Ricevo questa lettera che con piacere pubblico.
Cara Ministra Gelmini,
le scrivo ripensando al titolo di un famosissimo libro che non so se Lei ha letto, perché vorrei parlarle della scuola, e più precisamente la scuola pubblica, come la vedo io, dal mio punto di vista... il punto di vista di una mamma.
Non voglio parlare delle scuole come edifici: di queste, lei ha detto, giustamente, non spetta al suo Ministero occuparsi, ma la competenza è degli enti locali. Forse qualche malizioso potrebbe anche informarsi dell'entità dei fondi che l'ente locale riceve dallo Stato (tanto per parlare chiaro e nel vernacolo che a me è più congeniale, i' comune 'unnà più nemmeno gli occhi per piangere) stanziati su indicazione giustappunto del Governo di cui Lei fa parte, e di quale percentuale di essi è destinata all'edilizia scolastica e alla messa in sicurezza e manutenzione degli edifici scolastici, ma noi non vogliamo essere maliziosi signora ministra.
Non voglio nemmeno parlare della manutenzione quotidiana: a titolo di puro esempio, credo sia noto a tutti e forse anche a a Lei, come sia necessario per la stragrande maggioranza delle scuole dell'obbligo il contributo dei genitori in termini di prodotti per pulizia (tanto per parlare sempre nel vernacolo che a me è più congeniale, s'è dovuta comprà noi la 'arta igeni'a, se no i figlioli ai' gabinetto si puli'an colle mane) per assicurare un minimo di igiene ai nostri figli.
Vorrei parlarle di quello che la scuola dovrebbe fare: insegnare. Non voglio iniziare adesso una discussione, che pure sarebbe importante, su COSA e su COME si dovrebbe insegnare. Su questo argomento ben altre menti operano dentro e al di fuori del suo Ministero, offrendole suggerimenti che Lei sono sicura accoglie con il debito ossequio.
Una volta stabilito cosa si deve insegnare, per farlo occorrono gli insegnanti: su questo penso lei possa concordare con me. Non credo che lei auspichi una scuola in cui il compito docente sia svolto da altre figure. Penso possa concordare con me anche sul punto che gli insegnanti della scuola pubblica, assunti dallo Stato in base a specifiche qualifiche (tranne gli insegnanti di Religione cattolica per cui vale in parte un discorso diverso, ma anche su questo non mi voglio soffermare), devono essere pagati dallo Stato, e devono essere sufficienti per assicurare agli alunni la frequenza a un corso di lezioni organico (ovvero, se 'un c'è i' professore, mi dici chi è che dovrebbe 'nsegnà, maremma 'ane?).
Fonti non ufficiali, faziose e influenzate dalla campagna denigratoria abilmente orchestrata da certa stampa di sinistra (i soliti 'omunistacci, ma lei 'un ci faccia 'aso), parlano di una costante diminuzione del numero degli insegnanti stessi, di una contrazione dei fondi per cui gli istituti non arrivano neanche a pagare le supplenze, campagna che ha dato origine a una lettera dei presidi del Lazio che Lei ha criticato.
Io son voluta andare a vedere le statistiche ufficiali per controllare se per l'anno prossimo i miei figli avranno la possibilità di avere un insegnamento impartito da un docente almeno la maggior parte del tempo (se i' maestro o professore manca meno di cinque giorni, a guardà i figlioli ci va i' bidello, o un altro professore d'un'altra materia, questo si sapeva, giue...). Purtroppo non le ho trovate perché sul sito del Ministero le ultime statistiche risalgono all'anno scolastico 2006/2007 ovvero ben prima che Lei fosse nominata. Le uniche notizie disponibili sono sui siti dei sindacati, e parlano di ben consistenti tagli e di una diminuzione ulteriore del numero dei docenti.
Allora sarei a farle una semplice domanda, anzi, due:
• A fronte della severità che Lei auspica in ogni suo intervento nei confronti degli alunni disattenti e svogliati, ci possiamo aspettare un rigore e un'attenzione per lo meno pari da parte del Ministero nell'assicurare a TUTTI gli alunni della scuola pubblica (tutti!) la presenza di un insegnante, possibilmente per tutto l'anno, in tutte le materie (Ti pare si 'hieda di più di quello che ci s'aspetta? A me no, mi parrebbe il minimo, ma sai, di 'uesti tempi...)?
• È possibile iniziare un serio dibattito pubblico sulle risorse da attribuire alla scuola, ascoltando prima di tutto le voci degli operatori e i loro gridi di allarme, e poi badando alle esigenze del bilancio? (Chi comanda costaggiù in Viale Trastevere, te, Gelmini, o Tremonti?)
Con osservanza mi firmo
una mamma
Fonte Don Giorgio Capitani
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