"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

lunedì 7 settembre 2009

Nuovo Movimento

Marco Rizzo: «Vengo da un partitino, ora voglio un progetto più ampio»

22 luglio 2009
Marco Rizzo

Marco Rizzo

“Comunisti, Sinistra popolare” si chiama così il nuovo movimento di Marco Rizzo, la testa “pelata” dei Comunisti italiani. Espulso dal partito (secondo lui per un contrasto con Diliberto, secondo il segretario perché ha fatto campagna elettorale per l’Idv) non ha appeso il megafono al chiodo e non si è ritirato a vita privata. Neanche un mese dopo, ecco spuntare il suo movimento, l’ennesimo della sinistra “alternativa”, anche se lui ci tiene a precisare che il suo non è un partito, né un movimento ma piuttosto un “progetto di ampio respiro”.

Allora Rizzo, come mai questa decisione di fare un altro movimento di sinistra? Cosa avete voi di diverso dagli altri?
«Con il nostro progetto partiamo da una critica degli errori della sinistra di questi anni che è stata schiacciata dal “governismo”. Spesso il ceto politico della sinistra è entrato dentro l’idea del privilegio della casta degli eletti. Da una parte i governi di centrosinistra sono stati inefficaci, pensiamo alle votazioni con il governo Prodi sull’Afghanistan, pensiamo al protocollo sul welfare, sulle pensioni, all’accettazione della truffa sul Tfr, tutte cose che sono andate ad intaccare la fiducia della nostra gente…. Dall’altra parte la sinistra ha adoperato una modalità da ceto privilegiato della politica che non ci ha distinto dagli altri, che ha finito per cancellare la fiducia nei confronti sia dei comunisti sia della cosiddetta sinistra radicale. Quindi ora bisogna cominciare da zero. Il nostro slogan è: “Ritornare tra la gente, ripartire dalle lotte”. La nostra è una critica non solo a Berlusconi, ma al berlusconismo che ha pervaso le modalità di attuazione della politica del centrosinistra».
Come mai dice che è un progetto e non un partito?
«Vogliamo dire che il nostro obiettivo non è quello di arrivare alle prime elezioni per cercare di piazzare a qualcuno la seggiola sotto il sedere. Infatti, per questo motivo abbiamo scelto un simbolo che racchiude il nome “Comunisti, sinistra popolare” con la falce e martello, ma è quadrato. Tutti i simboli dei movimenti e dei partiti hanno il simbolo rotondo, perché il ministero degli Interni prevede un cerchio di tre centimetri per la presentazione alle elezioni. Noi l’abbiamo fatto quadrato. Vogliamo dire anche visivamente che il nostro obiettivo non sono le seggiole. Crediamo che quello che rimane della cosiddetta sinistra alternativa punti a perpretare gli errori con formule organizzative, che non possono riconquistare la fiducia della gente. Tutti questi partitini hanno degli apparati, della gente che fa politica per mestiere, perciò non riescono a imparare dagli errori. Continuando così si arriva all’estinzione».
Ma lei non viene da un “partitino”?
«Sì, proprio perché conosco queste dinamiche è che ora dico: “basta”. Le elezioni devono essere la verifica di un lavoro svolto, non un obiettivo principale. Se fai il deputato, il consigliere, ecc., devi mantenere il salario che avevi prima e il resto deve servire per il progetto a cui credi. Altrimenti la gente si ammazza per andare a fare il deputato. Anche nei piccoli centri, nelle piccole sezioni, si ammazzano per fare il consigliere in municipio o l’assessore comunale. In questi anni abbiamo visto le sezioni ridursi, ma riempirsi solo quando c’è da scegliere il candidato».
Come mai è stato espulso dai Comunisti italiani, dal suo punto di vista?
«Ho fatto notare in forma riservata al segretario Diliberto che alcune sue frequentazioni pubbliche con personaggi ex della P2 erano inopportune. E ho chiesto un chiarimento dopo le elezioni. Per la causa comune non mi sono sentito di fare la polemica durante le elezioni, già era difficile superare la soglia di sbarramento. Una polemica del genere avrebbe ucciso definitivamente una campagna elettorale in salita. Per tutta risposta dopo le elezioni, invece di avere un chiarimento, ho avuto una pratica di espulsione. Quando ho capito che la pratica di espulsione era basata su prove false… Mi si diceva che avrei fatto la campagna elettorale per tre partiti diversi, dimenticando che io stesso ero candidato per i Comunisti italiani per una Provincia e un Comune, con il mio nome stampato sulla scheda. Mi sembra un po’ difficile che uno che è candidato faccia la campagna per altri, sarebbe come darsi delle martellate sui piedi. E’ stata una vicenda costruita ad arte. Quando ho capito che invece di darmi una risposta c’era una pratica di espulsione, ho preso la cornetta e ho chiamato il Corriere della Sera per raccontare la cosa».
Cosa pensa di Diliberto adesso?
«Penso che bisogna finirla con i comunisti abusivi, cioè con le persone che usano quel termine e negli anni hanno anche consumato quell’immagine con politiche sbagliate e spesso ad uso personale».
Tutto qui?
«Credo che non entri certo nella storia, al massimo nella cronaca».
Ma secondo lei i comunisti esistono ancora?
«Questa parola è stata messa a dura prova negli ultimi venti anni. Laddove si sono cimentati con l’esperienza di governo, da una parte non hanno ottenuto nulla per gli strati sociali di riferimento. Spesso hanno votato per le pensioni, a favore del cambiamento del progetto del welfare. Hanno votato per la guerra in Afghanistan. Non hanno ottenuto nessuna delle cose che chiedeva la nostra gente. E per coprire l’inattività dell’azione di governo, hanno avuto bisogno di fare della propoganda. Spesso si facevano delle manifestazioni contro il governo a cui si partecipava. Fino a poco tempo fa 142 deputati e senatori della sinistra radicale erano in Parlamento, assieme a quattro ministri e una ventina di sottosegretari. Oggi non c’è più nulla».
Che cos’è il comunismo oggi?
«E’ la difesa concreta giorno dopo giorno delle malefatte che vengono fatte contro la maggioranza del nostro popolo, ma questo potrebbe essere anche un’azione socialdemocratica. I comunisti dovrebbero avere in più un orizzonte strategico di cambiamento della società, che però adesso viene solo sbandierato. Ricordo ad esempio che Diliberto, mentre votava per la riforma delle pensioni, chiedeva che la salma di Lenin venisse in Italia. Questo è il modo peggiore di difendere il comunismo, perché da una parte ci si rende ridicoli e dall’altra parte non si difendono le ragioni della solidarietà e della giustizia sociale, che sono proprie del comunismo».
Quante sono le persone che ha portato con sé dal Pdci?
«Ho cercato di non compiere l’ennesimo errore delle cosiddette scissioni. Il nostro è un progetto in atto e ogni giorno aumentano le adesioni. Quando viene capìta la natura del progetto la gente aderisce. Non c’è nessuna fretta. Finora una cinquantina di sezioni sparse in tutta Italia hanno aderito al progetto: Genova (l’intera federazione), Mantova (l’intera federazione), Venezia, Palermo, Cagliari, il comitato regionale del Molise con il consigliere regionale che è passato con noi. Sono stato in Toscana, abbiamo fatto un’iniziativa a Pontedera, con il consigliere regionale. Prossimamente sarò in Puglia… Stiamo lavorando con migliaia di persone. Le ripeto: non ho fretta. Tutti questi signori che pensano di usare la politica per la collocazione, da settembre saranno ai blocchi di partenza per eleggere i consiglieri regionali, per partecipare agli assessorati. Io credo che con questa linea non otterranno nulla, di nuovo. La nostra linea invece è un progetto di medio e lungo periodo».

Eloisa Covell
Idea geniale, un nuovo Movimento se ne sentiva veramente la necessità. La Sinistra non è abbastanza divisa.
SB, se va avanti così governerà ancora un pezzo purtroppo.

1 commento:

  1. Vanda, sono scaltri, Berlusconi ormai lo stanno facendo fuori, se non approfittano adesso che il popolo è ancora sull'onda della "deficienza acquisita" non ci riusciranno mai più...devono trovarsi in prima linea per non restarne fuori!

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