"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

lunedì 11 gennaio 2010

LA CORTE DEI MIRACOLI

di Francesca G.


Pagliacci e lacchè dagli animi neri,

gnomi e folletti son angeli oscuri

arde ogni cosa sul loro cammino

e segnano a sangue il loro dominio,

fra sesso e puttane nei letti sontuosi

e vicoli bui nascondon viziosi.


Carrozze sfreccianti, sfarzosi colori

dai bianchi cavalli dentro i motori.

S'alza lo storpio e lancia anatemi

minaccia di morte chi non lo teme,

urla il maligno con fare sicuro

d'essere il giusto nel mondo futuro,

a Dio volge il dito lo irride dicendo

"non sei più Padrone bensì subalterno".


La corte s'unisce ad ogni scompiglio

è lesta la legge a placare il cipiglio,

Il ponte si erge a suon di centoni

rubati ai binari dei gran boccaloni,

La coca che scorre, spumante a cascate

neanche il Niagara ha tanta portata.


Le urla di osanna al nuovo venuto

un trono sì alto non s' era veduto.

Gioite, ballate e ridete

pur morti di fame godere dovete,

l'Altare non serve per vane preghiere

il re dei pagliacci ha are e fioriere,

vota babbeo per vile compenso

rinnova alla corte il dovuto consenso.


(Francy274)


Questi versi possono essere considerati di chiara matrice socio politica.
Francesca,l’autrice, ha voluto esprimere in versi il proprio dissenso verso una classe dirigente,quella attuale,che sembra interessata solo alla propria sopravvivenza. Oggi, purtroppo come ella ben recita nei suoi versi, i nostri governanti ed alcuni politici , a dire il vero, molti .. vogliono apparire come degli angeli(salvatori della Patria) ma in effetti sono pieni di ombre e, ad un occhio attento verso la società, come quello di Francesca, non è sfuggito il “grande imbroglio” o “papocchio” che maggioranza e il partito maggiore dell’opposizione si apprestano a completare.

Con la scusa delle "riforme condivise" esponenti del PD hanno presentato un ddl per ripristinare l’autorizzazione a procedere per le indagini sui parlamentari, abrogata nel ‘93, con la felicità del "solito" che così potrà sottrarsi alla giustizia. In un modo o nell'altro, quello è il suo obiettivo.

A noi rimane l'amarezza, sottilmente palese nella poesia, di sentirci traditi da coloro cui avevamo accordato la nostra fiducia. Da chi dovrebbe battersi per la giustizia e la legalità e per una legge uguale per tutti, come recita uno dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
Scritta in chiave "settecentesca" come a voler sottolineare che i capi bastone di oggi, si sentono proprio come dei "re" con la corte al seguito sempre pronta a soddisfare ogni capriccio di sua maestà perchè sanno che questi non li deluderà a livello personale, e continuerà a garantirgli poltrone e privilegi.
In questo testo, ergo, si evince, attraverso una sottile vena sarcastica, come chi detiene il potere prende il popolo per i “fondelli” e si coglie una vera e propria denuncia dello squallore che ne consegue.
Una poesia su cui meditare e riflettere.
Un testo che va dritto all’intelletto di chi non si fa irretire e non abbocca allo scempio che si sta facendo nelle istituzioni. Con la scusa delle “riforme” condivise ci si avvia ad un vero e proprio “compromesso” della politica tutto a vantaggio dei pochi e dei corrotti, tutto a danno del popolo che, per una gran parte, ha ancora le bende sugli occhi. Il risveglio sarà duro, noi lo sappiamo.
La storia é un continuo corso e ricorso come ci predisse quel grande pensatore, storico, filosofo e giurista, di Giambattista Vico.
Grazie Francesca!


Miryam

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