"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

venerdì 21 maggio 2010

Basta con le carognate!!!

Ddl intercettazioni, il Pdl frena

Sky annuncia ricorso alla Corte Ue



L'opposizione insiste: "Il carcere c'è, eliminate l'intero articolo".
Dal Giornale al Secolo, anche a destra crescono i "no".
L'attore Carlo Verdone: "Norme di stampo iraniano".
Di Pietro: "Peggio di Tangentopoli e si vogliono levare strumenti d'indagine".
Radicali contro la norma a tutela del Vaticano.
Perfino "Striscia la Notizia" si schiera

ROMA - Aumentano d'intensità le proteste contro il ddl intercettazioni 1. Un testo che inasprisce le pene per i giornalisti che decidessero di pubblicare ugualmente gli atti di un procedimento o le intercettazioni prima del rinvio a giudizio. Una norma che aveva alzato un polverone e che, adesso, la maggioranza ha deciso di mettere nel cassetto: "Abbiamo deciso di ritirare l'emendamento che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili. Galera non se ne farà mai nessuno - annuncia il senatore del Pdl, Roberto Centaro - Penso che questo possa stemperare tante polemiche". L'opposizione però insiste. "Deve essere abolito tutto l'articolo che uccide l'informazione" dice il senatore dell'Idv Stefano Pedica. "L'ipotesi dell'arresto c'è ancora" aggiunge il senatore del Pd, Felice Casson. In effetti nonostante l'eliminazione dell'emendamento rimangono le pene già approvate in Commissione Giustizia del Senato. Che prevedono il carcere per chi pubblica "atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione" o "intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche". Resta stabilita la maxi multa per gli editori: andrà da 64.500 a 464.700 euro. Lunedì ripartirà l'esame degli ultimi in commissione Giustizia del Senato, poi il ddl dovrà passare al vaglio dell'aula del Senato, per poi tornare alla Camera. L'emendamento ritirato. L'emendamento ritirato, invece, prevedeva per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti vietati l'arresto fino a due mesi o il pagamento di un'ammenda dai 2.000 ai 10.000 euro. Qualora fossero pubblicate delle intercettazioni, la condanna prevista era sempre l'arresto fino a due mesi, ma con l'aggiunta di una ammenda dai 4.000 ai 20.000 euro. Stesse pene anche per chi pubblicava la foto o il nome del magistrato titolare del procedimento.

Verdone: "Norme di tipo iraniano". Tante le reazioni negative, dalla stampa alla politica. Ma anche il mondo dello spettacolo si schiera. Secondo l'attore Carlo Verdone "sono norme di tipo iraniano, che potrebbero non farci più scoprire cosa succede in questo Paese, dove ogni giorno ce n'è una. E' vero qualche volta si è andati oltre nell'utilizzare le intercettazioni, coinvolgendo persone che non c'entravano, ma sono stati casi limitati".Si muove il mondo dell'informazione. Nel mondo della stampa comincia a crescere l'attenzione (leggi il blog). 2
E La battaglia si fa trasversale. Si schiera anche il Secolo, l'ex quotidiano di An: "Dove finisce il diritto di cronaca? Speriamo in un ripensamento". Nel testo si legge: "Tra errori e rettifiche il tempo stringe e restano molti punti controversi". Oggi sono state nette le prese di posizione del Corriere della Sera e dell'Unità. Repubblica.it ormai da due settimane dedica due articoli al giorno alla controversa legge.
SkyTg24 annuncia che contro il ddl sulle intercettazioni chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell'Uomo. Il direttore del Giornale Vittorio Feltri parla di legge liberticida. 3 Perfino i conduttori di "Striscia la Notizia, dopo aver mandato in onda un servizio sulla violazione del codice della strada da parte dei giocatori del Cagliari, hanno detto: "Con la nuova legge, non avremmo potuto mandare in onda questo servizio". "Ma siamo sicuri -hanno continuato Ficarra e Picone- che questa legge non passerà".


La polemica politica. Domani l'Idv domani scenderà in piazza contro il disegno di legge. "Saremo accanto al popolo viola contro la vergognosa e criminale legge bavaglio sulle intercettazioni - dice Leoluca Orlando - faremo le barricate dentro e fuori il Parlamento". Durissimo Antonio Di Pietro: "Oggi è peggio di Tangentopoli e si vuole togliere alla magistratura i poteri di indagine, mentre alla stampa il dovere di informare ed ai cittadini il diritto di sapere". Ma anche dal centrodestra si levano voci perplesse: "Nella definizone del testo, bisogna stare molto attenti a non limitare la libertà di stampa".
Per il finiano Italo Bocchino è una forzatura "vietare di parlare del tutto di un'inchiesta fino alla chiusura dell'indagine preliminare". I radicali, invece, criticano la norma per cui il magistrato che indaga o intercetta un uomo di Chiesa deve avvisare la diocesi o la Segreteria di Stato vaticana. "Si tratta dell'ennesima marchetta al Vaticano" tuona il radicale Michele De Lucia. Luigi Zanda del Pd avverte che "se il ddl intercettazioni dovesse diventare legge, l'unica risposta possibile sarà la disobbedienza democratica". Critici anche i magistrati di Palermo 8 che lanciano un preoccupato allarme nel corso di un convegno dedicato a Giovanni Falcone. "I magistrati che chiedono che la legge sia uguale per tutti, anche per i potenti, vengono isolati come successe a Falcone e a Borsellino. Solo dopo la loro morte sono diventati eroi" attacca il presidente della Giunta palermitana dell'Anm, Nino Di Matteo, che insiste sulla pericolosità della riforma: "ll ddl inciderà pesantemente nella lotta alla mafia provocandone un arretramento. L'opinione pubblica non saprà più nulla se non quello che verrà insufflato dal potente di turno". Ma la maggioranza fa muro e non pensa a passi indietro. "La legge sulle intercettazioni sarà approvata nonostante le gravi inesattezze diffuse da più parti. Nessuno impedirà ai giornali di dare notizia di indagini o di reati" dice il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.


Fonte: la Repubblica.it
(20 maggio 2010)

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