opinione pubblica spaventata da clandestini e microcriminalità, vedremo i blindati dell'esercito aggirarsi per i nostri quartieri, le richieste di migliori e più consone dotazioni si faranno pressanti. Negli Stati Uniti d'America sono già in azione reparti militari speciali con armi sofisticate antisommossa, come i blindati dotati di raggi a microonde. In tutti i paesi occidentali le leggi sono state modificate in modo che i governi possano emanare leggi speciali senza l'approvazione del parlamento. Questo film è la nostra vita.

Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it

Link: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/06/nato-allarme-nero.html

14.06.2012

Come volevasi dimostrare. Se quanto dice l'articolo di Gianni Lannes è vero, temo che lo sia, ci sarà una massiccia "chiamata alle armi". I disoccupati pronti ad accettare non mancano.

Questa è politica!





Intervento in Parlamento di Massimo Donati , 13 Giugno 2012

Donati ha centrato il punto della motivazione che ci conduce inesorabilmente nel baratro del default. Inutile fingere che la situazione non sia grave, o legata ai soli fattori interni, anche questi da risanare con urgenza. Se i politici europei non avranno il coraggio di chiudere le frontiere e tagliare i viveri alle banche americane, l'intera Europa cesserà di esistere e ogni Paese sarà alla mercè degli speculatori finanziari. I moderni Führer, che a politica hitleriana hanno superato il vecchio maestro tedesco. La moneta è solo il simbolo della produzione, e se questa viene minata, anche la moneta cesserà di esistere, è un calcolo facilissimo non servono laureati bocconiani per trarre il risultato.


giovedì 10 maggio 2012

Un Uomo da ascoltare


Nigel Farage, noto in Parlamento Europeo per i suoi discorsi paradossalmente pro-Europa, si fa notare di nuovo per delle dichiarazioni riguardanti lo stato politico ed economico dell'attuale Europa.
Farage parla di uno stato economico e sociale in cui portebbero, con alte probabilità, scoppiare rivolte e rivoluzioni. Ciò che è successo alle elezioni greche è emblematico, ovvero confusione, incertezza e alti consensi verso frange politiche molto avverse purché estremiste.
L'austerità sta recando danni enormi agli Stati e all'euro stesso, ingabbiando una moneta all'interno di un'economia destinata al fallimento politico. I popoli europei non possono continuare vrso questa direzione: disoccupazione e recessione.
Ricordiamo che Nigel Farage disse che la Grecia sarebbe andata incontro da una crisi economica senza precedenti e che i governi dell'austerity (Monti, Papademos) non erano nient'altro che Governi Fantoccio dell'Europa. Sicuramente qualcuno da ascoltare seriamente.

Fonte: International Business Times/Economia

Niente di più facile, negli USA il pericolo è tale che Obama ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, penso che presto verrà dichiarato anche in Europa e... che la sorte ci assista!

mercoledì 9 maggio 2012

Scene da un funerale


Marco Travaglio - Il F Q. 9 maggio 2012


Le interminabili esequie della Seconda Repubblica sono uno spettacolo impagabile, nel senso che non si paga nemmeno il biglietto: basta mettersi alla finestra e godersi lo spettacolo.
Dopo averlo deriso per cinque anni, dal primo V-Day (25 aprile 2007) all'altroieri, ora tutti scoprono Beppe Grillo. Mentre destra, centro e sinistra si facevano le pippe sul grande centro, la questione settentrionale e quella meridionale, il voto moderato, il partito liquido e quello solido, il terzo polo, la sinistra radicale, il nuovo centrodestra nel solco del partito popolare europeo, il nuovo centrosinistra nel solco della socialdemocrazia blairiana o forse dei democrats clintoniani, la
maggioranza ABC, il proporzionale corretto alla francese con recupero alla portoghese e il maggioritario corretto grappa con riporto alla
Schifani, il premierato forte, il federalismo solidale, la separazione delle carriere, la fase 2, la crescita, le grandi riforme condivise secondo i moniti del Colle per arginare l'antipolitica, gli elettori fuggivano e Grillo li raccattava, riempiendo le piazze da Nord a Sud e piantando negli enti locali le prime bandierine del suo movimento.
Ora che il medico legale, nelle urne funerarie, certifica la dipartita dei partiti, i politici e i commentatori al seguito non trovano le parole per descrivere quel che sta accadendo.
Sentite Massimo Franco, estintore capo del Pompiere della Sera: "Il trionfo dei 'grillini' riflette una protesta trasversale che probabilmente pesca oltre i confini della sinistra.
È il contenitore di un 'no' che rispecchia confusamente, a volte con parole d'ordine irresponsabili, la voglia di spazzare via un sistema incapace di riformarsi". Protesta?
Un 'no' che rispecchia confusamente? Parole irresponsabili? Ma questo Franco ha mai seguito un'iniziativa del Movimento 5 Stelle?
Ha mai incontrato un candidato?
S'è mai accorto che il nome di Grillo non è né nel simbolo né nelle liste del M5S?
Ha mai letto il programma o lo confonde con le battute e le provocazioni di Grillo?
Ci sa dire quali sarebbero i punti "irresponsabili"?
E quando mai Franco e gli altri pompieri han dato degli "irresponsabili" a B. e a Bossi quando facevano e dicevano quel che han fatto e detto per vent'anni?
Anche i politici hanno capito tutto. Il Cainano, dal lettone di Putin, fa sapere che "l'esito elettorale è al di sopra delle mie previsioni":
forse pensava che, oltre a non votarlo, gli elettori lo menassero pure (per questo è espatriato).
Alfano e Bersani dicono che è colpa di Monti che "doveva ascoltarci di più" (così menavano pure lui).
Si risente persino Fitto, in una pausa dei suoi processi: "Il proporzionale, con un quadro già così disarticolato, renderebbe instabile il sistema, salterebbe la governabilità".
Parole che salgono dall'oltretomba .
Cesa farfuglia di "fase due", "rilancio dell'azione di governo", "unire l'area dei moderati" ( peraltro deserta), ma - si badi bene - "in forme nuove, garantendo le diverse specificità". Verderami, retroscenista del Pompiere, sintetizza mirabilmente la vuotaggine del linguaggio di Palazzo: ammette -- bontà sua -- che "non c'è spazio per nuovi predellini ",osserva che "Bersani smonta la politica dei due forni" pur temendo che "la maionese possa impazzire ", e rivela che nel centrodestra "sembra prender corpo l'esigenza di aprire un cantiere". Me cojoni, direbbero a Roma. Bondi, sempre lucido, chiede "unità nell'autonomia".
La Finocchiaro trova che "le elezioni anticipate si allontanano", ma pure quelle non anticipate: di questo passo bisognerà rinviarle di una ventina d'anni.
Napolitano l'ha presa bene. Siccome Grillo gli sta antipatico, dice che non ha vinto: "Di boom ricordo quello degli anni 60, altri non ne vedo". Anzi, pietrificato a 40 anni fa, non li vuole vedere: "Le amministrative sono un test piuttosto circoscritto". Ma sì, dai, non è successo niente. Andiamo a nanna sereni. Clio, passami la berretta da notte e stacca il telefono, ché quel Togliatti chiama sempre a mezzanotte.

Li abbiamo viziati spacciandoci per idioti... sarà difficile convincerli che era tutto uno scherzo!

sabato 21 aprile 2012

"ora come ora non c’è spazio per l’onesta e la schiettezza in Italia"


Una laurea in Discipline Economiche e Sociali alla Bocconi chiusa in un cassetto. Così come i sogni e le speranze di “trovare un lavoro”.  Davide Papalini, 28 anni, dopo una serie di stage, tutti in banca, ha deciso di non guardarsi più indietro. A febbraio ha comprato un biglietto di solo andata, direzione: Sydney, Australia.

La sua storia è una storia come tante altre. Perché sono in tanti ad aver deciso di lasciare l’Italia per cercare “fortuna” all’estero. Secondo una ricerca nel 2010 sono partiti 65mila giovani, una città del calibro di Viareggio. Eppure Davide è una persona che ha studiato. Il suo è un curriculum ricco di esperienze. Prima di andare in  Bocconi ha lavorato in una banca, come cassiere. “Un contratto a tempo indeterminato, ma mi sentivo sprecato”. Quindi mette i soldi da parte per entrare nell’ateneo meneghino. Con una precisazione: “Non vengo da una famiglia di industriali. Mia madre è nata in Sardegna, si è sposata con mio padre (toscano) che è andato a fare la guardia forestale ad Alghero. Lui è morto nel 1992 di tumore (io avevo 8 anni) e mia madre  ha sempre fatto la casalinga”.

Così la grande scommessa. Frequenta l’università, fonda un’associazione di studenti. E si laurea con un buon voto, 96, ad aprile 2011. E comincia subito a  lavorare, uno stage. Poi un altro e un altro ancora. “Fino a quando sono arrivato in un posto dove non mi insegnavano nulla. E non aveva senso continuare così”. Durante le vacanze ha organizzato la partenza.  ”Ho messo da parte le mance delle feste, comprato il visto (costa 200 dollari) e preso il volo super scontato con Singapore Airlines da Milano (560 euro solo andata)”.

Il 14 febbraio è partito. “Il primo periodo è stato veramente difficile e duro. La cosa più urgente per me era trovare lavoro, perché avevo i soldi contati e tornare indietro con la coda tra le gambe facendomi pagare il biglietto dai miei genitori sarebbe stato troppo imbarazzante, dopo avevo detto a tutti tra amici e parenti che sarei partito. Per cui mi sono messo sotto e da un mese e mezzo circa lavoro per due ristoranti come cameriere, a nord di Sydney. La più grande soddisfazione è che qui non devo chiedere nulla a mia madre. Ho 28 anni e mi sento indipendente, finalmente, guadagno anche 700 dollari a settimana (lavorando massimo 40 ore, e non come in ufficio a Milano che l’uscita non arriva mai…), posso comprarmi dei vestiti nuovi, togliermi qualche sfizio, che so”.

Il futuro però è incerto. “Non so che farò. Per ora, per sopravvivere,  mi sono trasferito qui e mi sono improvvisato cameriere. Penso che il capo (di qui) abbia capito che sono uno sveglio che lavora sodo, forse vuole farmi lo sponsor (serve per rimanere più di un anno), ma non è la mia strada. Mi sembra di buttare tutte le conoscenze che ho acquisito e gli anni di sacrifici. Ma ora come ora non c’è spazio per l’onesta e la schiettezza in Italia.Mi sembra di essere l’esempio, anche se non penso di essere un genio (né tantomeno un cervello in fuga) di come l’Italia formi i suoi giovani e poi faccia tutto il possibile per farli scappare. Non voglio lamentarmi, ho fatto il possibile, ma con quei soldi non era vita e non c’era futuro”.
Fonte

Lorenzo

lunedì 16 aprile 2012

I Soliti Bastardi!


Per gli esperti di Montecitorio l’imposta sulla casa approvata dal Senato viola l’articolo 23 della Costituzione
Roma - Gli esperti della Camera lanciano l’allarme: forte rischio incostituzionalità per il provvedimento sull’Imu. Sono pesanti le osservazioni del Servizio Studi di Montecitorio: il nuovo meccanismo di pagamento della tassa sulla casa non rispetterebbe la «riserva di legge» assegnata dall’articolo 23 della Costituzione alle imposizioni fiscali.
Il testo approvato dal Senato probabilmente subirà modifiche a Montecitorio, dove ieri la Commissione Finanze si è trovata sul tavolo il critico dossier dell’Ufficio Studi. Si parla di rateizzazione in due-tre tranche dell’acconto Imu sulla prima abitazione, di soluzione per gli anziani ospitati nelle case di riposo che devono pagare l’aliquota più alta su quella che viene ritenuta seconda abitazione e di agevolazioni per gli appartamenti affittati a canone concordato.
Che il decreto sulle semplificazioni fiscali in cui sono state inserite le norme sull’Imu non sia «blindato» lo conferma l’azzurro Gianfranco Conte, relatore e presidente della stessa Commissione.
E il Pdl presenta i suoi emendamenti per rendere la tassa «rateizzabile e una tantum», come ha detto il segretario Angelino Alfano che forse già oggi incontrerà il premier Monti per discutere di fisco.
I tecnici della Camera sottolineano che le modifiche dell’importo delle aliquote di base e della detrazione sulla prima abitazione non sono contenute nel decreto fiscale, ma si prevede che siano introdotte da Palazzo Chigi con uno o più Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) da emanare entro il 10 dicembre.
La modifica è dovuta ad un emendamento dei relatori nelle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, poi recepito nel maxi-emendamento del governo sul quale è stata votata la fiducia a Palazzo Madama.
Ma nel dossier dell’Ufficio Studi sono forti le critiche al fatto che le previsioni del gettito dell’Imu non facciano parte di un provvedimento di legge, ma solo di una relazione tecnica. Le entrate attese saranno la base sulla quale riparametrare le aliquote dopo l’acconto di giugno.
Gli esperti della Camera osservano che il decreto-legge 201 del 2011, il cosiddetto «Salva-Italia», non ha esplicitamente quantificato le stime del gettito ma rinvia, appunto, alla relazione tecnica allegata al provvedimento.
Il Pdl intanto preme per ottenere le modifiche al testo di cui ha parlato Alfano: rendere l’acconto Imu rateizzabile e la tassa «una tantum».
In via dell’Umiltà si è riunito ieri un tavolo ad hoc per presentare una serie di emendamenti in questo senso. Il termine in Commissione è scaduto alle 16 e ora solo governo e relatore potranno presentare le loro proposte di modifica. Il segretario del Pdl Alfano insiste per ottenere un faccia a faccia con il presidente del Consiglio al rientro dal viaggio in Medio Oriente, per discutere di come deve cambiare l’Imu, oltre che di legge sul mercato del lavoro e di delega fiscale del governo. Potrebbe essere oggi ma dipende molto sulle trattative sul mercato del lavoro.
Pierluigi Bersani intanto precisa che le tasse di Monti sono colpa del Cavaliere e che il suo partito non ha colpe. «Ora affrontiamo questioni come Imu e Iva - dice il segretario del Pd - non per scelta di Monti, ma perchè stiamo scontando anni di non governo e di favole da parte di Berlusconi». Per Bersani, il premier «sta disinnescando le bombe ad orologeria innescate» dal centrodestra. Ma «queste misure rischiano di aggravare l’andamento recessivo».
Frasi che provocano la reazione del vicepresidente dei deputati Pdl Osvaldo Napoli: «L’abuso di metafore ardite e del lessico scanzonato stanno mettendo il segretario del Pd sempre più in confusione. Per difendere il governo Monti, Bersani sostiene che se l’Imu è tornata e l’Iva aumentata è colpa di Berlusconi. Salvo poi criticare Monti per aver esagerato con le tasse».
La solita solfa. D'amore e d'accordo ci hanno resi poveri, continuano a farlo e poi sfoderano l'eterno populismo del j'accuse! Bastardi! Quello che mi fa maggiormente rabbia è la gente che ancora li difende e litiga per loro, invece di prenderli a calci nel di dietro, così come meritano!


A dare la notizia è "il Giornale" ... lo scopo non è certo quello di mettere in risalto l'anticostituzionalità della vergognosa tassa che sta per biombarci addosso, ma di assolvere e condannare, secondo convenienza, la massa di sciacalli che non hanno subito e mai subiranno la crisi. E gli italiani abboccano!

domenica 1 aprile 2012

PARASSITA




“Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato, 12mila euro al mese di mutuo. E’ una casa molto grande…” Massimo Calearo

Calearo è uno di quelli che in Parlamento c’è finito grazie a Walter Veltroni (da non dimenticare). Eletto nelle file del Pd è passato armi e bagagli con la formazione Popolo e Territorio, nata per garantire la maggioranza parlamentare a Berlusconi e capeggiata dal più noto Scilipoti.

Le dichiarazioni continuano:

“Dall’inizio dell’anno alla Camera sono andato solo tre volte, anche per motivi familiari. Rimango a casa a fare l’imprenditore, invece che andare a premere un pulsante. Non serve a niente. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più. Fino a novembre mi sono divertito a fare il consulente di Berlusconi sul commercio estero, ora non servo più. È usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante.

Questo parassita, anche sincero se vogliamo, è la fotografia del nostro Paese, dei rappresentanti del "popolo" ... ma quale popolo?
E si discute dell'articolo 18?
A quando un articolo sui PARASSITI MANTENUTI?

MA CHE VERGOGNA!

sabato 24 marzo 2012

Un po' di ordine e informazione - Il modello tedesco è l'attuale nostro art.18




Modello «tedesco», modello «americano»? Grande è la confusione sul regime dei licenziamenti. L’impressione è che la ministra Fornero – che secondo qualche giornale vorrebbe fare una riforma «alla tedesca», persegua piuttosto un modello fai da te, all’amatriciana (con tutto il rispetto per questa ottima ricetta, che richiede gran cura nel combinare pomodoro, cipolla, guanciale e pecorino).
Nessuna delle idee di Fornero su come regolarsi qualora risultino ingiustificati i motivi addotti dal datore di lavoro – lasciare al giudice l’opzione tra indennizzo e reintegrazione se si discute di presunte inadeguatezze «soggettive» del lavoratore, oppure prevedere solo l’indennizzo se le motivazioni vertono su problemi «oggettivi» dell’azienda, di natura economica o organizzativa – vengono praticate in Germania. Farebbero anzi sobbalzare dall’indignazione ogni giudice del lavoro tedesco.
Più legittimamente si riferisce a un «modello tedesco» chi propone la possibilità di patteggiare un indennizzo, come alternativa a uno scontro dall’esito incerto davanti al giudice. In Germania questa possibilità è stata rafforzata nel 2004 dal governo del socialdemocratico Gerhard Schröder, che nel suo cancellierato dal 1998 al 2005 ha flessibilizzato il mercato del lavoro e ridotto le tutele del welfare. Chi, nel partito democratico e dintorni, caldeggia i patteggiamenti, farebbe perciò meglio a parlare di «modello Schröder». Tenendo presente che fu proprio questo modello a causare la sconfitta elettorale del politico socialdemocratico e a consentire la vittoria della democristiana Angela Merkel. Se Bersani vuol fare la stessa fine, si accomodi.
Il richiamo a modelli stranieri serve solo a gettare fumo negli occhi del pubblico, vantando l’una o l’altra rispettabile ascendenza. Un gioco fuorviante, se non si precisano le norme a cui ci si riferisce. Il diritto del lavoro tedesco infatti non è rimasto immutato nel tempo. Dagli anni ’90 è stato più volte manipolato in senso neoliberista, anche se in Germania ci è stato almeno risparmiato di sentir parlare con lingua biforcuta di «manutenzione» quando si smantellava.
Quel che resta in piedi oggi è molto più vicino al regime previsto in Italia dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori di quanto vogliano farci credere Fornero e consorti. Il patteggiamento in Germania è solo un’opzione. Se il lavoratore è convinto di poter dimostrare in tribunale le sue buone ragioni, può sempre impugnare il licenziamento per motivi «soggettivi» o «oggettivi», puntando alla reintegrazione. Se il licenziamento risulta ingiustificato, viene automaticamente dichiarato nullo, e quindi si riconferma nel suo immutato vigore il contratto di lavoro preesistente. Con tanto di penali per il datore di lavoro, e pagamento del salario dovuto per il periodo che va dal licenziamento alla sentenza.
Questa tutela spetta dopo sei mesi dall’inizio del rapporto di lavoro, perché questa è la durata massima per il periodo di prova, non tre anni come vorrebbe Fornero. L’obbligo di reintegrazione scatta per le aziende a partire da 10 dipendenti, non oltre i 15, come adesso in Italia. Il licenziamento va comunicato e motivato dal datore di lavoro alla rappresentanza sindacale aziendale, il Betriebsrat. E se il consiglio aziendale non lo ritiene giustificato, formula un’obiezione scritta, che ha un peso rilevante nel caso si ricorra al giudice. Inoltre, se l’azienda ritiene di dover rinunciare a un lavoratore per motivi di ordine economico o organizzativo, non può licenziare a caso Tizio o Caio, ma solo chi tra i dipendenti ha la minore anzianità di servizio e meno familiari da mantenere.
In Germania, nonostante Schröder, non abbiamo nel 2012 una legge per la libertà di licenziamento, ma una «legge per la tutela dai licenziamenti» (Kündigungsschutzgesetz). La versione originaria del 1951 prevedeva il reintegro del lavoratore, qualora la motivazione adottata dal datore di lavoro non regga all’esame del giudice, in aziende con più di cinque dipendenti.
La prima manipolazione filopadronale risale al governo del democristaino Helmut Kohl, che nel 1996 spostò la soglia a dieci dipendenti. Nel 1999 Schröder, quando Oskar Lafontaine era ancora ministro delle finanze e presidente della Spd, revocò questa controriforma, e tornò a cinque dipendenti. Nel 2004 il cancelliere Schröder ci ripensò, ripristinando la soglia di dieci dipendenti, come a suo tempo disposto da Kohl.
Sempre nel 2004 Schröder introdusse il diritto a un indennizzo (mezza mensilità per ogni anno di durata del rapporto lavorativo) per il lavoratore licenziato per motivi organizzativi o economici, se rinuncia a contestare in tribunale il licenziamento. Si tratta di un incentivo a rinunciare al processo. Ma il diritto di intentarlo, con l’obiettivo della riassunzione, resta intatto.
Fonte


Lorenzo

sabato 17 marzo 2012

Placido Rizzotto



Dal 1948 ... un uomo è "vissuto" nell'immaginario delle persone oneste... 
Le sue spoglie finalmente potranno riposare in un luogo appropriato a testimonianza della sua grande onestà ... 
Placido Rizzotto, un uomo che non si è piegato al potere mafioso, un uomo da prendere come esempio, un uomo di cui essere orgogliosi ...

martedì 13 marzo 2012

Gino Strada - La ricchezza nel mondo





"La ricchezza delle 4 persone più ricche del mondo, è superiore al prodotto interno lordo dei 47 paesi più poveri del mondo.


La ricchezza delle 80 persone più ricche del mondo, è superiore al PIL della Cina cioè la ricchezza di 1 miliardo e 300 milioni di persone.

Il 4% della ricchezza delle 200 persone più ricche del mondo sarebbe sufficiente per i primi interventi dal punto di vista sanitario, scolastico, alimentare, idrico dell'intera umanità.

Questo vuol dire che il mondo è gestito da 2-300 persone o poco più."



" io non sono un pacifista, io sono contro la guerra!"

Gino Strada


Lorenzo

sabato 3 marzo 2012

Memoria Storica



ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984

VALE UN TRILIONE DI LIRE IL PATRIMONIO PUBBLICO
06 settembre 1987 — pagina 51 sezione: ECONOMIA




ROMA Per la prima volta nella sua storia, lo Stato italiano è in grado di valutare non solo il complesso dei beni di sua appartenenza ma anche quelli di tutta la pubblica amministrazione. Secondo le prime indiscrezioni, questa ricchezza ammonterebbe a un trilione, cioè un milione di miliardi, una cifra decisamente superiore al debito pubblico, ma che include, oltre agli immobili e ai fabbricati, anche beni demaniali, e quindi incedibili, come le spiagge, le strade e così via.



Di questo trilione, in base ad una stima estremamente prudenziale, l' 1 per cento, ossia 10 mila miliardi, potrebbe essere venduto ai privati nei prossimi anni. Ma la speranza è che si possa alienare molto di più. Le stime si ricavano dai primi risultati di una lunga e particolareggiata indagine sul patrimonio immobiliare pubblico. A condurla per due anni è stata una commissione presieduta dal professor Sabino Cassese.


Nell' ottobre ' 85 fu Bettino Craxi, allora presidente del consiglio, a istituirla, con lo scopo di individuare i beni da destinare alla vendita, e quelli da conservare ma sui quali far pagare un più elevato prezzo di gestione. Si voleva sapere cioè in che misura la privatizzazione del patrimonio pubblico, o la sua migliore gestione finanziaria avrebbero permesso di migliorare i conti dello Stato, gravati da deficit annuali crescenti e da una montagna di debiti accumulati. Nei primi giorni di agosto, Cassese ha consegnato al ministro del Tesoro, Giuliano Amato, un documento con i primi risultati dell' indagine. In questo documento si dice che, in base ad una stima molto prudenziale, è possibile come minimo alienare l' 1 per cento circa dell' intero patrimonio, e con il ricavato coprire un decimo del fabbisogno pubblico. I conti sono presto fatti: il dieci per cento di 100 mila (arrotondando verso il basso) è 10 mila, che è a sua volta l' un per cento di un trilione.


Certo, 10 mila miliardi sono ben poca cosa di fronte al dissesto complessivo della pubblica amministrazione, ma come si diceva, la commissione Cassese è convinta che si potrà poi in concreto rastrellare molto di più. Due anni di lavoro hanno comunque consentito di fotografare con sicurezza il patrimonio e il demanio di tutta la pubblica amministrazione. Finora erano disponibili solo i dati di pertinenza dello Stato, e sfuggivano dunque tutte le regioni, le province, i comuni, le Usl, gli enti pubblici non economici.


La differenza è enorme: basti pensare che nell' 86 il complesso dei beni in mano allo Stato è stato valutato solo 143.500 miliardi, e di questi il patrimonio vendibile è di appena 1.190 miliardi. Adesso questa cifra si è moltiplicata per dieci. Le informazioni sono arrivate da più di una fonte in modo da consentire incroci di dati e verifiche. Le sedi provinciali della Ragioneria hanno inviato circa diecimila schede. Ad esse si sono aggiunte due indagini: una del catasto e l' altra promossa direttamente dalla commissione Cassese e condotta presso tutti i gangli della pubblica amministrazione.


La commissione Cassese è intenzionata ora a proseguire il suo lavoro per riuscire a capire fino in fondo quanta parte di quel trilione può essere sfruttata economicamente. Le Ferrovie: ecco un' area dove si potrebbe fare molto. Ci sono moltissimi caselli non più in funzione, molti fabbricati e suoli appetibili che non servono all' azienda. La difesa: un' altro terreno fertile, con una quantità di caserme e altri immobili sottoutilizzati. Ma non c' è solo la strada della vendita, della privatizzazione. C' è anche quella della concessione della gestione ai privati. Una concessione condotta finora senza minimamente preoccuparsi del risultato economico. E qui il discorso non si limita solo al patrimonio cedibile ma anche allo stesso demanio. I canoni che pagano i gestori di un arenile sono speso ridicoli. Perché non aumentarli? - di MARCO RUFFOLO






E' da allora che i banchieri avevano messo gli occhi addosso alle ricchezze italiane. Davanti a un popolo disattento è stato facile eliminare personaggi scomodi, come giornalisti d'assalto, giudici con annesse scorte, per poi portare avanti l'insano disegno dell'odierna Italia, tanto cara a banchieri e delinquenti di ogni genere nelle Istituzioni.



venerdì 2 marzo 2012

CIAO LUCIO ... DOLCISSIMO POETA


LUCIO ERA ANCHE E SOPRATTUTTO QUESTO ....
NAPOLI - Lì dove il mare luccica e soffia forte il vento il piccolo grande uomo Lucio Dalla rilanciò la canzone napoletana partendo dal mito fondatore di “Caruso”. Una barca in avaria, Surriento, il fantasma del tenorissimo, qualche battuta di “Te voglio bene assaje” e nacque una romanza destinata a fare il giro del mondo, proprio com’era successo a don Enrico con “Core ‘ngrato”: da Luciano Pavarotti a Mercedes Sosa, da Ute Lemper a Mireille Mathieu, da Roberto Murolo a Pino Daniele (in uno storico concerto allo stadio Collana di Napoli), l’hanno cantata in tutto il mondo, tradotta in tutto il mondo.

Dal 1986, data di composizione di quel brano che si illuminava di immenso e di intenso nel golfo mistico della melodia partenopea, Lucio divenne il più importante dei testimonial della nuova canzone napoletana, classica e moderna: l’ultima sua passione era “Anema e core”, l’aveva proposta con Pierdavide Carone e Mads Langer anche all’ultimo Sanremo, dopo averla incisa, ma amava soprattutto “Era de maggio”, “meglio dei Beatles, non c’è gara”, ripeteva lui che si era messo anche il mantello di Mario Merola per affrontare “’O zappatore” a “Napoli prima e dopo”, concedendosi alle telecamere di Raiuno in nome della sua grande ironia, certo, ma anche e soprattutto della passione per “un patrimonio canoro di portata clamorosa”.

Il suo canzoniere partenopeo comprende anche “Napule” (divisa con Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci e Gigi Finizio che lo promuovevano tra i simboli della città con Totò, Sofia Loren e la pizza); “Fiuto”, duetto sul dramma dei rifiuti diviso con Toni Servillo; “Addio a Napoli” duettata con Francesco De Gregori nello storico tour di “Banana republic” (quando la intonarono al San Paolo fu un'apoteosi); “Te voglio bene assale” incisa con Roberto Murolo; “Nun parlà” del 1996; “’Na canzuncella doce doce”, scritta da Claudio Mattone per l’unico Sanremo di Carosone, e da lui affrontata insieme con Sal Da Vinci; “Malafemmena” con gli arrangiamenti del premio Oscar Louis Bacalov e il flauto di Andrea Griminelli. Cantanapoli saluta il piccolo grande uomo che riportò la canzone napoletana in hit parade, anzi in giro per il mondo. Grazie anche per questo, e sottolineo anche.