"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

martedì 24 novembre 2009

Fantasia




Rotondi contro la pausa pranzo: fa male
al lavoro, alla produzione e alla famiglia

«La buvette? La chiuderei. In Parlamento si lavora tantissimo»
Pdci: ma Rotondi ha mai lavorato? Bonanni: dia lui l'esempio



ROMA (23 novembre) - «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia»: lo ha detto oggi Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma di governo, intervistato da Klaus Davi su YouTube. Per Rotondi, la pausa dedicata al pranzo coincide proprio con le «ore più produttive. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi. In Germania, ad esempio, per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania».

Pagliarini (Pdci): ma Rotondi ha mai lavorato? «Ma Rotondi ha mai lavorato? - attacca Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Pdci - A furia di frequentare gli amici degli imprenditori anche Rotondi adesso ragiona come loro. Il Pdl ha così poca considerazione dei lavoratori che tutto ciò che è un loro diritto diventa un fastidio. Rotondi capisca che chi blocca l'Italia è il suo governo e non la pausa pranzo dei lavoratori».

Bonanni (Cisl): Rotondi dia il buon esempio. «La pausa pranzo dove, nei cantieri edili? Nei campi? I lavoratori quando pranzano, lo fanno in maniera molto frugale, quasi sempre un panino o qualcosa del genere - dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - Se Rotondi vuole dare il buon esempio, lo dico con simpatia, non vada più alla buvette e i lavoratori italiani ne seguiranno l'esempio. Il paragone con gli altri Paesi è fuorviante, qui in Italia non ci sono le mense. Non ci sono a scuola, non ci sono nel pubblico impiego. E dove ci sono hanno un massimo di 800 calorie, quindi decisamente leggere. Infine, io negli Stati Uniti ci sono stato più volte e ho sempre visto i lavoratori usufruire della pausa pranzo».

Angeletti (Uil): Rotondi vada in fabbrica, la pausa è necessaria. «Se il ministro Rotondi avesse lavorato in ufficio o in fabbrica saprebbe che la pausa pranzo è ineliminabile dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - La gente non può lavorare per otto ore senza interruzioni, la pausa pranzo si fa dappertutto. Non se ne può fare a meno. In Italia ci sono 17 milioni di lavoratori dipendenti che non si auto-organizzano il lavoro: se a nessuno, imprese e lavoratori, non è venuto in mente di abolirla, una ragione ci sarà. Se Rotondi avesse lavorato in fabbrica o in ufficio non avrebbe avuto questa idea».

Rotondi: non ho proposto l'abolizione della pausa pranzo. «Non ho fatto nessuna proposta di abolire la pausa pranzo - replica Rotondi - Ho solo detto a un giornalista che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei Deputati, perchè quella è l'ora in cui si lavora meglio. Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile».

«Caro Bonanni, io non vado alla buvette». «Non vado alla Buvette, non pranzo da anni, ma non mi sogno di entrare in conflitto coi legittimi diritti dei lavoratori. Certo, se fosse possibile rinunziare alla pausa pranzo e uscire un'ora prima se ne avvantaggerebbero la produttività e la famiglia del lavoratore».

«L'ideale sarebbe che un lavoratore potesse scegliere se fare o no la pausa pranzo» ha detto Rotondi nel pomeriggio, sottolineando, dopo le critiche ricevute: «Conosco lo Statuto dei lavoratori e mi guardo bene dal proporre una cosa che non è nei miei poteri di proporre. In generale, comunque, sarebbe più comodo per molti lavoratori saltare la pausa pranzo e uscire un'ora prima. Ma credo sia una cosa non realizzabile perché ci sarebbero difficoltà di controllo. Trovo molto sciocca questa polemica, che dall'opposizione si vuol montare su quello che è al massimo un consiglio dietetico».

«La buvette? Meglio chiuderla, fa ingrassare e costa troppo». Rotondi propone anche di chiudere la buvette perché «costa troppo e fa ingrassare i parlamentari. Sarebbe interessante capire perché gravi in modo così pesante sul bilancio della Camera. Si parla di 5 milioni di euro. Demagogia a parte, penso che non sia economico e che se ne potrebbe fare a meno. I parlamentari mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano. Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica, visto che ne guadagnerebbero in salute. Lo consiglio a tutti».

«In Parlamento non si lavora poco, si lavora tantissimo». «Non è vero che i parlamentari non lavorino - dice Rotondi - Anzi, lavorano tantissimo. Svolgono un'attività un po' particolare che non comprende solo il voto in Aula, ma tanti altri compiti come relazioni politiche e rapporti col territorio. Si tratta di un mestiere disordinato e impegnativo, che qualche volta comporta anche frustrazione, perché non si riesce sempre a fare tutto quello che ci si propone. I tempi della politica sono lunghi. Quando si arriva in Aula, si pensa di cambiare l'Italia, ma, dopo tre mesi di votazioni e di insulti ricevuti dagli elettori, si comincia un po' a disaffezionarsi. I parlamentari non sono dei privilegiati: questo è un luogo comune che ha fatto molto male alla politica e alle istituzioni».
Messaggero

Non si parla mai di lui, quindi voleva un pò di visibilità mediatica

2 commenti:

  1. Forse nessuno gli ha mai detto che la pausa pranzo in parecchi posti di lavoro dura mezz'ora.
    In molti posti di lavoro non esistono mense, si mangia al bar o giusto un panino portato da casa, visti i prezzi fuori. Quindi quello che dice questo " ministro" già si fa, ma per miseria o mancanza di tempo.
    Ma ha mai fatto un giro dove si lavora??
    Ricordo che la gente come lui non la chiama pausa pranzo, ma pranzo di lavoro e non ho mai visto che qualcuno ne rinunci, anzi durano molto di più di una mezz'ora!
    Si vergogni!

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  2. Se i pochi lavoratori rimasti in Italia imparassero a non mangiare alla fine potrebbero fare a meno anche della noiosa necessità del denaro, detto vergognosamente guadagno, ma che in effetti è un abuso di sottrazione agli utili dei politici e CO.
    "A da venì peppone!"

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