"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 17 gennaio 2010

Italiani brava gente




di Cleophas Adrien Dioma*

Sento molte volte dire questa cosa qui. Sento spesso dire “noi italiani non siamo razzisti”. Siamo brava gente. Sono gli stupidi che si comportano in una certa maniera. Ah si? Davvero? La politica è stupida? I politici sono stupidi? La stampa è stupida? I giornalisti? È vero, non possiamo sempre generalizzare, ma alla fine uno che fa politica, qualche volta da una vita, facendo determinate scelte o dicendo determinate cose, non posso considerarlo stupido. Un giornalista che scrive determinate cose senza veramente cercare di stare attento (forse non vuole neanche esserlo) a quello che può provocare, ciò che scrive non può essere considerato stupido.

Io non so se gli italiani sono delle brave persone. So solo che qui nel mio nuovo paese ci sono delle persone per bene e delle persone cattive. Delle persone aperte come delle persone ottuse, che non capiscono niente. Ma questa è una cosa normale. In ogni paese troviamo questa realtà. Persone aperte agli altri e persone che rifiutano l’incontro. Non è quello che mi spaventa. Quello che mi spaventa è il fatto che essere stupido, ottuso o razzista non sia più un problema. Possiamo odiare i neri, parlare male dei rumeni, dare la caccia agli altri senza avere nessun timore. Alla fine è tutto permesso. I politici possono essere razzisti, i giornalisti possono scrivere dei testi che portano all’odio verso l’altro, i tifosi possono cantare delle canzoni contro i negri, i poliziotti possono picchiare ragazzi di colore. Non è razzismo. È stupidità. Se un datore di lavoro uccide il suo lavoratore solamente perché richiede il suo salario, non è razzismo è stupidità. Poi alla fine sono atti isolati. Questi atti isolati diventano tanti però. Gli stupidi crescono molto. La stupidità sta diventando una malattia contagiosa in Italia. E non possiamo fare finta di niente. Dire sempre “non è grave”. Cos’è più grave: un senegalese ammazzato perché richiede il suo dovuto e meritato stipendio o il nostro premier aggredito da un malato mentale?. Cos’è violenza? Un ragazzo nero ammazzato perché voleva rubare dei biscotti o immigrati ubriachi che pestano un poliziotto a Parma? Quando sento alla televisione, o sulla stampa parlare di abbassare i toni dopo l’aggressione del premier, mi chiedo se questo abbassamento dei toni è solo per questa faccenda o riguarda anche tutte le parole e le scritte di violenza (qualsiasi violenza) che girano attorno alle realtà delle cosiddette persone straniere.

Questa violenza istituzionale porta tanta gente a credersi legittimata a tenere comportamenti razzisti o violenti verso l’altro con tutte le conseguenze e atti che quello comporta. Cos’è più illegale? Il fatto che molti sfruttano tanti immigrati senza documenti per il lavoro nero o il reato di clandestinità? Io credo che ci dobbiamo fare le vere domande per cercare di trovare le risposte adeguate. Io credo che la clandestinità non sia una cosa giusta per l’Italia ma neanche per i clandestini. Io lo sono stato e voglio dire che non è stata un’esperienza piacevole. Non è bello “non esistere”. Non essere. Non potere avere ragione né torto. Non potere alzare la mano e dire quello che si pensa. Non è bello lavorare in nero. Senza diritti e senza neanche certezze. Senza sicurezza. Nelle mani di persone spesso senza scrupoli. E non è mai una bella scelta quella di fuggire da casa propria per andare in un paese che può essere qualche volta ostile. Nessuno scappa per piacere. Ognuno, credo, sta bene a casa propria. Ma, dal momento che siamo qui, chiediamo rispetto per quello che siamo: esseri umani. Poi possiamo parlare di regole, di leggi. Delle cose che si possono fare, di quelle che non si possono fare, del modo in cui potremmo creare una società nella quale tutti noi possiamo stare bene. Ma senza rispetto verso l’altro non ci sarà mai nessuna soluzione.

Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del festival Ottobre Africano. Collabora con “l’Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.

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2 commenti:

  1. Complimenti Lorenzo per aver pubblicato questo Post

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  2. Giusto!! Bellissimo articolo, vorrei solo dire a Cleopyas Adrien Dioan che di articoli simili in Italia avrebbero dovuto scriverli gli italiani stessi, anni addietro, quando il razzismo veniva manifestato sugli italiani del Sud. I nuovi "immigrati" hanno scelto il Paese sbagliato, avrebbero dovuto leggersi gli articoli giornalistici degli anni '80/'90 prima di venire da Noi, senz'altro avrebbero preso atto che gli italiani non hanno mai abbandonato gli ideali fascio-nazisti, ora si sono eccentuati con maggiore forza, perchè in politica la voce grossa hanno ripreso a farla i vecchi amanti di Mussolini e Hitler.

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