"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

sabato 12 settembre 2009

Attacco alla Cultura

La polemica - Il ministro attacca anche teatri lirici, orchestrali e cantanti

Brunetta: «registi parassiti»
E il cinema si ribella

Maselli: «Repressione». Montaldo: «Non sa cos’è la cultura»

Il ministro Brunetta (Ap)
Il ministro Brunetta (Ap)

MILANO — Cinema nel miri­no: senza giri di parole, il mini­stro della Pubblica amministra­zione e dell’Innovazione Renato Brunetta ieri — nel suo inter­vento alla scuola di formazione del Pdl a Gubbio — si è sentito di «consigliare» il collega San­dro Bondi, responsabile dei Be­ni culturali, presente in sala. Premessa: «Esiste in Italia un culturame parassitario vissuto di risorse pubbliche che sputa sentenze contro il proprio Pae­se ed è quello che si vede in que­sti giorni alla Mostra del Cine­ma di Venezia».

Il consiglio: «Bene fai Sandro a chiudere quel rubinetto del Fus». Il ministro ha proseguito parlando di «registi che hanno ricevuto 30/40 milioni di euro di finanziamenti incassando in tutta la loro vita 3-4 mila euro. Questi stessi autori nobili, con l'aria sofferente, ti spiegano che questa Italia fa schifo...Solo che loro non hanno mai lavorato per avere un'Italia migliore». Applausi a scena aperta dalla platea «amica».

Che hanno portato ad un’al­tra stoccata, contro «i parassiti dei teatri lirici: i finti cantanti, scenografi che non si sono mai confrontati con il mercato, tan­to Pantalone pagava. A lavora­re...». E infine: «Questo è un pezzo di Italia molto rappresen­tata, molto 'placida' e questa Italia è leggermente schifosa». Dove la scelta dell’aggettivo pa­re tutt'altro che casuale dopo che Michele Placido, a Venezia con il suo film sul ’68, Il grande sogno, si è reso protagonista di una polemica che dalla casa di produzione Medusa si era este­sa a Berlusconi.

Dalla stessa sede, poco pri­ma, anche il ministro dell’Istru­zione Mariastella Gelmini aveva commentato: «Sono rimasta sorpresa nel sentire dagli attori della Mostra degli elogi sul ’68. Quella cultura dell’ugualitari­smo e del sei politico ha dan­neggiato una generazione. For­se Placido non le ha vissute e non le conosce».

Ma, come prevedibile, le rea­zioni sono state tutte per Bru­netta. Citto Maselli, al Lido con Ombre rosse, ha replicato: «Non è un caso che Brunetta usi la parola 'culturame' che è stata la bandiera di Mario Scel­ba negli anni delle peggiori re­pressioni nei confronti del­le culture e della vita de­mocratica del nostro Pa­ese. Il tono, l'arroganza e il semplicismo di Bru­netta parlano da soli».

Sempre da Venezia, Giuliano Montaldo, ex presidente di Rai Cine­ma, ha tuonato: «Ma di che stiamo parlan­do. Non è passata pro­prio al lido una 'nuo­va' attrice che si chia­ma Noemi? Non san­no cosa significhi la parola cultura».

Molte anche le reazioni politi­che. Emilia De Biasi, deputata del Pd della commissione Cultu­ra di Montecitorio: «Brunetta si commenta da solo. Sconcerta la volgarità e la gratuità delle sue affermazioni contro il mondo della cultura». L’ex ministro dei Beni Culturali Giovanna Melan­dri ha parlato di «furia iconocla­sta e distruttiva con cui Brunet­ta, Bondi e company stanno mortificando il mondo della cul­tura italiana». Giuseppe Giuliet­ti di Art.21 ha ribattuto: «Bondi non ha bisogno dei suggerimen­ti di Brunetta, ci ha pensato già lui». Ha condiviso «lo spirito» delle parole del ministro Ga­briella Carlucci (Pdl), secondo cui «i soldi pubblici devono es­sere concessi a chi li merita».

Curioso che, solo qualche ora prima rispetto all’uscita di Brunetta, uno dei volti simbolo della protesta contro i tagli al Fus, Sergio Castellitto, fosse tor­nato sulla questione. Era anche lui alla Mostra per il film di Vin­cenzo Terraciano Tris di donne & abiti nuziali, peraltro realizza­to con il contributo del Mibac, ed aveva dichiarato: «Dall’Excel­sior di Roma a quello di Vene­zia, voglio ricordare che il pro­blema dei tagli al Fus c’è ancora anche se, all’italiana, d’estate fi­nisce un po’ tutto sotto l’ombrel­lone ». Lo deve aver pensato an­che Brunetta.

Chiara Maffioletti
12 settembre 2009
Corriere della Sera

4 commenti:

  1. Eccolo qua, il raccoglitore di lumache, che attacca il cinema ed il teatro, ci siamo, me l'aspettavo da parte questo governo balordo, ... resta ancora qualche altra categoria da denigrare ?
    Mariastella Gelmini farebbe meglio a tacere visto che Placido è nato nel '46 e lei nel '73, ed ha goduto dei diritti che i ragazzi del '68, come Michele Placido, le hanno fatto trovare belli sfornati a costo della vita di molti e che lei ed i suoi compagni di merende stanno togliendo alle nuove generazioni.

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  2. Questi qui se ne fottono della cultura.
    Non sanno nemmeno cosa è.
    E poi hanno capito di aver ammaliato il popolo con la loro "cultura spazzatura" della tv che orientano paurosamente.
    Il popolo è già per la maggior parte ignorante, loro adesso danno il colpo di grazia.
    Bondi è un uomo di cultura?
    Brunetta è un uomo di cultura?
    Non parliamo poi della gelmini....
    Ma non scherziamo, loro fanno solo quello che sono... degli atavici mangioni che pensano a come compiacere il re che li ha attaccati alla poltrona.
    Il popolo ignorante li applaude perchè pensa che risparmiando i soldi sulla cultura che ritengono inutile, la loro vita migliorerà.
    Quanto si sbagliano.
    Ma da un certo lato se lo meritano questo governo di ignoranti, lecchini e incompetenti.
    Forse esagero ma se rimangono in mutande non mi dispiacerebbe.

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  3. Miryam, neanche a me dispiace vederli già in mutande molti di loro, almeno qua ne vedo parecchi che hanno perso posti di lavoro e che avevano votato PDL...
    Il guaio sai qual'è? che andato avanti di questo passo ci finiremo anche noi per colpa di questi disgraziati! :((

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  4. Questi personaggi fanno parte di quella Kultura fatta di calcio e discussioni da osteria.
    Sanno solo ridere delle miserie degli altri, vedono il cinema ed il teatro come una cosa per persone deboli, ritenendo che il loro modello di vita sia il migliore.
    Modello di vita che tratta le donne come oggetti, che una trasmissione televisiva non è interessante se non si vedono gambe di donna, che lo scambio dialettico si fa solo con la rissa da stadio.
    Mi devono spiegare perchè ci sono i soldi per i nuovi stadi e non per i teatri.
    Faccio notare che siamo fra i paesi al mondo con il rapporto più basso fra teatri e popolazione.
    In Svezia ogni paese ha il suo teatro, ripeto, ogni paese!
    Infatti è dal quel paese che è arrivato il film Videocracy e quando vanno a vederlo al cinema ridono a crepapelle su di noi!

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