"Primo: rompere il silenziatore su ciò che fanno le donne"
di Livia TurcoRitessere le fila di una forza collettiva e di un progetto condiviso di donne è l’indicazione emersa dall’importante dibattito ospitato de l’Unità in questi giorni. Credo che questa sia la questione fondamentale per rompere il silenzio delle donne. Ma di quale silenzio parliamo? Personalmente l’ho avvertito con disagio quando non abbiamo saputo elaborare politicamente e contrastare in modo efficace l’incredibile intreccio sesso-potere-denaro che ha il suo epicentro nel presidente del Consiglio e che ha umiliato sia le donne che le istituzioni.
Analogo silenzio permane sui temi economico-sociali, dell’immigrazione, della sicurezza, delle questioni etiche. Silenzio paradossale perché su di essi le donne hanno eccellenti competenze e saperi, tessono relazioni, costruiscono ogni giorno, nel lavoro e nella famiglia, fatti e azioni di innovazione e di coesione sociale. Perché allora questo silenzio nella sfera pubblica quando in realtà le donne sono il soggetto economico, sociale e culturale più dinamico ed innovativo nella società?
Tento alcune risposte. C’è il silenzio ma anche il silenziatore su ciò che le donne dicono e fanno. C’è il silenzio ma anche la solitudine di ciascuna che nelle commissioni parlamentari, nei consigli comunali, nell’azienda, nella scuola e in famiglia stringe i denti e va avanti. Il silenzio di chi cerca di comporre gli equilibri difficili di una emancipazione che resta incompiuta. C’è silenzio anche perché ci sono stati e ci sono troppi sordi. Nella politica anzitutto.
Dovremmo pure aprire un dibattito con i nostri uomini, quelli attuali del Pd, quelli che sono stati dirigenti di primo piano dei Ds e della Margherita per chiedere loro conto della pervicace sordità nei confronti della elaborazione politica e culturale delle donne. Dobbiamo anzitutto rompere le solitudini, rimetterci in rete per dare valore al tanto che già stiamo facendo. A partire dai temi urgenti che sono anche quelli di fondo: l’equità, lo sviluppo, l’etica della cura, la convivenza. Dobbiamo rimetterci in moto con una consapevolezza e una ambizione: il berlusconismo come cultura e pratica politica è entrato in crisi.
Noi donne dobbiamo accelerare questa crisi e costruire questa alternativa che non è solo di governo di alleanze e di programmi. Ma di cultura e di senso comune. Di relazioni con le persone e di pratica politica. Alla mercificazione della persona dobbiamo contrapporre la forza delle relazioni umane, all’egoismo il vantaggio della convivenza; al mito del successo la società sobria ed equa; alla solitudine l’etica del prendersi cura. Sono questioni su cui le donne sono maestre. A partire da qui possiamo costruire un nuovo Paese. Pensando al passaggio di testimone, anche nella politica, con le nostre figlie i nostri figli.
20 agosto 2009
Fonte Unità
Tocca a voi amiche blogger e io purtroppo, data la mia età, posso solo starvi vicino ma non fisicamente.
RispondiEliminaHo lottato a suo tempo con altre ed altri per il divorzio, per l'aborto e manifestato per tante altre ragioni. Ora assisto impotente alla rovina del nostro paese.
Ragazze datevi da fare finchè ancora siamo in
tempo.
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!
Non mi convince molto la signora Turco, come altri politici spara solo belle parole stilate da una moda ormai da anni in voga nella poitica italiana...."dobbiamo cominciare, dobbiamo partire, rompere il silenzio, dialogare, accelerare la costruzione" ....vista sta gran voglia di fare sarebbe ora che comunicassero giorno, mese ed anno della messa in opera delle buone intenzioni che predicano da anni, ormai marcite dal loro beneplacido e comodo. Non si è mai accorta la signora Turco dell'andirivieni nei palazzi istituzionali di donnine alla Ninì Tirabusciò? Già lei non sa manco del caso Corona che ha coinvolto poitici di sinistra e di destra, è troppo presa dal ..."ricominciamo, ripartiamo"....a fare che?? per andare dove???
RispondiEliminaIl grande Totò la conosceva bene questa solfa : Domani, pagherò domani!
Monticiano,
RispondiEliminail tempo che citi era diverso, all'epoca gli uomini avevano tutti i diritti e lottare per avere gli stessi diritti al femminile era doveroso. Uomini come Te hanno appoggiato quei movimenti...ma oggi, alla luce dei fatti mi dici cosa possono chiedere le donne? Di cadere dalle impalcature ? O di morire soffocate dai gas nei silos ??
Bè, sarebbe pure una forma di parità anche quella.
Io credo che oggi uomini e donne dovremmo lottare insieme per riavere i diritti perduti...INSIEME ...altrimenti nisba per tutti!
La Turco parla parla, senza dire niente come molti altri. Non deve dire del passaggio di testimone,deve farlo lei e altri ma la poltrona si attacca al cu..............
RispondiEliminaSalve ragazze!
RispondiEliminad'accordo con voi.. la Turco, come anche altri, crede che scrivendo quattro belle parole con termini ad effetto abbia fatto il suo dovere, o meglio, il suo lavoro.
ne ho piene le tasche di questi soggetti che montano frasi fatte, scrivono articoletti e poi... siamo sempre ad un punto più che morto..
alle parole devono seguire i fatti...
I passaggi di testimoni , dice la Turco?
Ma se c'è gente che sta attaccata alla poltrona da oltre 30 anni...e poi si faccia tanto per promuovere il merito, con l'innovazione, partendo dalla formazione, dall'intelligenza anche delle donne, non dal loro aspetto fisico...ma vedendo i fatti concreti non solo belle parole sulla carta stampata ed in rete che lasciano il tempo che trovano.
Ciao!
Benvenuto al monticiano, come lettorre e commentatore del blog.
e se volesse diventare anche collaboratore mi farebbe molto piacere....
Un caro saluto!