"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

giovedì 12 novembre 2009

UNA REGIONE DA SCIOGLIERE







di Marco Travaglio







Uno s’illude che esista un limite alle fesserie. Poi ascolta Maurizio Lupi e si mette il cuore in pace. L’altra sera l’ubiquo pretino devoto a San Silvio era in pellegrinaggio a Ballarò. Dove gli è toccato difendere pure San Nicola, nel senso di Cosentino, il sottosegretario che sarebbe già in galera se non si fosse rifugiato per tempo in Parlamento e al governo. Il cosiddetto onorevole Lupi strillava: “Non si può parlare del caso Cosentino in tv, tantomeno nel servizio pubblico, in assenza di Cosentino e del suo avvocato”. E l’impavido Floris: “Giusto, qui non si fa cronaca giudiziaria”. Non sia mai che gli scappi una notizia.



Scodinzolini non avrebbe saputo dire meglio.
Così del caso Cosentino ha parlato solo Lupi, ovviamente per assolvere San Nicola: “Non può essere un camorrista visto che fa parte di un governo e di un partito quotidianamente impegnati nella lotta alle mafie”.
E giù la solita sfilza di dati sui beni sequestrati e sui latitanti arrestati, come se a sequestrarli e ad arrestarli fossero il Popolo della libertà e il governo Berlusconi.
Nessuno ha ricordato a questo bel tomo che gli arresti e i sequestri li fanno i magistrati: gli stessi che lui e la sua cricca attaccano ogni giorno come deviati, politicizzati, golpisti, antropologicamente diversi dalla razza umana. Gli stessi che vogliono arrestare Cosentino.




Per fortuna, con buona pace di Menzognini e Floris, un po’ di cronaca giudiziaria sopravvive sui giornali e sulla Rete. Così chi volesse sapere qualcosa delle accuse a Cosentino senza farsele raccontare da Lupi ce la può fare. Basta leggere qualche pagina a caso dell’ordinanza del gip di Napoli per farsi un’idea di cos’è diventata la politica in Campania. Roba da rimpiangere i Gava, detti anche “Fetenzìa”.
La regione s’è messa in pari con la Calabria, dove su 50 consiglieri regionali 35 sono inquisiti o condannati. Al confronto la regione Sicilia è un convento di clarisse.
Oggi Il Fatto pubblica le pagine gialle degli inquisiti campani di destra, centro e sinistra. Ma si faceva prima con l’elenco dei non indagati.
Il governatore Bassolino ha tre procedimenti e un rinvio a giudizio
per monnezza e dintorni, con l’accusa di aver truffato la regione che egli stesso rappresenta (è imputato e contemporaneamente parte civile contro se stesso).




Infatti il Pd vuole sostituirlo col sindaco di Salerno, De Luca, che di rinvii a giudizio ne ha due.
L’ex presidente Pd della provincia di Caserta, De Franciscis, dopo aver dato un appaltone al fratello di un boss casalese, è scappato a Lourdes.
La presidente del consiglio regionale Sandra Mastella, imputata per concussione, non può più metter piede in Campania: dovrà convocare il consiglio regionale della Campania fuori dalla Campania, come i governi in esilio in tempo di guerra.
Il marito Clemente, eurodeputato ma del centrodestra, è imputato pure lui per concussione.
Ed eccoci al Pdl.
Cosentino è coordinatore regionale. Il suo vice è Landolfi, indagato per corruzione e truffa “con l’aggravante di aver favorito il clan camorristico La Torre”. Il vicecapogruppo alla Camera Bocchino è indagato per lo scandalo Romeo, assieme al pidino Lusetti e a mezza giunta Iervolino (che almeno qualcuno l’ha mandato a casa).




Qualche anno fa, su MicroMega, i pm Ingroia e Scarpinato proposero di allargare alle regioni la legge che consente di sciogliere i comuni infiltrati dalle mafie. Apriti cielo: furono tacciati di golpismo giudiziario. Ora, con le notizie che arrivano dalla Campania, quella proposta appare minimalista. Andrebbe estesa alle regioni e ai comuni infiltrati dalla corruzione. Altro che elezioni: la regione Campania va sciolta e commissariata per cinque anni. Perché la politica s’è infiltrata nella camorra e, a lungo andare, ha finito per corromperla.





Logica e coerenza non sono doti italiche altrimenti non saremmo a questo punto, anche se ogni tanto salta fuori l'eccezione, ce ne sono pochi, pochissimi uomini con doti simili , Marco Travaglio è fra questi, se solo fossimo capaci di tanto almeno metà degli italiani.
Non me ne voglia nessuno se leggendolo e ascoltandolo lo paragono a Socrate, ogni suo scritto ed ogni suo discorso , al di là della precisa documentazione, è frutto di un pensiero solo suo, è ciò mi incanta.
(Francesca)

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