"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

venerdì 9 aprile 2010

La Chimera






Presidenzialismo, semipresidenzialismo, cancellierato.
Il dibattito sulle riforme istituzionali riporta in primo piano formule che corrispondono ai sistemi vigenti in altri paesi europei e non. In questa scheda una rapida panoramica di cosa c'è dietro a queste parole spesso un po' criptiche. A partire da una rapida considerazione su come funziona attualmente in Italia.
All'italiana: parlamentarismo.
Da noi, infatti, vige un sistema parlamentare nel quale, cioé, il presidente del Consiglio, incaricato dal Capo dello Stato, riceve l'appoggio della maggioranza del Parlamento (formato da due Camere) e governa forte di questo appoggio. Il premier ha poteri esecutivi ma i suoi poteri sono limitati da quelli, particolarmente rilevanti, del Parlamento che fa le leggi. Il capo dello Stato ha funzioni di garanzia, rappresenta lo Stato, nomina il premier e promulga le leggi. Il centrodestra (ma ormai anche il centrosinistra) vorrebbe rafforzare i poteri dell'esecutivo affidando un ruolo esecutivo a un presidente della Repubblica o a un premier eletto direttamente cui deriverebbe la forza dell'investitura popolare. Di sicuro, come ha fatto notare Fini, un sistema diverso dall'attuale non può però prescindere da un'attenta ricognizione del funzionamento attuale e dalla costruzione di un equilibrio diverso attraverso una serie di correzioni. Dovunque, infatti vigono sistemi presidenziali o "semi" con poteri forti all'esecutivo, ci sono importanti contrappesi (basti pensare agli Stati Uniti) che limitano il raggio d'azione del presidente. E non è neppure ininfluente il sistema elettorale. Di certo il nostro "Porcellum", proporzionale con premio di maggioranza per garantire la governabilità sarebbe inadatto a un semipresidenzialismo che si basa sempre su un maggioritario. In Francia, anche col doppio turno.

Alla francese:
il semipresidenzialismo. Il presidente della repubblica viene eletto direttamente dal popolo ogni 5 anni (al massimo 2 mandati consecutivi). Il presidente è capo del governo, può convocare le elezioni in qualunque momento, revocare i ministri ed ha autorità esclusiva sulla politica estera. L'esecutivo ha però anche un primo ministro nominato dal presidente e quasi privo di autonomia. Con la riforma del 2003 si evitano le paralizzanti 'coabitazioni' frequenti in passato fra presidente e premier di diverso segno politico. Adesso le elezioni parlamentari si tengono anch'esse ogni 5 anni, subito dopo quelle presidenziali, con altissima probabilità quindi che il capo dello stato si trovi a guidare un governo dello stesso colore. In questo quadro, il premier segue le indicazioni del presidente della repubblica anche per gli affari interni.

Alla tedesca:
il cancellierato. Nel sistema tedesco il presidente della repubblica, eletto dal parlamento, è una carica di garanzia, come oggi in Italia, che assicura l'equilibrio dei poteri e promulga le leggi. La Germania è una federazione di stati (lender) con forte autonomia locale. Il governo federale o centrale è guidato da un cancelliere (primo ministro), cioè il leader del partito che vince le elezioni. Tecnicamente tuttavia il cancelliere è proposto dal presidente al parlamento appena eletto, ed è votato dai deputati. Il cancelliere per costituzione indirizza l'azione di governo, "fissa le direttive politiche generali e ne assume la responsabilità". In Germania è il presidente che scioglie il parlamento e indice nuove elezioni, solo se il cancelliere non ha più la fiducia parlamentare. Esiste però l'istituto della 'sfiducia costruttiva': il parlamento sfiducia un premier e può eleggerne contemporaneamente un altro.

Alla spagnola:
La Spagna è una monarchia costituzionale: il re ha grosso modo le stesse prerogative istituzionali del presidente della Repubblica italiana. Il presidente del governo (premier) ha un ruolo simile a quello che riveste attualmente il presidente del consiglio dei ministri in Italia: in teoria può anche sciogliere le camere, previa però una deliberazione del consiglio dei ministri e "sotto sua esclusiva responsabilità". Il re deve però ratificare con decreto questa decisione. La costituzione in ogni caso prevede anche la possibilità di mozioni di sfiducia 'costruttiva' delle camere al governo, come in Germania.

Alla inglese:
il primo ministro 'forte'. Nel regno britannico il capo dello stato è il re (o, attualmente, la regina). Il primo ministro ha poteri molto vasti. Diventa automaticamente primo ministro il leader del partito di maggioranza in parlamento (anche se 'eredita' la carica da un dimissionario). Il premier ha il potere di convocare le elezioni in qualunque momento nell'ultimo dei suoi 5 anni di mandato e di revocare i suoi ministri.

All'americana:
il presidenzialismo "puro". Il presidente degli Stati Uniti d'America guida il governo federale. Sceglie i suoi ministri (che possono però non essere accettati dal parlamento). Può revocare i ministri e firma lui stesso le leggi approvate dal parlamento. Ha quindi poteri amplissimi, bilanciati però dal fatto che il suo mandato è di soli 4 anni, rinnovabile solo una volta, e che le elezioni parlamentari rinnovano interamente la camera dei deputati ogni 4 anni, a metà del mandato presidenziale: il popolo scontento può quindi votare un parlamento di segno diverso dal capo dello Stato.


E' dunque questa la strada da percorrere che darà all' Italia la possibilità di uscire fuori dalla crisi, e che darà ai tutti i cittadini la dignità e la sicurezza di un lavoro? Il valido sistema per rilanciare l'economia e l'industria ormai divenute fattiscenti nel Nostro Paese ? Il modello che riporterà la legalità e la sicurezza sociale?
E' possibile che, da buona ignorante quale sono, non ho capito il grande "piano strategico" che si nasconde dietro questo smanioso desiderio degli attuali politici di destra e di sinistra.
Noto che i toni si sono abbassati, che tutta la classe dirigente abbia alla fine trovato la strada verso il cammino dell' "amore e della fratellanza", le ultime elezioni, se pur non gioveranno ai cittadini, di certo hanno portato una grande armonia fra i politici.
Come al solito la mia diffidenza mi porta a credere che tutto sia studiato affinchè il potere assoluto per la governabilità cada nelle mani di un singolo individuo. Allora perchè non proporre un sistema russo o libico? Lo trovo più idoneo per un popolo che sa farsi dirottare mansuetamente verso i recinti dei "sogni sfumati".

Francesca

5 commenti:

  1. Grazie per avermesso queste informazioni riguardante i modelli degli altri paesi. Serve per sapere quello che propongono i nostri politici.
    Io dico una cosa sola, sula scia di quanto hai tu postato. Ma è questo il momento per fare una riforma dello stato?? Tutte le energie della classe politica e dello stato impegnate a riformare se stesso, ma i problemi non sono altri??
    Mi sembra che ci muoviamo, noi come Italia, sempre contromano rispetto agli altri.
    Tutti gli stati che hai tu menzionato vorrebbero cambiare qualcosa. Ma questo qualcosa si fa quando non ci sono emergenze, quando l'economia tira, quando il paese cresce. Ora siamo in una fase molto delicata, specialmente a livello mondiale. I protagonisti dovrebbero essere solo due, il ministro dell'economia e quello degli esteri e il nano ovviamente se non fosse preso dai suoi problemi personali.
    C'è un riordino dell'econimia mondiale, ci sono crisi in tutte le parti del mondo, c'è da far partire una ripresa economica che zoppica da tutte le parti e noi che facciamo?? cambiamo lo stato!!!
    Mi verrebbe da ridere se si trattasse di un film comico di Stanlio e Ollio, ma è la dura e penosa realtà italiana.
    Lorenzo

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  2. Lorenzo, le Tue domande sono le mie, capisci cosa stanno facendo? Il loro interesse,senza pudore e senza ritegno, ma a dare loro questa libertà di tracondanza menefreghista vero i reali problemi di chi dovrebbero rappresentare.. siamo Noi, i "rappresentati".
    Mi viene da dire : "chi è colpa del suo mal, pianga se stesso"!

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  3. Io sono sempre stato un sostenitore della repubblica parlamentare come i padri costituenti saggiamente decisero di fare. Il popolo elegge il parlamento, chi fa le leggi, non il capo di governo Poi sono arrivati a fare i casini con le riforme per introdurre prima l'elezione diretta dei sindaci e poi quella del capo del governo (un autentico obrobrio costituzionale) vogliono rafforzare il potere dell'esecutivo e indebolire gli organi legislativi (che già non godono di ottima salute) tutto questo, assieme al federalismo di cui ho scritto, fa uno stato squilibrato, debole, e in sostanza disgregato. Una tragedia per noi e una pacchia per i grandi banchieri, industriali e speculatori.

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  4. Togliere i poteri al parlamento e concentrarli nelle mani di un solo uomo( e che uomo ci ritroviamo adesso eheheh) o di una ristretta cerchia di personaggi ( uuuuhhhhmmmmm) significa creare uno stato presidenziale a "legislazione coatta". Bisogna vedere se ci saranno garanzie e come esse vengano postein essere. Ho tanti dubbi, anche e soprattutto perchè , oggi ci sono sti lupi al governo , e poi, sappiamo che in Italia imitano sempre le brutte copie dei modelli degli altri paesi.
    Sostanzialmente mi allinea al pensiero di Matteo e mi pongo le stesse domande di Lorenzo e sono sfiduciata come Francesca.
    Io credo che , le uniche cose da fare sarebbero state due o tre, abolizione delle province( quelle sono sperperi di denaro, riduzione del numero dei parlamentari e, forse , senato federale). Il potere legislativo al parlamento come hanno stabilito i nostri padri costituenti, E poi Basta! Che concentrassero le energie sulle emergenze del paese: lavoro, occupazione, sviluppo, scuola, ...fisco, controllo del mercato dei prezzi.
    Ma dove ci vogliono portare sti quattro buffoni.
    Io adesso guardo anche a come si comporta l'opposizione che, se non vuole, fa ostruzionismo, si convocano i referendum, che non hanno bisogno di quorum e i sogni del cavaliere dei miei stivali vanno a farsi fottere. W l'Italia,repubblica delle banane.

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  5. C'è un aspetto in questa vicenda della nostra politica che vorrei mettere in evidenza. E' la dicesa in campo di Napolitano, di, lo chiamo per cognome e non come Presidente della Repubblica, perchè i suoi ultimi interventi non sono di uno che riveste questa alta carica.
    A Verona è intevenuto a braccio auspicando le riforme. Ma non dovrebbero essere le forze politiche in parlamento a proporlo? Lui cosa centra??
    Ha auspicato, parlandone a favore, il proseguimento della riforma fiscale in direzione del federalismo. Ma che detta lui le linee politiche?
    Il suo ruolo deve solamente essere di garanzia, cosa che non è stato finora, tranne qualche rara eccezzione, in quanto ha firmato leggi e decreti palesemente anticostituzionali.
    Sta facendo il gioco di Berlusconi?? A me pare di si. Non ha detto una parola sulla crisi economica, sulle disugualianze sempre più evidenti, sul blocco totale dell'informazione sotto elezioni e, cosa non meno importante, prima di riformare lo stato bisognerebbe fare prima una legge elettorale degna di uno stato moderno e non come c'è ora una legge che umilia i parlamentari, i candidati e soprattutto l'elettorato.
    Hanno perso un pò tutti la bussola, menomale che vedo una sinistra in ripresa, finora ha detto cose giuste insieme all'IdV.
    Siamo in piena crisi economica e noi parliamo di riforme in modo vuoto, senza contenuti e senza priorità.
    Lorenzo

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