"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

sabato 28 novembre 2009

Piazza Fontana

Piazza Fontana dalla storia ai fumetti
"E' il nostro appello all'impegno civile"

Il 12 dicembre 1969 comincia una stagione di stragi e di una verità mai giuridicamente accertata. Per introdurre quest’epoca, poi definita "strategia della tensione", Francesco Barilli e Matteo Fenoglio hanno scelto una comunicazione insolita: quella del fumetto. In un volume edito da Becco Giallo
di Roberto Mutti

La copertina del libro

La copertina del libro

Un taxi Seicento Multipla verde e nero, come allora usava, carica in piazza Beccaria un passeggero che si fa accompagnare a soli 135 metri di distanza, chiede di attendere, scende, fa ben 235 metri a piedi per raggiungere e tornare da piazza Fontana risalendo senza la borsa che si era portato appresso. Comincia così, alle 16 del 12 dicembre 1969, una stagione di stragi dove la verità, mai giuridicamente accertata, è comunque chiara a tutti nonostante depistaggi e grottesche contraddizioni. Per introdurre quest’epoca poi definita “strategia della tensione” Francesco Barilli e Matteo Fenoglio hanno scelto una comunicazione insolita, quella del fumetto che, come spiega Aldo Giannuli nell’introduzione, “è un modo originale di raccontare la storia e insieme un appello all’i mpegno civile”.

SFOGLIA I fumetti su Piazza Fontana

Il segno di Matteo Fenoglio, nato otto anni dopo quel fatidico 1969, è semplice, chiaro, pulito e ben si sposa con la sceneggiatura che Francesco Barilli ha invece reso complessa e articolata per sfuggire alla logica del racconto troppo lineare che non avrebbe potuto dar conto delle infinite ramificazioni della vicenda. Il volume Piazza Fontana è un progetto giustamente ambizioso perché quarant’anni dopo quel pomeriggio di nebbia e morte forse anche una parte di memoria collettiva è stata uccisa e tenere viva la memoria e raccontare come andarono le cose a chi allora non c’era è importante. Suddiviso in sette capitoli, il libro ha una solida struttura che utilizza il flashback (il racconto del bancario Fortunato Zinni scampato alla strage), le interviste che lo stesso Barilli ha fatto ai figli di due delle diciassette vittime, la ricostruzione di fantasia eppure attendibile delle riunioni che vedevano protagonisti stragisti fascisti e uomini dei servizi segreti, i veri colpevoli.

LO SPECIALE La stagione che cambiò l'Italia

Se talvolta il percorso narrativo si concede giustamente delle digressioni — belli gli scorci della Milano di oggi per accompagnare i versi di Pier Paolo Pasolini con cui si apre e chiude il libro — in altri casi sa essere filologico. Alcune ricostruzioni riprendono materiali documentari come quelli della trasmissione televisiva La notte della repubblica di Sergio Zavoli, altre citano fotografie: l’interno della banca sventrato dalla bomba

colto da Massimo Perrucci, i funerali delle vittime ripresi da Ugo Mulas, il famoso riconoscimento “all’americana” allestito accostando a un arruffato Pietro Valpreda quattro poliziotti in giacca e cravatta per indurre il tassista Cornelio Rolandi a indicarlo come il clienteassassino.

Il volume si completa con un’ampia e indispensabile sezione con documenti, cronologia ragionata, indicazioni per approfondimenti, ma sono le tavole su Pino Pinelli quelle che rimangono in mente dopo aver chiuso il libro: la facciata della Questura con la finestra da cui l’anarchico volò sul selciato del cortile interno e il primo piano della vedova Licia che afferma “Uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto…uno Stato che non esiste”.

(26 novembre 2009)
La Repubblica

Qualsiasi cosa è utile per non dimenticare

4 commenti:

  1. Per fortuna qualcuno ricorda ancora questa pagina di storia, spesso rimossa o distorta da certe rappresentazioni.
    Anche tu come me, evidentemente, hai il vizio incorreggibile della memoria.

    RispondiElimina
  2. Grazie Vanda!
    Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro!

    Oggi si ci perde dietro mille rivoli... la nostra Italia è paralizzata dietro a governanti senza memoria e senza futuro ... sono solo interessati a loro stessi.

    Il loro egoismo mi fa ribrezzo!

    Ciao cara!

    RispondiElimina
  3. Io mi chiedo sempre quando gli italiani prenderemo una decisa posizione affinchè non sentiamo più parlare di stragi e morti ammazzati dal potere, quando prentenderemo una Repubblica dove un mandato politico duri solo per una legislatura e poi : tutti a casa senza titoli e denaro, a riprendere la vita di un cittadino comune.
    Questo potere assoluto che abbiamo elargito ai soliti noti, fin dalla prima Repubblica, ci costringerà ad avere per sempre un calendario di tragiche ricorrenze, che fra un pò si sovrapporranno, due per ogni giorno datato.
    Non va, non va più, dobbiamo dire basta a questi presidenti, senatori ed onorevoli a vita, è sbagliato, non è democratico e ancora meno repubblicano.

    RispondiElimina