ESTERI
29/11/2012 - MEDIORIENTE - VOTO STORICO
La Palestina diventa “Stato”
All’Onu anche l’Italia dice sì
Ira di Israele: “Siamo delusi”
Arriva il via libera alla risoluzione
L’Ue divisa, la Germania si astiene
Abu Mazen esulta: “Qui per la pace”
Netanyahu: parole velenose e ostili
L’Ue divisa, la Germania si astiene
Abu Mazen esulta: “Qui per la pace”
Netanyahu: parole velenose e ostili
NEW YORK
La Palestina diventa Stato «osservatore» dell’Onu. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato il via libera alla storica risoluzione. A votare sì sono stati 138 Paesi su 193. Nove i Paesi contrari, 41 gli astenuti. L’Italia ha votato a favore.
BOTTA E RISPOSTA
Scene di giubilo, canti, spari in aria e bandiere al vento nella piazza dei Territori hanno accolto l’esito del voto. La risoluzione «allontana la pace», ha commentato l’ambasciatore israeliano Ron Prosor, intervenendo davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Di parere diverso il vincitore di giornata, Abu Mazen: «La Palestina viene all’Assemblea Generale oggi perché crede nella pace e la sua gente ne ha un disperato bisogno», ha affermato il presidente dell’Anp.
IL NUOVO STATUS
Il rango della Palestina viene elevato a quello di altri Stati, come il Vaticano e la Svizzera. Esattamente 65 anni dopo il voto sulla spartizione della Terra Santa in due Stati (era il 29 novembre del 1947, e persino un giovedì) l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si rende dunque protagonista di un’altra giornata storica, approvando una risoluzione che il presidente dell’Anp Abu Mazen ha voluto con forza. E che i vertici dell’Autorità nazionale palestinese considerano solo un primo passo verso la nascita di un vero e proprio Stato e verso il riconoscimento della Palestina come Paese membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno votato “no”: «La risoluzione approvata oggi non sancisce la nascita di uno Stato della Palestina», ha affermato l’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice .
LA VITTORIA DI ABU MAZEN
Per Abu Mazen si tratta di una enorme vittoria diplomatica, che lo rafforza anche sul fronte interno e nei confronti di Hamas. Mentre il sì alla Palestina da parte dell’Assemblea Onu consegna alla storia un mondo occidentale spaccato, diviso: con gli Stati Uniti al fianco di Israele nel dire “no” al riconoscimento della Palestina come Stato “osservatore” e i Paesi europei in ordine sparso, incapaci di parlare con una sola voce e di raggiungere una posizione comune. Posizione che aveva auspicato l’Italia, a cui fino all’ultimo ha lavorato la diplomazia del nostro Paese, che alla fine ha optato a favore della risoluzione insieme a Francia, Spagna e molti altri Stati della Ue. Provocando la reazione dell’ambasciata israeliana a Roma che parla di «delusione». Altri Stati europei, come Germania e Regno Unito, hanno optato per l’astensione. Ma dietro il sì italiano, c’è la scelta di Monti per un’Unione Europea più coesa.
TENSIONE IN MEDIORIENTE
Nei Territori i palestinesi sono in festa. Quello che conta oggi è lo storico riconoscimento, votato dai due terzi della comunità internazionale. Questo nonostante il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, a poche ore dal voto sia tornato a ribadire con forza che la decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite «non avvicinerà la costituzione di uno Stato della Palestina. Anzi - ha sottolineato - l’allontanerà». Per gli israeliani infatti (e in questo l’appoggio di Washington è pieno) un vero e proprio Stato palestinese che viva in pace e sicurezza accanto ad Israele può scaturire solo da un negoziato che porti a un definitivo e duraturo accordo di pace. Netanyahu, quindi, assicura come il voto all’Onu di fatto non cambi nulla: «Non sarà costituito uno Stato palestinese senza il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico, senza la proclamazione della fine del conflitto e senza misure di sicurezza reali che difendano lo Stato di Israele e i suoi abitanti».
COSA CAMBIA
Da domani però qualcosa cambia. E il neo “Stato palestinese”, per esempio, avrà accesso a molti trattati e organizzazioni internazionali che finora le erano preclusi. A partire dalla Corte penale internazionale, davanti alla quale i palestinesi potrebbero decidere di portare Israele per denunciare la questione dei Territori Occupati. Questo uno dei timori più grandi degli israeliani e di molti altri Paesi, anche se i vertici dell’Anp hanno assicurato che non compiranno tale passo automaticamente: dipenderà dalla politica che Israele deciderà di portare avanti sul fronte degli insediamenti.
IL PROCESSO DI PACE
Intanto Abu Mazen guarda già alla prossima sfida, questa sì impossibile e simbolica: il sì alla Palestina Stato membro dell’Onu da parte del Consiglio di sicurezza. Una mossa già tentata dal presidente dell’Anp ma che si è inevitabilmente scontrata con il veto degli Stati Uniti. L’auspicio di tutti, però, è che dalla storica giornata al Palazzo di Vetro nasca una nuova spinta verso il dialogo. In questo senso il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon ha lanciato un chiaro appello a israeliani e palestinesi: «È giunta l’ora di rianimare il processo di pace». Un processo di pace in stallo da troppo tempo.
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PRIMO PROVVEDIMENTO CONDIVISIBILE DEL "NOSTRO" GOVERNO .
PRIMA MOSSA NON IN LINEA DI SERVILISMO STATUNITENSE.
Israele la smetta di fare terrorismo politico.
Netanyahu si dice dispiaciuto del voto pro palestinese dell'Italia ... Netanyahu forse non sa che la maggioranza del popolo italiano ha scelto da che parte stare... e , avendo provato anche sulla propria pelle il nazismo , non può che essere contro chi opprime i popoli.
Se Israele ha diritto di esistere , la Palestina ha gli stessi diritti , anzi ne ha pure di più, visto che da secoli i palestinesi abitavano in quelle terre e sono stati cacciati con la forza .
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