"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

sabato 12 settembre 2009

Sondaggi


Il Cavaliere e il sondaggio su Fini
«Non andrebbe oltre il 4%»

Il capo del governo studia le contromosse

Berlusconi sa che non è finita e non finirà, che i media insisteranno sui festini e le donnine, che le vicende giudiziarie torneranno a lambirlo, che «i miei nemici» — come definisce l’indistinta coalizione di interessi a lui ostile — cercheranno di tenerlo sotto pressione.

Ma la variabile oggi è Fini. Perché se da una parte il Cava­liere è certo che il presidente della Camera continuerà a di­stinguersi - tenendo in fibrilla­zione governo, partito e mag­gioranza - dall’altra non riesce ancora a capire quale sia il vero obiettivo del «cofondatore» del Pdl. Era scontato che il premier lo accusasse di «tradimento», «ingratitudine» e «slealtà» do­po il suo discorso di Gubbio. Così com’era chiaro che l’ex lea­der di An avrebbe pubblicamen­te detto ciò che da tempo spie­gava nei colloqui riservati: e cioè che «Berlusconi per difen­dersi si è consegnato nelle ma­ni di Bossi», che «il Pdl è ridot­to a una sorta di Forza Italia al­largata », che «se spegnessero la luce nella stanza del governo e lì dentro ci fosse Tremonti non si sa cosa gli accadrebbe».

È vero che il tema sollevato da Fini sulla vita interna del nuovo partito è assai sentito, persino il capogruppo Cicchitto - subito dopo il congresso - so­steneva che «d’ora in poi la de­mocrazia telefonica usata da Berlusconi in Forza Italia non potrà più bastare». Ma a Gub­bio Fini si è spinto oltre, criti­cando la politica dell’esecutivo e - secondo il premier - «ali­mentando speculazioni» sul de­licato tema delle inchieste di mafia. I tentativi di rattoppo non hanno nascosto lo sbrego, semmai l’hanno reso più evi­dente. In più Bossi è tornato ad attaccare in modo veemente il presidente della Camera, con il quale - dopo il varo del decreto sicurezza - aveva tentato di stringere un accordo, se è vero che era andato a trovarlo di per­sona a Montecitorio: «Gianfran­co, tienimi fuori dalle tue be­ghe con Silvio. Io non c’entro nulla e non voglio finirci in mezzo». Non è andata così.

E comunque resta senza ri­sposta l’interrogativo del Cava­liere: dove vuole arrivare Fini? Finora sono state valutate due ipotesi. La prima è quella che il premier definisce «la sindrome da Elefantino», riferimento alla lista presentata da Fini alle Eu­ropee del ’99, e con la quale l’al­lora capo di An provò a conqui­stare la leadership del cen­tro- destra. Quell’operazione fal­lì. E fallirebbe anche stavolta, a detta di Berlusconi, che ha com­missionato subito un sondag­gio per rilevare l’appeal elettora­le dell’alleato: «Se si presentas­se con una sua lista e con le sue idee, non andrebbe oltre il 4%». Ma prospettive di terzo polo non ce ne sono, anche Monteze­molo ha voluto mettere a tace­re i boatos. Inoltre Fini non in­tende «ballare da solo», sebbe­ne si senta solo nel Pdl. Tanto che la mattina dell’attacco di Feltri sul Giornale notò che nemmeno Gianni Letta l’aveva chiamato per solidarizzare.

C’è allora l’altra ipotesi: quel­la cioè che Fini immagini un precipitare degli eventi per fat­tori al momento non noti. La sentenza della Consulta sul «lo­do Alfano» è vissuta nel Palaz­zo come una sorta di sentenza sulla legislatura. Però non ba­sta a spiegare tutto. Eppoi «io non me ne andrò mai, mai», ri­pete il Cavaliere, conscio che la sua immagine internazionale è irrimediabilmente rovinata, ma forte del consenso nel Paese. Anche i dirigenti del Pd l’hanno constatato nel primo rilevamen­to riservato che hanno ricevuto da Ipsos dopo la pausa estiva. Nonostante le polemiche e gli scandali, da luglio a settembre Berlusconi ha perso solo un punto nell’indice di fiducia (50,7%), restando davanti a tut­ti gli altri leader, anche loro tut­ti in calo. Di più: il Pdl, in trend positivo da luglio, è arrivato al 38,2%. E la forbice nelle inten­zioni di voto per coalizioni è au­mentato di un punto e mezzo, con il centrodestra oggi al 49,4% e il centrosinistra al 37,9%.

«E allora: cosa devo chiarire con Fini?», s’infuria il Cavalie­re. Forse il premier dovrebbe valutare una terza ipotesi, esa­minata da alcuni dirigenti del Pdl. È un altro scenario, non quello del «Fini contro Berlu­sconi », ma quello del «Fini do­po Berlusconi», magari logora­to dagli attacchi. Ecco la sfida. Ecco la scommessa

Francesco Verderami
12 settembre 2009 Corriere della Sera

Lui vive di sondaggi a me comunque nessuno mi ha mai interpellato in tutti questi anni quindi????????? a voi hanno mai fatto domande?

4 commenti:

  1. Idem Vanda. Mai stata interpellata.
    Sono sempre stata convinta che anche i suoi sondaggi sono falsati.
    Ricordo una volta, non so in quale trasmissione, furono intervistate delle persone che avevano risposto a sondaggi commissionati da FI, ebbene quella gente dichiarò che già le domande erano confezionate in modo strano e se si rispondeva a sfavore i telefonisti ripetevano le domande facendo finta di non aver capito bene.
    I sondaggi sono come la pubblicità e l'informazione orientata, catturano la mente "dell'attore inerme" e lo portano a scegliere per il "cavallo che i sondaggi dicono vincente".
    Poi, sicuramente le aziende che si occupano di statistica, lautamente retribuite, aggiustano il tiro.
    Un'altra arma nelle sue mani.

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  2. E' vero, funzionano proprio così i sondaggi, bisogna portare l'intervistato a dire ciò che richiede chi ha commissionato la statistica.
    Ora, guardando al comportamento di Fini vedo chiare molte cose che prima mi sfuggivano.
    Fini proviene dalla scuola di Giorgio Almirante, qualunque cosa si possa dire ha avuto un insegnamento in comportamento politico da professionista.
    Doveva ottenere una carica superiore a quella di Berlusconi, solo così poteva attaccarlo, spesso era in imbarazzo davanti alle gaffe internazionali del Presidente del Cosniglio...Assemblare AN al PDL è stata una mossa tattica. Fini sa inoltre che alle ultime amministrative il 40% degli italiani non è andato a votare, cosa grave, specialmente per le regioni del Sud, dove sono sempre corsi in massa alle urne per favorire l'amico, il parente candidato. Quindi sa che alle politiche gli assenteisti saranno di più e che Berlusconi ha perso. Bossi si è tirato qualche voto dei delusi del PDL, alle prossime elezioni li perderà perchè ha deluso più di Berlusconi.
    Fini sferra i colpi giusti perchè sa che ha già vinto, astuto come il suo maestro.

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  3. Fini ora si comporta così perchè ha avuto il beneplacito dalla chiesa.
    Inoltre è tipico della politica fascista, fare in modo che le cose vadano male per apparire come i salvatori della patria.
    Ricordiamoci...........sempre fascista è.
    Peccato che non l'abbiano capito chi l'ha applaudito fra gli elettori di sinistra, vedi Genova.

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  4. Certo Lorenzo,
    infatti ho sottolineato che viene fuori dalla scuola di Giogio Almirante, sai come se la cavò il bravo Giorgio quando Mussolini precipitò?
    Allo stesso modo del suo allievo...anzi, Ti dirò che l'allievo ha superato il maestro.
    La Chiesa mi è sfuggita nel commento precedente, ma la prassi è quella del vecchio fascismo.

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