"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 9 agosto 2009

Aristotele, l'uomo animale politico


Il singolo individuo non basta a sé stesso. La sua natura lo porta ad unirsi sia con la donna sia con altri suoi simili. L'unione con la donna fa nascere la famiglia, che ha il fine di soddisfare i bisogni quotidiani. Ma nemmeno la famiglia basta a sé stessa ed è quindi naturale che più famiglie si associno per dar vita ad un villaggio, il cui fine è superiore alla famiglia perché da maggiore sicurezza e può provvedere alla difesa da attacchi esterni.
Epperò, poiché il fine dell'uomo non è solo quello di sopravvivere, ma di vivere bene, cercando di realizzare i propri desideri e la felicità, ecco che né la famiglia, né il villaggio posson bastare, ecco che il villaggio si ingrandisce, o si unisce ad altri villaggi, insomma: ecco la città, la polis, che non è solo un agglomerato di case e famiglie, ma qualcosa di più ampio e profondo.
Alla base di questa tendenza comune, secondo Aristotele, è la natura dell'uomo, che è socievole, e che è fatto per vivere nelle città. Per questo lo chiama anche animale politico. Fuori delle città possono vivere solo le bestie, e gli agricoli od i pastori (ed i nomadi) dei quali Aristotele non aveva una grande opinione. Oppure gli dei, perché autosufficienti.
La parola che lega ed insieme da un senso alla vita in città è lògos: ragione e discorso, ragione discorsiva e dialettica; diverso è il lògos dal muggito e dal grugnito di un animale, una 'voce' che può esprimere solo piacere e dolore. Il lògos consente di discutere su cosa è giusto ed ingiusto, bene o male. Solo attraverso il lògos si perviene all'amicizia tra gli uomini, quindi alla collaborazione, alla giustizia distributiva e correttiva, allo scambio economico.
In altre parole: la città, come società politica, si fonda sulla natura umana, la quale non è solo l'istinto del primitivo, anzi non lo è più, da quando l'uomo ha imparato a vivere nelle città. Nel suo pieno sviluppo, la natura umana è dunque città come civiltà, termine che tuttavia Aristotele non conosce ancora, ma che certo esprime meglio di ogni altro il concetto di polis maturato nel filosofo.
L'educazione pubblica
Secondo Aristotele, l'educazione (paideia) è fondamentale nell'addestramento del cittadino alle virtù etiche e dianoetiche. Pertanto è bene che il legislatore abbia a cuore questa problema perché solo un uomo virtuoso potrà essere un buon governante nel tempo che verrà, od anche solo un buon governato, cioè un buon cittadino..
«Passando quindi a determinare come deve essere tale educazione, Aristotele osserva che essa deve preparare sia a comandare che ad essere comandati, dato che , nella costituzione da lui considerata migliore e più conforme alla natura della città come società di liberi ed uguali, tutti i cittadini devono avvicendarsi, a turno, nel comando. L'educazione al comando è, ovviamente, l'educazione all'attività politica, mentre l'educazione ad essere comandati non deve essere intesa come semplice educazione a non fare niente, bensì come educazione a svolgere le attività riservate al tempo libero, cioè fondamentalmente le attività teoretiche, nelle quali consiste la felicità.» (Enrico Berti, Profilo di Aristotele - Edizioni Studium, 1979)
Vi è dunque un compito specifico del legislatore delle città che sta nel prevedere un tipo di educazione "mista", in parte privata (da padre a figlio) in parte pubblica (da mediatori dello stato, cioè insegnanti, ad allievi) volto a promuovere tale scelta educativa.
«Ciò significa che l'educazione deve essere integrale, cioè formare non solo alle attività strumentali, pratiche o tecniche, ma anche e soprattutto alle attività fini a se stesse, cui l'uomo si dedica nel tempo libero, perché in queste egli realizza pienamente la propria umanità...» (idem)
Dopo aver ribadito che "essendo unico per tutti il fine della città", l'educazione deve essere curata dallo stato, Aristotele giunge ancha ad elencare le materie che devono essere insegnate.
«Queste sono sono la grammatica (cioè la capacità di leggere e scrivere), la ginnastica, la musica ed il disegno. La prima e l'ultima sono utili alla vita, la seconda sviluppa il coraggio, mentre la musica ha un fine tutto particolare, quello di offrire uno svago nobile al riposo. A proposito di quest'ultima anzi Aristotele precisa che essa serve sia come educazione al carattere, sia come divertimento, sia infine come svago intellettuale, e pertanto illustra gli esercizi che si devono compiere per apprenderla e i tipi di armonie e di ritmi che si devono coltivare.» (idem)

Con queste note sul ruolo e sul senso della musica si conclude davvero significativamente la riflessione politica di Aristotele. E' evidente che secondo lo stagirita il senso della politica stessa risiede, infine, nella ricerca della vita felice e beata per i cittadini, o almeno, una particolare categoria di questi, cioè quelli che disponendo di tempo libero, e di denaro in grado di comprare determinati servizi, potrebbero procurarsi tutto ciò che serve alla stessa: libri, musici (oggi diremmo CD e DVD), opportunità di sapere e strumenti d'informazione.
Al di là delle evidenti e clamorose parzialità insite in questa visione, ancor oggi non possiamo sottrarci al suo fascino ed alla sua funzione equilibratrice.
Lorenzo

7 commenti:

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  2. Grazie per la correzione! ehehhe
    Sono sbadato a volte.
    Spero che vada bene l'impaginazione.
    Si è vero, stagirita ha quel significato, ma.... in base al mio precedente post scritto che ne diresti di lasciare quella curiosità che manca specialmente ai giovani, e lasciare che se lo vadano a cercare il significato, oppure che lo chiedano qui.

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  3. Ti devo fare i complimenti anchio, mi stai dando delle lezioni bellissime essendo io ignorante.

    Proprio alla grande!!

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  4. Bel post Lorenzo,
    :"Il maestro di color che sanno" disse Dante.
    Vedo che anche Tu cerchi di stimolare la curiosità...;)


    Lorenzo è tornato alla grande, si!! :))

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  6. Infatti era sparita l'immagine e poi l'ho subito rimessa.
    per rispondere su come io scrivo, beh, il mio modo di fare filosofia è molto elementare.
    i termini che uso sono semplici, magari a volte i concetti no.
    Sono per la stimolazione della curiosità, dell'arrangiarsi da se, del metodo deduttivo.
    Essere indipendenti significa anche ragionare con la propria testa.

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  7. Allora sei stato tu a farla ricomparire! Meno male, per un attimo ho pensato a una stregoneria (informatica)!
    Ma non ho ancora capito perchè l'immagine era sparita. La prossima volta, se vi sarà una prossima volta (nel senso che tutti impareremo bene) mi premurerò prima di acquisirla.
    Naturalmente, mi auguro che tutti si impari come gestire i testi.
    Guarda, elementare no, non mi sento di avallare questo termine; inoltre, i concetti anche i più astrusi se spiegati con parole semplici sono accessibili a tutti i blogger con un minimo di acculturazione; tra l'altro, se non l'avessero non potrebbero nemmeno gestire un blog o semplicemente commentare su un blog.
    Capito mi hai? (alla maniera sarda!).
    P.S.: ho rimesso in ordine tutti i testi.
    ;-)

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