"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

sabato 15 agosto 2009

Sanità Lombarda

Bernhard Scholz, neo-presidente della Compagnia delle Opere:
l'ospedale Niguarda; Giancarlo Cesana, Policlinico di Milano

IL MINISTERO DELL'ECONOMIA DURO SULLA GESTIONE DEL NIGUARDA DI MILANO

Gli occhi sulla sanità lombarda

Questa volta non si può dire che sia un attacco della sinistra, perché la relazione degli uomini dell'Ispettorato generale di Finanza del ministero dell'Economia è datata 19 aprile 2008, in piena era Tremonti. La relazione, svelata a maggio dall'Espresso, in oltre 400 pagine demolisce l'amministrazione dell'Ospedale Niguarda, uno dei più importanti e storici di Milano, diretto dal ciellino Pasquale Cannatelli. In particolare si sofferma sul fronte del grande progetto di ampliamento che prevede la costruzione di un nuovo edificio. I giudizi, argomentati da una gran mole di riferimenti normativi e dettagli tecnici, sono trancianti. Compensi per consulenze "anormalmente elevati", incarichi a ditte esterne per attività che svolte all'interno sarebbero "costate zero", pagamenti a fronte di "non si sa quale prestazione", illegittimità che "emergono in maniera clamorosa", "forzature della normativa sfociate in vere e proprie illegittimità", omissioni "di una gravità assoluta" e così via.

Tutto comincia nel 2004, quando l'Azienda ospedaliera Niguarda-Ca' Granda affida la progettazione del nuovo edificio ospedaliero - un'opera da circa 180 milioni di euro - a una società mista pubblico-privata costituita internamente, la Nec. Il rapporto non lo dice, ma il socio privato è il consorzio Par, formato da due società di progettazione, Proger e Sinesis, e dallo studio tecnico Redaelli. Il blocco privato è titolare del 40 per cento delle azioni; il restante 60 per cento è in mano all'azienda ospedaliera. La Sinesis, impegnata in tutte le grandi opere lombarde, dal futuro palazzo della Regione al nuovo Polo fieristico, ha sede a Milano proprio nel palazzo della Compagnia delle Opere, in via Achille Papa 30, e collabora con l'organizzazione ciellina.

I pesanti rilievi degli ispettori del ministero dell'Economia cominciano proprio da qui: il collegio di vigilanza di Niguarda, sostengono, non aveva alcun titolo per conferire l'incarico alla Nec, con un compenso di un milione 978mila euro più Iva, poi lievitato a 2 milioni 421 mila più Iva. Intorno alla Nec, figura ibrida tra pubblico e privato, si crea una grave confusione normativa: svolge opere in house o sul libero mercato? È qui che le illegittimità "emergono in maniera clamorosa", si legge nel rapporto. Gli ispettori giudicano grave anche il conferimento di una consulenza da 100mila euro al dottor Maurizio Mauri, direttore generale della Fondazione Cerba (Centro europeo di ricerca biomedica avanzata), collaboratore tra l'altro dell'associazione ciellina Medicina e persona. Ecco il compenso che gli ispettori giudicano "anormalmente elevato", privo di disciplinare d'incarico e che avrebbe dovuto essere assegnato "per concorso". In più ci sono 6 milioni di euro per Finlombarda spa - la finanziaria della Regione Lombardia coinvolta nello studio di fattibilità - ma gli ispettori non capiscono a fronte di quali prestazioni.

La relazione è impietosa anche nei confronti della gara d'appalto dei lavori per la costruzione del nuovo edificio. A cominciare dal bando, "fuorviante e minimizzante", dove a stento si capiva l'oggetto della gara, quasi a voler sviare eventuali partecipanti. Poi c'è lo strano caso della Techint, una delle "sette sorelle" della sanità privata italiana con il gruppo Humanitas (vedi Altreconomia n.101), che partecipa alla gara ma a un certo punto fa un’”offerta suicida", si legge nel documento, come se volesse rinunciare volontariamente al ricchissimo piatto di Niguarda. Così nel 2005 la spunta un'associazione temporanea di imprese guidato dalla Cmb di Carpi, in provincia di Modena. Cioè la regina delle cooperative rosse.
La conclusione degli ispettori del ministero è drastica: tutta l'operazione comporta profitti "senza rischi" per i privati e "un grave danno per la pubblica amministrazione".

Nessun commento:

Posta un commento