Sulle note dell'inno di Mameli prende il via la Festa Democratica. Franceschini: "Ora più che mai saremo la casa di tutti".
“Finalmente l’inno di Mameli, allora gli italiani se lo ricordano!” esclama una signora in mezzo alla folla con un po’ di stupore misto ad orgoglio. Sono le 16.30 a Genova e la Festa Democratica lancia i suoi primi vagiti. Bastano le prime note dell’inno nazionale, suonato dalla Filarmonica Sestriese, a far sentire un unico popolo persone che fino a pochi secondi prima gironzolavano qua e la.
Ci sono le signore che cantano a squarciagola, c’è il signore anziano che accenna una mano sul petto e assume l’aria solenne, c’è la nonna che ha portato il nipotino alla festa e adesso cerca di spiegare cos’è l’ “elmo di Scipio”, ci sono i ragazzi, bianchi e neri, che sorridono all’allegra parata e battono il piede a tempo di musica, c’è il cuoco che lascia uno dei tanti stand per applaudire soddisfatto.
È un popolo che si ritrova, quello del Partito Democratico, e che decide di farlo in una città densa di storia e di simboli, Genova. Sullo sfondo del Porto Vecchio, in piazza dei Banchi, in Via San Luca, nelle decine di caroggi (piccole strade che arrivano fino al porto)si respira la storia di una città che, come ribadito dal sindaco Marta Vincenzi “c’era quando bisognava esserci per cambiare”, che “è rivoluzionaria e antifascista da sempre”. Con entusiasmo, passione, voglia di faticare per la democrazia. Temi chiave e fili conduttori che uniscono “i rivoluzionari come Mameli ai 2000 volontari rendono possibile questa festa “. Loro "ci tengono", come recita lo slogan adottato per il Congresso, accompagnato da un simpatico gadget, una molletta verde.
Ed è a loro che va il primo pensiero del segretario nazionale Dario Franceschini, nel messaggio di apertura letto dal responsabile Feste Lino Paganelli, è per loro il “grazie” più sentito, soprattutto in un momento tanto delicato per il partito. A due mesi dal Congresso “la Festa saprà essere ora più che mai la casa di tutti, il luogo del confronto, del dialogo, dello spazio alle voci, alle culture, alle posizioni politiche che abitano l'arcipelago democratico e allo stesso tempo una occasione di ascolto nei confronti del Paese, del mondo dell'impresa, del lavoro, del volontariato”.
Le due settimane che seguiranno (dal 22 agosto al 6 settembre) saranno l’occasione per occuparsi dei temi caldi, quelli che riguardano il partito si, ma soprattutto quelli che interessano il paese, quel paese “che spera, fatica, lavora, porta i figli a scuola, va a fare la spesa”, che insomma vive anni luce lontano dalle bugie del governo. Adesso, come suggerito da Maurizio Migliavacca, responsabile Organizzazione, al PD tocca fare il passo più ovvio, eppure il più difficile: “usare l’imminente Congresso per essere utile all’Italia”. Mantenendo questo spirito e questo orgoglio, quello di un popolo che si commuove ascoltando l’inno di Mameli, che guarda ai tanti immigrati presenti anche a Genova come ad amici, che batte le mani quando si nomina Guido Rossa e soffre al pensiero dei 73 eritrei morti nell’infame viaggio della speranza, un popolo, insomma, in cui “essere webmaster o essere addetto a sbucciare patate in uno stand ha la stessa dignità e importanza”.
Ivana Giannone
Direi di seguire la festa per cercare di capire se possibile qualcosa.
Speriamo di riuscirci
Un mio nipote,40 anni, figlio del fratello n.3, già di rifondazione, s'è iscritto al PD per poter partecipare al prossimo congresso e vedere che aria tira per il futuro e quale programma il partito conta di portare avanti.
RispondiEliminaIl mio unico figlio, 50 anni, anche lui ex rifondazione, si sta orientando verso quel partito. Cosa sta succedendo?
Sbaglierò, ma anche se non ha molta grinta ha comunque argomenti più interessanti degli altri "maestri" del PD, meglio lui di Bersani se vogliono sopravvivere, dovrebbere solo staccarsi dall'eccessivo buonismo di Walter.
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