"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 16 agosto 2009

Donne a Sud di Gomorra



Repubblica — 28 giugno 2009 pagina 31 sezione: ALTRO

Essere donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell' affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo.
Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere.
Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri.
Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento.
La donna esiste solo in relazione all' uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà. Ecco perché le vedi tutte sfatte e trascurate quando hanno i mariti in cella. È testimonianza di fedeltà.
Questo vale per i clan dell' entroterra campano, per certa ' ndrangheta, per alcune famiglie di Cosa Nostra. Quando invece le vedi vestite bene, curate, truccate, allora il loro uomo è vicino, è libero. Comanda. E comandando riflette sulla sua donna il suo potere, lo trasmette attraverso la sua immagine.
Eppure le mogli dei boss carcerati, sciatte sino a divenire quasi invisibili, sono spesso quelle che facendone le veci più comandano.
Tutte le storie delle donne in terra criminale si somigliano, sia che abbiano un destino tragico sia che riescano a galleggiare nella normalità. In genere marito e moglie si conoscono da adolescenti e celebrano il loro matrimonio a venti, venticinque anni.
Sposare la ragazza conosciuta da piccola è la regola, è condizione fondamentale perché sia vergine.
In genere, invece, all' uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve.
Mentre farsi un' amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire.
Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. «Mai sotto una femmina» è l' imperativo con cui si viene educati. Se mentre fai l' amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni.
Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. «Mai sesso orale». Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da «cani». «Non devi diventare cane di nessuno». Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide valgono pure al di fuori dell' Italia.
La Yardie, la potente mafia giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a Kingston, ne è un esempio.
Vietato praticare sesso orale e riceverlo, vietato sfiorare l' ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev' essere una pratica forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci.
La lingua serve per bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo. Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di ' ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita.
E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista.
Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. I
l controllo della sessualità è fondamentale.
Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un' invasione territoriale. Nel 1994 Antonio Magliulo di Casal di Principe tentò di corteggiare una ragazza imparentata con un uomo dei casalesi e promessa in matrimonio a un altro affiliato. Magliulo le faceva molti regali, e intuendo forse che la ragazza non era felicissima di sposare il suo fidanzato, insisteva. Era invaghito di questa ragazza assai più giovane di lui e la corteggiava come dalle sue parti è abituale.
Baci Perugina a San Valentino, un collo di pelliccia di volpe a Natale, "postegge" ossia attese fuori dal luogo di lavoro nei giorni normali. Un giorno in piena estate un gruppo di affiliati del clan di Schiavone lo convocò per un chiarimento al lido La Scogliera di Castelvolturno.
Non gli diedero neanche il tempo di parlare. Maurizio Lavoro, Giuseppe Cecoro e Guido Emilio gli tirarono una botta in testa con una mazzola chiodata, lo legarono e iniziarono a ficcargli la sabbia in bocca e nel naso. Più inghiottiva per respirare più loro lo ingozzavano. Rimase strozzato da una pasta di sabbia e saliva che gli si è cementificata in gola. Fu condannato a morte perché corteggiava una donna più giovane, col sangue di un importante affiliato, già promessa in moglie. Corteggiare, chiedere anche solo un appuntamento, passare una notte insieme è impegno, rischio, responsabilità.
Valentino Galati aveva diciannove anni quando è sparito il 26 dicembre 2006 a Filadelfia, che non è la città fondata dai quaccheri americani, ma un paese in provincia di Vibo Valentia, fondato da massoni.
Valentino era un ragazzo vicino alla ndrina egemone. Aveva sangue ndranghetista e quindi divenne ndranghetista, lavorava per il boss Rocco Anello. Quando questi finisce in galera per aver organizzato un sistema di estorsioni capillare (per una piccola tratta ferroviaria ogni impresa che vi partecipava doveva pagargli 50 mila euro a chilometro), sua moglie Angela ha sempre più bisogno di una mano da parte della ndrina per andare avanti.
Spesa, pulizia della casa, accompagnare i bambini a scuola. A Valentino capita di essere uno dei prescelti.
Così lentamente, quasi naturalmente, nasce una relazione con Angela Bartucca. Punirlo è indispensabile e quando non lo si vede più girare per il paese, nessuno si stupisce. Condannato a morte perché è stato con la moglie del boss. Solo sua madre Anna non vuole crederci. Suo figlio amante della moglie di un boss? Per lei è impossibile: è divenuto da poco maggiorenne, è troppo piccolo. Ammette che Angela veniva anche in casa a prendere il caffè, e da quando suo figlio è sparito, non si è fatta più vedere.
Ma per la madre di Valentino questo non dimostra nulla. «Mio figlio non c' entra niente con questa storia». Insiste a credere vi siano altri motivi, ma per la magistratura antimafia non è così. Per lungo tempo Anna ha dormito sul divano perché lì c' era il telefono ed ha aspettato una chiamata di suo figlio, terrorizzata che in camera da letto potesse non sentire il suono «dell' apparecchio», come a sud lo chiamano.
Così, alla fine, la madre di Valentino si chiude nel silenzio di un dolore che rispetta il silenzio dell' omertà, continuando a negare contro ogni evidenza.
La stessa sorte era già capitata a Santo Panzarella di Lamezia Terme, ammazzato nel luglio del 2002. Santo si era innamorato di Angela Bartucca quattro anni prima. Sempre lei. Gli hanno sparato contro un caricatore, convinti di averlo ucciso lo hanno messo nel portabagagli.
Ma Santo Panzarella non era morto.
Scalciava nel portabagagli. Così gli hanno spezzato gli arti inferiori per non farlo continuare a intralciare con i calci il suo ultimo viaggio; infine gli hanno sparato in testa. Di lui è stata ritrovata solo una clavicola, che ha però permesso di far partire le indagini. Anche lui condannato a morte per aver sfiorato la donna sbagliata.
Valentino quindi forse sapeva di rischiare la pelle, ma ha continuato lo stesso ad avere una relazione con quella donna proibita. Ci si immagina Angela Bartucca come una sorta di donna fa tale, una mantide come i giornali l' hanno spesso chiamata, capace con la propria seduzione di far superare persino la paura della morte. Una donna che amava e amando condannava a morte.
Ma in realtà a vederla non sembra essere così come vuole la leggenda.
Dalle foto si vede il viso di una ragazzina, carina, la cui colpa principale era la voglia di vivere. Un marito in carcere per le donne di mafia significa astinenza totale.
Di affetti e di passione. Solo i boss maturi, se sono sposati con donne più giovani e sono condannati a pene pesantissime, permettono che le mogli possano avere qualche marito sostitutivo.
Quasi sempre si preferisce il prete del paese quando disponibile o un fratello, un cugino, un parente comunque.
Mai un affiliato non del sangue del boss, che godendo del rapporto con la donna potrebbe assumerne in qualche modo di riflesso il carisma e sostituirlo. Molte donne vestono di nero, anche quelle giovani,e quasi perennemente. Lutto per un marito ucciso.
Lutto per un figlio. Lutto perché è stato ucciso un fratello, un nipote, un vicino di casa. Lutto perché è stato ammazzato il marito di una collega di lavoro, lutto perché è stato assassinato il figlio di un lontano parente. E così c' è sempre un motivo per tenere il vestito nero.
E sotto il vestito nero si porta sempre un panno rosso.
Le anziane signore indossavano una maglietta rossa, per ricordare il sangue da vendicare, le giovani donne indossano un intimo rosso. Un ricordo perenne del sangue che il dolore non fa dimenticare, anzi il nero accende ancora più il colore terribilmente intimo della vendetta. Rimanere vedove in terra criminale significa perdere quasi totalmente l' identità di donna e ricoprire soltanto quella di madre.
Se resti vedova puoi risposarti solo con il consenso dei figli maschi.
Solo se ti risposi con un uomo dello stesso grado del padre (o superiore) all' interno delle gerarchie mafiose.
Ma soprattutto solo dopo sette anni di astinenza sessuale e osservazione rigida del lutto. Perché gli anni della vedovanza dovevano corrispondere al tempo che secondo le credenze contadine un' anima ci metteva per raggiungere l' aldilà.
Così si aspettava che l' anima arrivasse nell' altro mondo, perché se ancora stava in questo avrebbe potuto vedere la moglie «tradire» con un altro. Antonio Bardellino, boss carismatico di San Cipriano d' Aversa, tendeva a liberare le vedove da queste regole medievali e da questo perenne dolore imposto. In paese molti ricordano che fino a quando comandò, don Antonio diceva: «Si mettono sette anni per raggiungere il paradiso, noi andiamo da un' altra parte.
E quella parte si raggiunge presto, int' a na' nuttata».
Ma quando fu fatto fuori Bardellino arrivò l' egemonia degli Schiavone, e tornarono le vecchie regole sessuali.
Nell' agosto del 1993 Paola Stroffolino fu scoperta con un amante. Lei moglie di un boss molto importante, Alberto Beneduce, tra i primi ad importare cocaina e eroina direttamente sulle coste del Casertano.
Dopo che Beneduce fu ucciso, lei non rispettò i sette anni di vedovanza e intraprese una relazione con Luigi Griffo. Il clan decise che un atteggiamento del genere era irriguardoso nei confronti del vecchio boss.
E così per eseguire la punizione scelsero un suo caro amico, Dario De Simone. Invitò la coppia in una masseria di Villa Literno con la scusa di volergli far assaggiare le prime mozzarelle dell' estate. Un solo colpo alla testa per l' uomo e uno per la donna.
Non di più per due infami che avevano insultato la memoria e l' onore del morto. Poi, aiutato da Vincenzo Zagaria e Sebastiano Panaro, l' uomo che aveva mostrato la sua lealtà uccidendo scaraventò i corpi in fondo ad un pozzo molto profondo a Giugliano. Sandokan, cioè Francesco Schiavone, e suo fratello furono accusati come mandanti.
La vedova di un boss è intoccabile, ma se si sporca con un altro uomo, perde lo status di inviolabilità.I pentiti che cercavano di superare l' incredulità dei giudici, diedero una risposta cheè anche una sintesi eccezionale: «Dottò, ma scopare qui è peggio che uccidere. Meglio se uccidi la moglie di un capo. Forse puoi essere perdonato, ma se ci scopi sei morto sicuro».
Amare, decidere di fare l' amore, baciare, regalare qualcosa, fare un sorriso, sfiorare una mano, provare a sedurre una donna, esserne sedotto può essere un gesto fatale. Il più pericoloso. L' ultimo.
Dove tutto è legge terribile, i sentimenti e le passioni che non conoscono regole condannano a morte. - ROBERTO SAVIANO

14 commenti:

  1. E" pazzesco non ci posso credere che ancora oggi sia così.
    L'intimo rosso poi.possibile che non si possano cambiare un pò le cose, non dico tanto ma un pò?
    Se però la donna riceve un'educazione così è chiaro, ci vorranno ancora dei lustri per cambiare.

    RispondiElimina
  2. Beh Vanda, questo è il codice atavico della condizione femminile all'interno dei clan mafiosi.
    Non dimentichiamo che sono una minima parte della società.
    E non dimentichiamo neanche che anche all'interno di queste aberranti situazioni ci sono donne che si sono rese conto della loro condizione e si sono ribellate ...a volte pagando anche con la vita.
    C'è ancora molto da fare.
    Ma denunce del genere, diciamo, che rappresentano già un primo, seppur lievissimo, passo verso la "liberazione".
    Certo, leggere di questi riti mette i brividi nel terzo millennio.

    RispondiElimina
  3. La cultura mafiosa e maschilista......ok, denunciamola. E' giusto.
    Ma questa cultura, da voi giustamente denunciata, è infiltrata anche qui.
    Forse, allora, dovrebbe partire proprio da qui, un inizio di cambiamento.
    Più solidarietà. Sopratutto tra le donne stesse.
    Meno retorica ed occhi più vigili.
    Più denuncia e meno accettazione di comportamenti distorti. Sleali. Lesivi.
    Questo post parla delle donne di Gomorra, ed è giusto, ma guardiamo anche negli immediati paraggi......
    Non ve ne siete accorte signore che qui non è diverso da fuori?
    Marilena

    RispondiElimina
  4. @Vanda
    Le dichiarazioni di Saviano sono di una vedicità autentica, ho intenzione di scrivere un post sulla mia esperienza di Giudice Popolare, che ebbi modo di vivere negli anni '90 durante uno dei più grandi processi contro la n'drangheta.


    @Miryam
    Noi due viviamo nelle regioni citate da Saviano, è difficile far capire a chi sente parlare di queste cose che la maggior parte della gente, come Te e me, viviamo mondi lontani milioni d'anni luce da tutto ciò. E' come se parlassero di paesi e gente sperduta in universi lontani. Non c'è città al mondo che non abbia i Suoi quartieri malfamati da dove la gente per bene si tiene lontana.Hai pienamente ragione nel dire che si tratta di una piccola parte della società , concordo :))


    @ Amaranta
    Sbagli nel pensare ciò che hai dichiarato, e posso dirlo con assoluta convinzione sia per Vanda, per Miryam che per me.
    Certo, l'apparenza inganna, ed io personalmente posso caderci come chiunque altro....ma...alla resa dei conti siamo tre splendidi guerrieri. :))

    RispondiElimina
  5. Mi sembra che ora nei paraggi non ci siano maschilisti proprio per l'attenzione data.
    Magari una reazione tardiva, è vero, dopo che i cocci erano tutti rotti, ma ora la situazione è più tranquilla. E mi sembra che ne abbia pagato anche un piccolo prezzo uno che maschilista non mi sembra proprio.
    Io ho messo un post sul mio blog, non ho messo commenti a te di solidarietà per poi stare a guardare. Su quel post, alla mia maniera, da pescivendola, ho denunciato uno stato di cose.
    Concordo che questo post sia estendibile a molte altre situazioni in tutta italia.

    RispondiElimina
  6. Sono contenta che tu abbia messo un commento Marilena. Le faccine non le ho mai capite! ehhehehe ma ho un bel sorriso sulla bocca ora.
    Chiara

    RispondiElimina
  7. Chiara perdonamiiiiiiiiiiiiiii......
    Ho commesso una grossa gaffe, nnaggia, con il fatto che sei quella che posti di meno qua dentro mi fai perdere di vista che sei un'Amministratrice come Noi....scusami, scusami.


    @ Amaranta
    SIAMO QUATTRO SPLENDIDI GUERRIERI !

    RispondiElimina
  8. A Francè, ma se stamo a parlà sur post che ho messo io! ehehehhe
    ..... e poi non ti dimenticare che c'è un altro.

    RispondiElimina
  9. Francy, io intendo dire che a volte i cambiamenti dovrebbero iniziare dal piccolo e dal quotidiano.
    Dalle cose più immediate.
    Cominciare a prendere posizioni e distanze, ad esempio.
    Non è facile, me ne rendo conto.
    Ma quando si vuole dar voce alle ragioni della collettività, della morale, della sinistra, dell'etica o di tutto quello che ci viene in mente, di tutto quello in cui noi crediamo, bisogna mettersi in gioco davvero.
    Per avere credibilità, bisogna essere coerenti, prima ancora che nei discorsi, nei comportamenti.
    Parliamo della fame mondiale, ad esempio, ma ignoriamo che all'ora di chiusura dei mercati rionali ci sono persone che vanno a raccattare gli avanzi gettati a terra tra i banchi.
    Parliamo della violenza, perpetrata dalla mafia, ma quanto vediamo davvero della violenza che invece ci circonda?
    Quella piccola. Quella nacosta.
    O quella urlata ed inascoltata.
    Quella non ha adesioni di solidarietà di massa.
    La violenza non è circoscritta o ampliata a determinate zone geografiche del nostro paese.
    Per cui, chi in quelle aree non vive, non può immaginarla. Chiaro che il racconto di Saviano è devastante. Chiaro che la mia coscenza di donna di sinistra m'impone la solidarietà e la partecipazione. Oltre che un impegno di lotta.
    Ma la violenza è violenza. Sempre.
    Sta a noi cercare di arginarla, e denunciarla, per quanto è nelle nostre possibilità farlo.
    Ma l'impegno e la solidarietà devono nascere dalle piccole cose.
    Sottoscrivere ad una denuncia di così grande portata, e giustissima, come quella di Saviano è, scusami, facile.
    Non comporta nessuna presa di posizione personale.
    Nessun vero obbligo.
    E' solo un'adesione.
    Giustissima! Lo riscrivo.
    Alla quale io stessa mi associo.
    Una denuncia che deve ritrovare un riscontro ed un auditorio più vasto possibile.Grazie anche all'impegno di questo grande, piccolo (per via dell'età) scrittore.
    Ma, coscientemente, cerchiamo anche di girare lo sguardo intorno ed iniziare ad incazzarci pure per le piccole grandi ingiustizie che avvengono nell'area limitata del nostro quotidiano.
    Marilena

    RispondiElimina
  10. @ Chiara
    Si parlava di donne...mi vuoi far menare da Lorenzo? :DDD


    @ Marilena
    eeeeh, però, ora si che sei stata chiara....tanto lo sai che interpretandoTi vedo sempre altre soluzioni no?? :))
    Ok, ora concordo con Te :)

    RispondiElimina
  11. Aò ma che stamo a chattà? ehehhehehehhee
    Innanzitutto, mò faccio er Lorenzo che tira le somme! ehhehehehehehhe
    Innanzitutto vedo con piacere che Marilena ci segue, e questo già per me e per noi tutte è motivo di contentezza.
    Poi ha iniziato a commentarci, le sue riflessioni ci mancavano.
    Sono riflessioni di una donna di sinistra che vive da donna di sinistra, con un forte senso del rispetto e della libertà.
    A Marilè, mo to o dico in romano, che ce capimo io e te.
    E ogni tanto scrivece qui, ce mancano le tue osservazioni, i tuoi aggettivi che tanto danno l'idea di quello che si vuole dire, e le tue giuste ( non sempre aò!) osservazioni.
    Eddaje Marilè!
    Chiara

    RispondiElimina
  12. Ho appena letto sul blog di Chiara i commenti fra Lei e Marilena.....
    Abbiamo subito un'attacco ingiustificato ..tutti...nessuno escluso....
    eppure tutti :
    Lorenzo, Vanda, Miryam, Chiara, me e Marilena abbiamo fatto fronte comune !!

    E' QUESTA LA SINISTRA CHE VOGLIO !!!!

    RispondiElimina
  13. Avevo letto queste dichiarazioni di Saviano....c'è da rabbrividire,ma purtroppo è la realtà!!!!!!

    RispondiElimina
  14. Io sono rimasta allibita......
    @Marilena cosa intendi con il tuo primo commento?

    @ Marilena hai ragione dobbiamo parlare di più ed Incazzarci per le cose del quotidiano è una vita che mi arrabbio, per non dire di peggio, continuo come ho sempre fatto e farò sempre anche se sono in pensione e in questo momento chiusa tra quattro mura ciaooooooooooo
    Per il casino scusate ma continuo a non capire
    mi sembra tutto così assurdo

    RispondiElimina