"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 9 agosto 2009

Riparazione 1

Il suo medico sgrida il prete anti-premier

Zangrillo, specialista del San Raffaele, critica un sacerdote per l'omelia: «Lei fa terrorismo»

Il dottor Alberto Zangrillo, 51 anni, specialista del San Raffaele, da anni segue dal punto di vista medico il premier Silvio Berlusconi

Il dottor Alberto Zangrillo, 51 anni, specialista del San Raffaele, da anni segue dal punto di vista medico il premier Silvio Berlusconi

MILANO — Lui, don Giorgio De Capitani, il prete ribelle di Rovagnate, in provincia di Lec­co, dice che le parole forse sono state eccessive. Non le sue, quel­le delle omelie nella chiesa di Sant’Ambrogio in Monte o del­le video-prediche finite su You­tube. Quelle semmai sono «opi­nioni libere d’un prete di mon­tagna ». A lasciarlo «perplesso», sono stati gli attacchi del dottor Alberto Zangrillo, il medico di fiducia del premier Silvio Berlu­sconi, che domenica scorsa han­no interrotto la messa grande del paese: «Si vergogni, lei sta facendo terrorismo».

«Uno sfogo», dice ora il medi­co del San Raffaele di Milano. Zangrillo, nella chiesa del picco­lo paese del Lecchese, era arri­vato di buon’ora, e con l’inten­to preciso di parlare con il prete che dal web aveva attaccato Ber­lusconi e la Lega Nord («Mi è antipatica. Ci vorrebbero un mi­lione di saponette per pulire il c... di quelli della Lega»).

«Poi, insomma, poi le cose sono andate come sono anda­te», dice ora il medico. Don Giorgio, 71 anni, racconta così la mattinata: «Stavo distribuen­do la comunione. A un certo punto, un uomo s’è fatto avan­ti. Ha puntato il dito e mi ha det­to che faccio del terrorismo». Che il «disturbatore» fosse il medico del premier, don Gior­gio lo ha capito solo due giorni dopo: «Ho visto la sua foto su un giornale, i ladri avevano ten­tato di svaligiargli la casa. Cre­detemi, non capisco proprio per quale motivo uno così im­portante si sia scomodato».

Il motivo lo spiega lo stesso Zangrillo, che è consigliere co­munale in un paesino vicino (Missaglia) e — ci tiene a chia­rirlo — non fa parte della par­rocchia di Sant’Ambrogio: «Semplice, il prete fa politica. Da cattolico mi sono sentito in dovere d’intervenire». Quanto ha pesato la sua amicizia con Berlusconi? «Zero. Con Silvio non parliamo di queste cose. È stata una mia iniziativa, sia chiaro». Il viceministro alle In­frastrutture, il leghista Roberto Castelli, ieri ha chiesto l’inter­vento dell’arcivescovo di Mila­no Dionigi Tettamanzi chieden­do «un segnale ufficiale» con­tro il sacerdote. Al cardinale, pe­raltro, Castelli già s’era rivolto a marzo: «Ho scritto una lettera per segnalare questi comporta­menti, nessuno ha risposto».

Il vicario delle diocesi di Lec­co Bruno Molinari, ha invece spiegato che don De Capitani esprime «posizioni autonome: «Io non le approvo. Non parla a nome della Chiesa. Prendere­mo i provvedimenti necessari». Quanto al prete anti-lùm­bard, quella di domenica non è una questione chiusa: «Zangril­lo ha detto che tornerà la prossi­ma settimana? Vedremo. Starò calmo, ma dovrà essere il cardi­nale Tettamanzi a chiederme­lo

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