"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

martedì 14 dicembre 2010

Fiducia

Camera, il governo ce la fa per tre voti: 314 a 311, due astenuti Berlusconi: sereno come sempre, dicevo che Fli si spaccava

Silvio Berlusconi Silvio Berlusconi
-- Politica --
Fini: è una vittoria numerica, vedremo se anche politica. Silvano Moffa (Fli) e Antonio Gaglione (Noi sud) non hanno risposto alla seconda chiama alla Camera. A favore dell'esecutivo hanno votato Polidori, Siliquini e Razzi. Contro Guzzanti. Chiusa la votazione Berlusconi invita i suoi a fare i complimenti a Verdini per il risultato raggiunto.  Governo aveva ottenuto la fiducia al Senato, 162 sì. Al Senato sono risultati assenti 11 senatori. D'Alema: "Un episodio abbastanza vergognoso nella storia parlamentare. In sostanza il Governo vince per 3-4 voti comprati, alcuni in modo palese altri meno. 314 voti raccattati in questo modo - sostiene D'Alema - non sono la base per governare il paese. Temo che il voto sia più vicino". Cicchitto: "E' fallito il disegno del ribaltone nei confronti di Berlusconi. Il presidente Fini deve riflettere su quello che  gli abbiamo detto in aula
Fonte Ansa

13 commenti:

  1. ""E' fallito il disegno del ribaltone nei confronti di Berlusconi" (detto da cicchitto fa davvero ridere )
    Voglio vedere come farà a governare ....

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  2. governeranno Valerio, governereanno. Hanno avuto tutto il tempo di buttare fuori dai partiti quelli che si vendevano a B., visto che li hanno scelti i leaders dei partiti i deputati e i senatori potevano tranquillamente buttarli fuori.
    Io ho sempre fiducia nei giovani, e oggi li stiamo vedendo... finalmente!!

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  3. Non dimenticate che fuori Berlusconi dal governo, fuori tutti quelli non eletti dal popolo. Questo sarebbe avvenuto in tutti gli schieramenti, quindi... sono tutti d'amore e d'accordo! Era solo una maledetta scenografia a uso e consumo del popolo, devono tenerlo buono in qualche modo no???

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  4. E' andata in onda la pagliacciata italiana.
    Loro a salvarsi le chiappe e il Paese un colabrodo: il debito pubblico sale, salgono i cassintegrati, i mutui anche e scendono le entrate fiscali.
    Gli studenti hanno preso i forconi (mi dispiace per la violenza, ma l'esasperazione porta inevitabilmente agli scontri)...mi sa tanto che bisogna risalire sulle montagne:DDD

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Questa mattina, nel seguire in TV le vicende della sfiducia al governo Berlusconi (bocciata per 314 a 311), mi tornava in mente un ricordo scolastico, “La colonna infame”, storia che il Manzoni espunse dal suo capolavoro “Fermo e Lucia”, perché la ritenne fuorviante per i suoi venticinque lettori.
    Mi rendo conto che per applicare il concetto della ‘colonna infame’ alla situazione della nostra Camera dei Deputati occorre fare una forzatura, perché la colonna infame fu elevata sulle rovine della casa-bottega di uno dei due presunti untori, Gian Giacomo Mora – barbiere (l’altro, Guglielmo Piazza era commissario di sanità). Si sa, erano ancora tempi di profonda ignoranza e di conseguenti processi sommari, la peste faceva paura e mieteva moltissime vittime. Correva l’anno 1630.
    Però questa mattina erano molti i nomi di quei molto poco onorevoli deputati che rinnegavano impegni scritti e militanze decennali, con una faccia tosta incapace di qualsiasi vergogna, stimolati dalla tante altre presenti in Parlamento.
    Mi è sfuggito l’intervento di Tonino Di Pietro (mi trovavo all’INPS assieme al mio ex cappellano don Mario Ferrari per chiarire alcuni suoi profili pensionistici che non avevano avuto fino a oggi soddisfazione), ma poi l’ho recuperato sul suo blog.
    E ho visto tutta la scena, l’intervento di Antonio Di Pietro e la pantomima del presidente del Consiglio che abbandona i banchi del governo, seguito di suoi ministri: un eclatante esempio di ‘democrazia’ e di servilismo.
    L’intervento di Di Pietro era forte nei toni e nei contenuti, ma diceva una sacrosanta verità: un ‘primus super pares’ (almeno così si ritiene da sempre il nostro presidente del consiglio) che si ostina a sottrarsi ai processi, che si difende non nei processi ma dai processi.
    E ancora: che una sconfitta della mozione di sfiducia per pochi voti, poi risultati essere tre, era una vittoria di Pirro. E tale è nella sostanza, salvo a far folgorare sulla via di Damasco altri illuminati parlamentari colti da raptus di fervore mistico nei riguardi del Paolo di Tarso moderno, capace di fulminanti conversioni alla sua religione, oltreché un narcisismo sconfinato e di un ego smisurato.
    Ebbene, il momento non è grave, non si canti vittoria, una maggioranza di 100 parlamentari che si riduce a un misero numero di tre è l’inizio della fine, fulminazioni permettendo.
    Ora è legittimo chiedersi quale errore è stato commesso per il quale il gruppo finiano Fli, da condizionante della maggioranza parlamentare ha perso pezzi di parlamentari che aveva firmato la mozione di sfiducia al governo, non tutti erano i duri e puri, c’era qualche colomba di troppo.
    A mio avviso vi è stata una imperdonabile sottovalutazione della capacità di ‘recupero’ di Berlusconi da parte di Gianfranco Fini, il quale avrebbe dovuto calendarizzare subito la sfiducia, senza perdere tempo.
    E invece? A mio giudizio è stato tradito dal ruolo istituzionale ed ha accettato il suggerimento del capo dello Stato (la c.d. ‘moral suasion’, una prassi costituzionale non presente nella Costituzione) di rinviare il tutto a 14 dicembre, a dopo l’approvazione del bilancio dello Stato, obbligo ed incombenza esclusivi del governo e del suo capo.
    Ora, checché se ne pensi il primo comma dell’art. 68 della nostra Costituzione (“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”), realizza una condizione di improcessabilità dei parlamentari per i voti espressi nell’esercizio del loro mandato (v. Michele Ainis – La Stampa – 12 dicembre 2010).
    “… non possono essere chiamati a rispondere … per i voti espressi …”.
    Corrotti o concussi, ammesso e non concesso che lo siano stati, non possono essere processati. Altra cosa è se si tratta di corruttori e concussori, ma vallo a dimostrare: ‘probatio diabolica’!
    E allora? E allora bisognerebbe cambiare un’altra volta l’art. 68 Cost. ma non c’è un’altra ‘Mani Pulite’ all’orizzonte.

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  7. Una vera delusione per me !!!
    Anche se sarà difficile governare, visto la differenza esigua alla camera. Purtroppo, staranno al potere ancora per molto.

    I protestanti violenti, della manifestazione anti berlusconi... Hanno rafforzato ulteriormente il premier. Fare tutto quel casino con le bandiere rosse in mano ,farà sparire quel poco di sinistra che c'è ancora.
    Aumenteranno i sistemi repressivi, con il bene placido dell'opinione pubblica .
    Questi facinorosi mi hanno ricordato gli holligans del calcio... La lotta Partigiana era cosa seria.
    Ciao , buona serata a tutti.

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  8. Adamus, si hai ragione.
    A volte penso agli infiltrati come a un fatto creato apposta per essere soggetto a strumentalizzazioni.
    Siamo davvero messi male.
    L'Italia è divento un Paese che stento a riconoscere...a volte non lo sento più "mio" come quando ero una ragazza che si sentiva fiera di appartenere ad un gruppo che lottava per il bene comune.
    Oggi non si capisce più nulla.
    Come è possibile che tanti hanno gli occhi bendati?
    La lotta partigiana è stata cosa seria, certamente ,c'era da cacciare l'oppressore..ma oggi non siamo lo stesso oppressi?
    Si manifesta in strada, sui tetti, sulle gru, rinchiudendosi su isole,occupando i binari, le aule universitarie....ma chi è disposto ad ascoltare?
    Quando non i governanti tiorano troppo la corda questa prima o poi si spezza.
    Ciao!

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  9. Posso sapere il motivo per il quale è stato cancellato il mio commento?

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  10. Lo chiedo a te, Vanda, il post è tuo, hai dato il consenso acché il mio commento fosse cancellato?

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  11. Luigi non ho cancellato niente non so cosa sia successo non l'ho neanche visto.
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  12. questa mattina, nel seguire in TV le vicende della sfiducia al governo Berlusconi (bocciata per 314 a 311), mi tornava in mente un ricordo scolastico, “La colonna infame”, storia che il Manzoni espunse dal suo capolavoro “Fermo e Lucia”, perché la ritenne fuorviante per i suoi venticinque lettori.
    Mi rendo conto che per applicare il concetto della ‘colonna infame’ alla situazione della nostra Camera dei Deputati occorre fare una forzatura, perché la colonna infame fu elevata sulle rovine della casa-bottega di uno dei due presunti untori, Gian Giacomo Mora – barbiere (l’altro, Guglielmo Piazza era commissario di sanità). Si sa, erano ancora tempi di profonda ignoranza e di conseguenti processi sommari, la peste faceva paura e mieteva moltissime vittime. Correva l’anno 1630.
    Però questa mattina erano molti i nomi di quei molto poco onorevoli deputati che rinnegavano impegni scritti e militanze decennali, con una faccia tosta incapace di qualsiasi vergogna, stimolati dalla tante altre presenti in Parlamento.
    Mi è sfuggito l’intervento di Tonino Di Pietro (mi trovavo all’INPS assieme al mio ex cappellano don Mario Ferrari per chiarire alcuni suoi profili pensionistici che non avevano avuto fino a oggi soddisfazione), ma poi l’ho recuperato sul suo blog.
    E ho visto tutta la scena, l’intervento di Antonio Di Pietro e la pantomima del presidente del Consiglio che abbandona i banchi del governo, seguito di suoi ministri: un eclatante esempio di ‘democrazia’ e di servilismo.
    L’intervento di Di Pietro era forte nei toni e nei contenuti, ma diceva una sacrosanta verità: un ‘primus super pares’ (almeno così si ritiene da sempre il nostro presidente del consiglio) che si ostina a sottrarsi ai processi, che si difende non nei processi ma dai processi.
    E ancora: che una sconfitta della mozione di sfiducia per pochi voti, poi risultati essere tre, era una vittoria di Pirro. E tale è nella sostanza, salvo a far folgorare sulla via di Damasco altri illuminati parlamentari colti da raptus di fervore mistico nei riguardi del Paolo di Tarso moderno, capace di fulminanti conversioni alla sua religione, oltreché un narcisismo sconfinato e di un ego smisurato.
    Ebbene, il momento non è grave, non si canti vittoria, una maggioranza di 100 parlamentari che si riduce a un misero numero di tre è l’inizio della fine, fulminazioni permettendo.
    Ora è legittimo chiedersi quale errore è stato commesso per il quale il gruppo finiano Fli, da condizionante della maggioranza parlamentare ha perso pezzi di parlamentari che aveva firmato la mozione di sfiducia al governo, non tutti erano i duri e puri, c’era qualche colomba di troppo.
    A mio avviso vi è stata una imperdonabile sottovalutazione della capacità di ‘recupero’ di Berlusconi da parte di Gianfranco Fini, il quale avrebbe dovuto calendarizzare subito la sfiducia, senza perdere tempo.
    E invece? A mio giudizio è stato tradito dal ruolo istituzionale ed ha accettato il suggerimento del capo dello Stato (la c.d. ‘moral suasion’, una prassi costituzionale non presente nella Costituzione) di rinviare il tutto a 14 dicembre, a dopo l’approvazione del bilancio dello Stato, obbligo ed incombenza esclusivi del governo e del suo capo.
    Ora, checché se ne pensi il primo comma dell’art. 68 della nostra Costituzione (“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”), realizza una condizione di improcessabilità dei parlamentari per i voti espressi nell’esercizio del loro mandato (v. Michele Ainis – La Stampa – 12 dicembre 2010).
    “… non possono essere chiamati a rispondere … per i voti espressi …”.
    Corrotti o concussi, ammesso e non concesso che lo siano stati, non possono essere processati. Altra cosa è se si tratta di corruttori e concussori, ma vallo a dimostrare: ‘probatio diabolica’!
    E allora? E allora bisognerebbe cambiare un’altra volta l’art. 68 Cost. ma non c’è un’altra ‘Mani Pulite’ all’orizzonte.
    Luigi Morsello – già direttore del carcere di Lodi – IdV di Lodi

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