Il suo medico sgrida il prete anti-premier
Zangrillo, specialista del San Raffaele, critica un sacerdote per l'omelia: «Lei fa terrorismo»
Il dottor Alberto Zangrillo, 51 anni, specialista del San Raffaele, da anni segue dal punto di vista medico il premier Silvio Berlusconi |
MILANO — Lui, don Giorgio De Capitani, il prete ribelle di Rovagnate, in provincia di Lecco, dice che le parole forse sono state eccessive. Non le sue, quelle delle omelie nella chiesa di Sant’Ambrogio in Monte o delle video-prediche finite su Youtube. Quelle semmai sono «opinioni libere d’un prete di montagna ». A lasciarlo «perplesso», sono stati gli attacchi del dottor Alberto Zangrillo, il medico di fiducia del premier Silvio Berlusconi, che domenica scorsa hanno interrotto la messa grande del paese: «Si vergogni, lei sta facendo terrorismo».
«Uno sfogo», dice ora il medico del San Raffaele di Milano. Zangrillo, nella chiesa del piccolo paese del Lecchese, era arrivato di buon’ora, e con l’intento preciso di parlare con il prete che dal web aveva attaccato Berlusconi e la Lega Nord («Mi è antipatica. Ci vorrebbero un milione di saponette per pulire il c... di quelli della Lega»).
«Poi, insomma, poi le cose sono andate come sono andate», dice ora il medico. Don Giorgio, 71 anni, racconta così la mattinata: «Stavo distribuendo la comunione. A un certo punto, un uomo s’è fatto avanti. Ha puntato il dito e mi ha detto che faccio del terrorismo». Che il «disturbatore» fosse il medico del premier, don Giorgio lo ha capito solo due giorni dopo: «Ho visto la sua foto su un giornale, i ladri avevano tentato di svaligiargli la casa. Credetemi, non capisco proprio per quale motivo uno così importante si sia scomodato».
Il motivo lo spiega lo stesso Zangrillo, che è consigliere comunale in un paesino vicino (Missaglia) e — ci tiene a chiarirlo — non fa parte della parrocchia di Sant’Ambrogio: «Semplice, il prete fa politica. Da cattolico mi sono sentito in dovere d’intervenire». Quanto ha pesato la sua amicizia con Berlusconi? «Zero. Con Silvio non parliamo di queste cose. È stata una mia iniziativa, sia chiaro». Il viceministro alle Infrastrutture, il leghista Roberto Castelli, ieri ha chiesto l’intervento dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi chiedendo «un segnale ufficiale» contro il sacerdote. Al cardinale, peraltro, Castelli già s’era rivolto a marzo: «Ho scritto una lettera per segnalare questi comportamenti, nessuno ha risposto».
Il vicario delle diocesi di Lecco Bruno Molinari, ha invece spiegato che don De Capitani esprime «posizioni autonome: «Io non le approvo. Non parla a nome della Chiesa. Prenderemo i provvedimenti necessari». Quanto al prete anti-lùmbard, quella di domenica non è una questione chiusa: «Zangrillo ha detto che tornerà la prossima settimana? Vedremo. Starò calmo, ma dovrà essere il cardinale Tettamanzi a chiedermelo
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