Caro Ottaviano Augusto,
Fosti proprio tu, il 18 a.c., ad istituire le Feriae Augusti, il riposo di Augusto, un'occasione in più perché i lavoratori si ritemprassero dopo le fatiche della produzione agricola. Un momento di festa dove i padroni elargivano laute mance ai dipendenti.
Caro Augusto, come vorrei che tu potessi vedere Roma, la tua Roma, per quello che è diventata nel XXI secolo. L'economia è in crisi, il commercio sembra uno gnu affamato e morente sulle sponde di un fiume arido e prosciugato. Le grandi infrastrutture non si fanno più perché servono alla plebe, ma perché servono ai ricchi per rubare anche gli ultimi sacchi di riso alla povera gente. I tesori non servono più a importare ricchezza, ma al contrario si portano via dalle nostre terre e si affidano ai pirati perché li seppelliscano nelle loro isole. La cultura è temuta e mortificata. La gente viene tenuta nell'ignoranza affinché perda consapevolezza dei propri diritti e impari a pensare come una pupa, a perdere ogni grado di autonomia e a nutrirsi con il latte dell'analfabetismo. I fori non si costruiscono più: i cittadini vengono anzi isolati, acciocché non possano confrontarsi e acquistare coscienza della loro condizione. Tutti gli strumenti adatti al libero scambio dell'informazione e della conoscenza vengono contrastati e perseguiti con ogni mezzo. La terra non ci è più amica, anzi è una creatura misteriosa ed ostile. Tutto ciò che mangiamo è contenuto in scatolette di metallo e ci viene dispensato, dopo averlo pagato profumatamente, dentro a mercati spersonalizzanti dove nessuno parla, perché il tempo è denaro e il denaro è il supremo valore da difendere. La corruzione è istituzionalizzata ed il Cursus Honorum, il meccanismo da te riformato che regolamentava la carriera politica, oggi è stato sostituito dai favori sessuali e dall'appartenza alle logge massoniche. La moralità viene irrisa dallo stesso Imperatore che pubblicamente indulge in pratiche libidinose, intrattenendosi con suddite piacenti e comprando la loro compagnia con meno rispetto di quanto ne abbia un fattore che acquista un maiale al mercato.
No, caro Ottaviano Augusto, oggi la pausa di Ferragosto non ha più alcun senso. Non solo i padroni non regalano più niente, ma non esiste neppure più un lavoro dal quale doversi riposare. Entro la fine del 2009 l'Europa, nelle scenario peggiore, avrà oltre il 9% di disoccupati sulla cosiddetta Labour Force, la forza lavoro complessiva, calcolata sui cittadini che hanno più di 15 anni nei 27 paesi membri, che ogni anno viene calcolata dall'Eurostat.
Parliamo di quasi 50 milioni di persone su oltre 413. Dei rimanenti, saranno quasi 55 milioni i lavoratori a rischio di perdere la loro occupazione. In Italia, specialmente, quel 7,4% di disoccupazione del primo quadrimestre 2009 potrebbe essere molto, troppo ottimistico. Quali sono i criteri usati per attribuire a un cittadino lo status di disoccupato, ed essere quindi conteggiato? Li definisce l'International Labour Organisation - ILO -, secondo cui un disoccupato è chiunque abbia un'età compresa tra i 15 e i 74 anni, sia disponibile a iniziare un nuovo lavoro entro un paio di settimane al massimo e che abbia attivamente cercato un lavoro qualsiasi nel mese precedente all'indagine. Ma nell'italico stivale, caro Augusto, oggi il lavoro non lo cerca più nessuno, perché tanto non si trova. Gli uffici di collocamento servono solo a fare lunghe file. In certi posti, il lavoro te lo danno solo la camorra e la 'ndrangheta, tutt'al più la mafia. Se in questo computo dovessimo calcolare anche il tasso di demotivazione, che induce a stare a casa sprofondati davanti a un televisore finché non ti staccano la corrente, di quanto salirebbe quel 7,4%?
Un tempo, tu lavoravi per far assurgere Roma a capitale del mondo intero. Non ti saresti mai accontentato di essere il traino, il rimorchio di un popolo barbaro che tutt'al più avrebbe potuto essere una tua provincia. Oggi i Galli e i Goti - la Francia e la Germania - riportano il PIL in positivo, facendo un netto balzo in avanti, dimostrando fierezza e quella natura indomita che solo tu riuscivi a controllare. Il nostro imperatore di oggi, Silvius Berlusconibus, viceversa si compiace del successo barbarico, accontentandosi di suggerire che la nostra economia forse sarà trainata dalla loro. Se non disturbiamo. Se non facciamo troppo rumore.
Caro Ottaviano Agusto, una volta, anche grazie a te, eravamo temuti, rispettati, ammirati. Eravamo il centro del mondo. Oggi siamo dileggiati, compatiti, suscitiamo meraviglia, siamo considerati il sudamerica dell'Europa e, con la fine dell'anno, saremo anche affamati.
Emilius Fidus, invece, la fame non dovrà sopportarla. Giusto tre sere fa era a cena con l'Imperatore, a Villa Certosa. A differenza di Montanelli, che lasciò la direzione del Giornale quando Berlusconi fece irruzione per stabilire le nuove direttive editoriali, lui ha scelto di fare il mercenario. Il suo nome non risuonerà mai nei libri di storia, di questo puoi starne certo: verrà dimenticato il giorno successivo al suo funerale. Con rammarico profondo, un tuo postero:
Claudio Messora
Bella lettera.
RispondiEliminaOttaviano Augusto si rivolterà nella tomba.
Eravamo il centro del mondo, una volta.
Ora siamo il centro delle "barzellette", tutta Europa, e non solo ride di noi.
Che vergogna avere un premier "bugiardo, puttaniere, clown"!
Miryam mi piacerebbe mandarlo a El Mundo questa lettera....così saprà che non abbiamo avuto solo Nerone...ma anche uomi di questo calibro. Penso che lo farò!
RispondiEliminaSe ne faranno, altri di funerali vedrete,non solo quello del posto di lavoro.
RispondiEliminaEmilius Fidus sarà andaro a villa Certosa come conoscitore del gioco d'azzardo hahaha
Dici Vanda?
RispondiEliminaSecondo me sarà andato con l'enciclopedia Book-escort, i due amiconi passano il tempo a sfogliare pagine ....e chi sa cos'altro :)))