"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

giovedì 10 novembre 2011

SCACCO AL RE !!!


La svolta del Quirinale



IN PIENA bancarotta politica, e a un passo dalla bancarotta finanziaria, l'Italia trova finalmente una via d'uscita. Non solo dal suo mercoledì nero, ma soprattutto dal suo Ventennio berlusconiano. Grazie all'accelerazione impressa alla crisi dal presidente della Repubblica, il Paese evita quella che stava ormai diventando una suicida "via patriottica al default".

Il Cavaliere impegnato a pasticciare sul maxi-emendamento e sulla sua "lettera d'intenti" alla Ue, con l'idea malcelata di trasformarla nel rivoluzionario "manifesto liberale" sul quale giocarsi la campagna elettorale, e di brandirla come una clava contro la solita sinistra "nemica" delle riforme volute dall'Europa. La cerchia ristretta dei suoi "lieutenant", chiusi nel bunker a imprecare contro il "direttorio franco-tedesco" come un tempo si malediva la "perfida Albione".

I suoi corifei asserragliati in tv e nei giornali di famiglia, intenti a inveire contro gli "speculatori" come un tempo si vaneggiava della "congiura giudo-pluto-massonica". E nel frattempo i mercati all'opera, per celebrare il fallimento dell'Italia con un funerale di "rito greco". Fuga di massa da Bot e Btp, spread e premio di rischio alle stelle, insolvenza del debito sovrano. Roma come Atene, appunto. E Berlusconi come Nerone: insieme a me, bruci la città.

Al termine di una giornata drammatica per i nostri titoli di Stato e la nostra Borsa, Giorgio Napolitano è forse riuscito a scongiurare il pericolo. Con due mosse perfette, per metodo e per merito.

La prima mossa, di fronte all'onda sempre più alta della tempesta finanziaria, è stata quella di sgombrare il campo politico dalle trappole e dalle furbizie con le quali il presidente del Consiglio lo stava "inquinando". Il comunicato con il quale il Quirinale ribadisce che "non esiste alcuna incertezza" sulla scelta del premier di "rassegnare le dimissioni" dopo l'approvazione della legge di stabilità sembra solo una ripetizione del testo diffuso il giorno prima, subito dopo il faccia a faccia con il Cavaliere sul Colle.

In realtà questa sottolineatura serve da un lato a inchiodare Berlusconi a un impegno solenne assunto di fronte al Capo dello Stato e alla nazione, sottraendogli ogni margine per tattiche dilatorie, manovre di palazzo o compravendite di parlamentari. Dall'altro lato serve a rassicurare i mercati, attoniti di fronte ai riti esoterici e ai bizantinismi del teatrino italiano, sul fatto che il ciclo politico del Cavaliere si è realmente concluso e che il suo governo, ormai del tutto privo di credibilità interna e internazionale, è davvero al capolinea.

La seconda mossa, di fronte all'offensiva della destra sulle elezioni anticipate, è stata quella di nominare senatore a vita Mario Monti. Cioè proprio il candidato del quale si parla da giorni, come possibile premier di un governo tecnico, di emergenza nazionale, di salute pubblica o di larghe intese secondo le diverse formule possibili. Una scelta di alta classe politica. Sorprendente nella sostanza, ineccepibile nella forma. È certo che Napolitano aveva in animo da tempo di "promuovere" a Palazzo Madama uno degli italiani più stimati nel mondo e più celebrati in Europa.

Ma non può sfuggire a nessuno il significato, non solo simbolico, di questa decisione, presa proprio in questo momento. Il presidente eleva un grand commis al rango di grande saggio della Patria. Trasferisce un autorevole ex commissario europeo nella prestigiosa "riserva della Repubblica" della Camera Alta. In questo modo, crea le condizioni per la sua trasformazione: Monti non ha più solo un ruolo professorale, ma acquisisce una funzione istituzionale. Insomma, non è più solo un "tecnico", ma ora è a tutti gli effetti un politico.

La portata di questa "metamorfosi" è evidente. Se Monti riceverà l'incarico di formare un nuovo governo già domenica prossima (come sembra probabile e auspicabile), la sua investitura avrà una forza completamente diversa. Dal punto di vista politico, Napolitano disarma preventivamente Berlusconi e Bossi, che vedono come il fumo negli occhi un governo "tecnico": se nascerà (e noi speriamo che nasca) quello di Monti sarà un governo politico.

Non è un caso che tra molti esponenti del Pdl, anche a causa del laticlavio senatoriale, la pregiudiziale contro l'ex rettore della Bocconi comincia a cadere. Dal punto di vista finanziario, Napolitano avverte implicitamente i trader e gli investitori, che da questa mattina potrebbero disfarsi ancora di Bot e Btp su tutti i mercati: smettete di vendere, perché l'Italia ha già un nuovo premier in pectore, ed è la personalità più apprezzata dalla "business community".

Non è detto che questo basti, a placare la "fame" degli speculatori. Ma è una condizione necessaria, anche se non ancora sufficiente, a ridare speranza e credibilità al Paese. Perché l'operazione riesca, il nuovo governo dovrà avere una base parlamentare ampia. Non può essere la riedizione, uguale e contraria, della ridotta forzaleghista che ha sgovernato l'Italia in questo ultimo anno, con una maggioranza politica inesistente e una maggioranza aritmetica inconsistente. Servono grandi riforme, e grandi riforme esigono grandi numeri.

Nel centrosinistra (a parte Di Pietro, pronto a portare non si sa dove il suo populismo autoreferenziale) l'asse Pd-Terzo Polo ha condotto al meglio le ultime battaglie, dentro e fuori dal Parlamento, e ora sembra pronto a fare la sua parte. Nel centrodestra (a parte la Lega, pronta a tornare allo stato brado, magico e pre-politico della Padania Libera) il Pdl rischia l'annientamento, orfano com'è del suo padre-padrone. Sarebbe auspicabile che fosse a sua volta pronta a fare la sua parte almeno quella nutrita schiera di parlamentari che non vogliono "morire berlusconiani".

Continuare a vellicare l'idea delle elezioni anticipate, e ad evocare l'immagine a effetto del "voto sotto la neve", è una boutade situazionista buona per il solito salto nello staraciano "cerchio di fuoco". Ma è una pura follia per chiunque abbia conservato un po' di buon senso e di consapevolezza di quanto sta accadendo e può ancora accadere in Eurolandia e sui mercati finanziari. È ora che Berlusconi e i figuranti provinciali e autarchici della sua ex maggioranza riconoscano di fronte al Paese a quali pericoli lo hanno esposto.

Il default, nonostante i fondamentali dell'economia non lo giustifichino, è purtroppo una prospettiva più realistica di quanto si immagini. Sui mercati c'è la convinzione diffusa che l'Italia non ce la faccia. Le grandi banche commerciali (dalla Rbs alla Ubs) dimezzano il loro portafoglio di titoli italiani. Le grandi banche d'affari (da Goldman Sachs a Jp Morgan) smobilitano le posizioni in Bot e Btp. Sul mercato, da giorni, è attiva solo la Bce. Ma ormai non basta. Sulla "carta italiana" domanda e offerta non si incontrano più. Chi prova a vendere non trova compratori.

È il segno che siamo vicini al punto di non ritorno. Tra gli operatori (da Barclays a Witan Investment Trust) si moltiplicano quelli che considerano addirittura inutile, a questo punto, il ricorso alle fatidiche "misure d'urgenza" invocate da mesi dalla Ue, dall'Fmi, dalla Bce. Ormai potrebbe non servire più né un maxi-emendamento né un decreto legge. E potrebbe non farcela nemmeno un premier del calibro di Monti. Se la crisi di liquidità diventa crisi di solvibilità, tutto diventa inutile. Per questo, di qui al cruciale weekend che si avvicina, l'Italia non può e non deve sbagliare un solo passo, di quelli che dovrà compiere per uscire dal vicolo cieco nel quale Berlusconi l'ha cacciata in questi tre anni e mezzo.

Ci aspetta una lunga traversata nel deserto, fatta di sacrifici, di sudore e di sangue. Ma ora che la svolta è vicina, dobbiamo sapere due cose. La prima: nonostante tutto, l'Italia è un grande Paese che ha in sé le energie e le risorse per rialzarsi. La seconda: la responsabilità più grande, del declino italiano di questi anni, pesa sulle spalle del Cavaliere. Dobbiamo ricordarcelo, mentre ci accingiamo a consegnarlo, finalmente, alla notte della Repubblica.
m.giannini@repubblica.it

(10 novembre 2011)





Mi ero sbagliata! Sulla nomina di Mario Monti a senatore a vita , ho tratto conclusioni affrettate e prive di fondamento. Chido scusa a chi ho confuso le idee su questa mossa... e al Presidente della Repubblica. Se consegneremo Berlusconi e Bossi alla notte dalla Repubblica lo dovremo al "Vecchio Saggio", che in tutti questi anni ha dovuto destreggiarsi con un branco di jene per impedire che l'Italia affondasse definitivamente!

6 commenti:

  1. Ce ne fossero di Napolitano....

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  2. Se solo l'elettorato di sinistra avesse votato Di Pietro, non saremmo a questo punto. Ogni volta che lo sento mi viene il magone... Napolitano non aveva altra scelta, ma... io sono amareggiata per l'epilogo. Fra avvocati e banchieri ne usciremo a brandelli.

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  3. ho mal di pancia .....cominciano già a litigare a sinistra , mamma mia quante ne ho viste !!!

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  4. Non so se Napolitano ha fatto bene a nominare M.Monti senatore a vita... anch'io ho valutato negativamente la cosa e da me, non per aver letto le tue opinioni Francesca che poi ho condiviso e la penso ancora così ... non sarà certamente un articolo del bravo Giannini a farmi cambiare idea.
    M.Monti, pur con questa nomina, resta un "tecnico" e non potrà essere considerato un politico di fatto...Il Presidente della Repubblica avrà anche avuto i suoi motivi ma ulteriori nomine di palazzo, in un momento di crisi, acuiscono il malcontento e fanno percepire ai cittadini che non c'è differenza tra destra e sinistra e il "muro" tra palazzo e cittadini si erge sempre più in alto.
    Non concordo con Giannini quando dice che, se si darà incarico a Monti di formare un nuovo governo, questo sarà politico ...se ci vogliamo illudere, allora facciamo finta che sia così... ma se vogliamo guardare in faccia la realtà ... il futuro governo Monti, se ci sarà, di politico non avrà nulla o quasi.
    Io credo che la cosa più giusta da fare è quella di fare un governo tecnico per la legge elettorale e per quelle 3 o 4 cose urgenti per ridare respiro ai mercati .... cosa che si poteva fare anche senza Lega e PDL .... o parte di essi ... e poi andare al voto SUBITO.
    La gente è stanca degli intrallazzi, è stanca di non essere considerata da nessuno ... Al default, nei fatti ci siamo già arrivati... ogni giorno chiudono piccole e medie aziende... ogni giorno c'è chi va sul lastrico e si ritrova senza lavoro con mutuo sulle spalle e famiglia da mantenere con quei quattro "pidocchi" della cig che sono anche "emotivamente" devastanti.... se questo non è il fallimento di uno Stato, mi domando per chiamarlo fallimento cosa deve accadere ... dobbiamo ritornare, forse, ai campi e piantare i beni di prima necessità per non morire di fame? Oppure deve ritornare la borsa nera del decennio degli anni 40?
    Credo che la politica deve ritornare alla sobrietà... ridurre al minimo indispensabile i costi su cui si regge e tagliare drasticamente pensioni d'oro et similia con decreti retroattivi ... ... e credo che molti politici, in sella da 20-30 e anche 40 anni debbano farsi da parte. Si ricostruisce attraverso il cambiamento ...e il cambiamento non potrà esserci con i Veltroni, i Bersani, i Casini e via dicendo ... solo per far riferimento allo schieramento opposto a quello che ha rovinato questo Paese con la "complicità" di chi doveva "vigilare" ...
    Io non credo più a nessuno ... io resto sinistra nel cuore, fino al midollo .... ma dalla sinistra odierna ogni giorno mi sento più lontana ... a causa dei suoi esponenti ... compreso il Presidente della Repubblica !

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  5. Mia cara Mryam,
    quanto dici è nella mente di tutti, o comunque della maggioranza dei cittadini italiani. Purtroppo, siamo al punto in cui non serve più simpatizzare per qualcuno ma prendere atto che ci siamo lasciati trascinare nel baratro da questi politici, di destra e manca. Non è più un discorso Nazionale quello a cui ci tocca volgere lo sguardo, ma mondiale.
    A cacciare Berlusconi, come ho già avuto modo di dire, non sono stati i tanto paurosi "comunisti", alias giornalisti, Giudiuci e cittadini incavolati contro la classe dirigente, nè tanto meno la papailna sinistra. Sono state le banche centrali, quella americana e quella europea, che tramite Draghi e ora Monti cercheranno di non fare precipitare nel vuoto, per causa Italia, l'intero sistema economico mondiale. Delle nostre beghe con i politici a questi personaggi importa poco, e d'altra parte, ironia della sorte, dobbiamo accettare questa mannaia che ci decimerà definitivamente come cittadini con il diritto di qualche misero diritto... scusa il gioco di parole.
    Per salvare l'intero Occidente si rende necessario mettere in ginocchio il popolo di un singolo Stato, tocca a Noi.
    Tenendo in considerazione che i politici italiani, destra e sinistra insieme, sono coloro che hanno provocato questo enorme disastro, quindi è matematicamente impossibile che fra loro possa esserci un uomo all'altezza di risollevare i mercati. Si è reso necessario mettere una persona competente in economia internazionale alla guida del Governo Italiano.
    Ecco perchè sono amareggiata, come tutti mi tocca accettare la situazione e prendere atto che Monti è l'uomo delle banche centrali che può risollevare la sorte, non dell'Italia intesa come popolo, ma dell'economia italiana e mondiale.
    E' un dato di fatto, o questo o cacchi... Il peggio deve ancora venire... è la colpa resta sempre Nostra che ci siamo tenuti con "amore e passione" questi politici per ben 17-anni, da destra a manca, e tanti cari saluti agli idelai!

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