Si esiste: ne è una prova questo blog
Il dottor Alberto Zangrillo mi ha scritto confessando di essersi pentito di aver fatto quello che fatto, ma solo perché il suo gesto è stato un boomerang. Lo penso io: sarebbe pronto a rifarlo se sapesse di potermi distruggere senza suscitare neppure un gemito dalla gente. Bel pentimento, certo! Tuttavia ne abbiamo su cui riflettere.
Anzitutto, ciò significa che anche il potere - allargo forse troppo il discorso oltre il caso Zangrillo - non si rende conto del disagio che esiste in Italia. Crede di fare i cavoli che vuole, tanto - così pensa - il popolo è ormai in coma. E allora, approfittiamone, sgretoliamo ogni forma di democrazia, riduciamo il paese in polvere. Tanto - così pensa il potere - nessuno dice bè. È bastata una piccola scintilla perché si scatenasse una reazione nazionale.
Pensate una cosa: in Italia ogni giorno capitano scandali sopra scandali, politici che ne combinano di tutti i colori, malati che muoiono per inefficienza ospedaliera, fabbriche che chiudono, operai buttati in mezzo ad una strada, gente che aspetta una casa in Abruzzo, e il popolo non reagisce. Al massimo, la notizia fa colpo per un giorno, anche perché i mass media non sopportano la stessa notizia oltre un giorno, o se la ripetono lo devono fare finendo però nel gossip. Non è così?
Ma... è bastato il gesto del medico di Berlusconi in una piccola chiesa del lecchese, sperduta tra le colline, perché succedesse qualcosa di strano. Salta fuori un simbolo. Alla gente basta il simbolo, su cui scarica le proprie attese, le proprie speranze, tutto ciò che di meglio cova dentro. Più che da un fatto eclatante e anche drammatico, la gente rimane scossa dal simbolo che si presenta, magari in modo del tutto inaspettato, come un qualcosa che riscuote le attese. Il fatto, pur drammatico, crea solo emozioni, e passa. Il simbolo rimane, perché la gente ha bisogno dei simboli. Sta qui per me il punto. Non abbiamo bisogno di leader trascinatori di folle, ma di simboli viventi. E il simbolo può essere rappresentato da un povero cristo, dall’ultimo del popolo, purché... sia veramente un simbolo, carico di sogni.
Qui il discorso si farebbe lungo, e complesso. Non si potrebbe approfondirlo?
Via facebook - tra parentesi, mi dicono anche di non esagerare a usarlo! - c’è stata ultimamente una bella discussione. Qualcuno sosteneva che ci deve essere un forte leader che riesca a scuotere e a dirigere il popolo, il quale, seguendo il leader, potrebbe scatenare la rivoluzione. Stiamo attenti. Secondo me, non deve essere un leader a creare un movimento di massa, perché in tal caso il popolo rimarrebbe soggetto al leader che, tra parentesi, potrebbe poi fare ciò che vuole del popolo. È quanto sta succedendo da anni in Italia, ed è già successo con Mussolini, con tutte le conseguenze che conosciamo. Ma sapete che significa un popolo, quello degli onesti, che si muove, e muovendosi crea un movimento (scusate il gioco di parole)?
Il leader deve uscire dal popolo degli onesti, e non viceversa. Il leader deve essere uno del popolo. Qualcuno mi dirà che sto usando parole di altri tempi: “popolo”. Suggeritemi un’altra, e la userò. Ma che obiezioni sono mai queste? Giochiamo sulle parole? Non possiamo una buona volta lasciar perdere tutto ciò che abbiamo dentro: un mondo di pregiudizi ormai sterili su tutti i fronti, e guardare al futuro agendo sul presente?
E, inoltre, non fatemi l’elenco degli errori del passato. Certo, possono essere scuola di vita, ma smettiamola di ripresentare degli spettri come se ancora pesassero sul presente, chiudendo ogni speranza. Il presente è più forte del passato, solo se se ne libera, e guarda al futuro. Con ciò non intendo dire che bisogna allentare la memoria storica.
È possibile oggi un mondo migliore? Ecco la vera domanda. Tutto il resto lasciamolo agli accademici che si divertono a fare analisi di questo o di quello, senza approdare mai a qualcosa. Mi chiedo, scusate se m’arrabbio: non c’è forse in tutto il mondo una nazione come l’Italia in cui si fanno polemiche a non finire su tutto e su tutti, un polverone tale da farci starnutire ogni secondo, e non c’è un Paese come l’Italia in cui non si muove una foglia? Tanto per fare un esempio o, meglio, per usare un’immagine: immaginate uno che si trova nelle sabbie mobili, sta per affogare e mentre affoga parla e litiga col vicino anche lui in punto di affogare di questo o di quello... Tutto è polemica, anche perché così il potere fa i cavoli che vuole. Noi discutiamo su mille scemenze, e il potere ci frega.
Veniamo al dunque. Esiste un’”altra Italia”? E per “altra” intendo dire un’Italia che crede ancora nei valori, ed è lì pronta a muoversi appena vede un lume di speranza?
Sì, c’è un’”altra Italia”. L’ho constatata in questi giorni.
C’è l’Italia dei sogni, delle speranze, delle attese. L’Italia del presente che si fa già futuro.
C’è l’Italia che subisce lo strapotere della falsa democrazia, ma che è pronta a reagire. L’Italia impotente per un consenso popolare che viene comperata con false promesse.
C’è un’”altra” Italia, oltre quella del voto popolare. Sì, per me democrazia non è il consenso popolare. Democrazia sono i valori, non il numero dei voti. Dite quello che volete: lo sto sostenendo da anni. L’Italia politica non ha nulla a che fare con la democrazia, e il vero problema non è quello di dire: il popolo è con me, il vero problema è: i valori dove sono?
Bisogna cambiare il concetto di democrazia. Certo, è vero: il popolo ha scelto la Destra - incarnata in un Folle e in un Pecorone - ma la democrazia dov’è? Faccio un esempio: se il popolo votasse perché la natura venisse tutta cementificata, questo voi lo chiamate democrazia? Non è il popolo che fa la democrazia, è la democrazia che fa un popolo.
Si può riflettere su queste cose?
Continuo. Non è vero che la democrazia non esiste più. Certo è nascosta nel cuore del popolo degli onesti. Ma c’è. È vero che l’attuale dolce regime la sta massacrando, ma la democrazia non morirà mai. Basta poco per riattivarla. Un simbolo che si fa speranza. E allora forza! Diamo corpo alle speranze, facendo però dei simboli non dei leader che passano come una folata di vento, ma quel mondo dei sogni-utopie che ognuno si porta dentro da una vita. Il potere lascia che il leader si sfoghi, ma non permette al popolo di sognare. Sono i sogni che fanno tremare il potere. Oggi i partiti italiani, chi più chi meno, sono degli ammazza-sogni. E i partiti che ci stanno s-governando sono dei criminali se penso agli aborti di sogni o di ideali, altro che gli aborti di cui parla il Vaticano.
Concludo con la solita sparata, che non può mancare in ogni serio discorso sulla politica italiana. Sappiamo tutti chi è Berlusconi, anche il mio cagnolino, sappiamo tutti quanto la destra si stia rivelando incapace di dare un futuro all’Italia, ma è la Lega, vacca d’una puttana, è la Lega a sfornare aborti e aborti di sogni strozzati sul nascere. L’ideologia leghista è la peggiore nemica dell’”altra” Italia, ovvero dell’Italia degli onesti, l’Italia dei sogni, l’Italia del futuro.
Con la Lega l’Italia è morta!
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RispondiEliminaIl lettere deve documentarsi Luigi...imboccargli tutto sarebbe come trattarlo da ignorante, è ora che si svegli e per farlo deve andare a sindacare da solo..."chi è il dottor Zangrillo? Perchè Don Giorgio lo nomina? "
RispondiEliminaQuest'uomo è straordinario...e pensare che a me i sogni li rimproverano, stare con i piedi sempre per terra significa accettare tutto ciò che succede passivamente, con rassegnazione, lamentarsi, e dire purtroppo.
E' dal sogno che nasce la reazione, ne sono convinta.
la maggior parte degli italiani non sogna più e non farlo significa arrendersi.
Ogni prigioniero sogna la fuga...quando non lo fa è un prigioniero già morto!
errata corrige : il lettore
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RispondiEliminaHai ragione ...okappa, recepito e confermato!
RispondiEliminaDeformazmazione professionale la mia ...;)