"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

giovedì 25 febbraio 2010

Sentenza Google


Ieri tre manager di ‘Google’ sono stati condannati per non aver rimosso un video riguardante dei maltrattamenti inflitti ad un ragazzo affetto da sindrome di Down e pubblicato sulla piattaforma di You Tube.

Il 28 novembre 2009 avevo espresso loro, in occasione della richiesta di condanna da parte della Procura di Milano, la mia solidarietà (leggi l'articolo), oggi torno a farlo poiché sono stati condannati a sei mesi di reclusione con la condizionale. La condanna penale è arrivata anche se i legali della vittima hanno ritirato la querela, mentre gli imputati sono stati assolti in ambito civile dall’accusa di diffamazione, causa intentata dal comune di Milano e dall'associazione ‘ViviDown’ che si erano costituite come parte civile.

Ieri, con questa triplice condanna alla libertà della Rete, hanno perso tutti.
Per comprendere il senso della sentenza basterebbe un esempio: è come se si accusasse un gestore telefonico per aver consentito una telefonata tra un ricattato e un ricattatore.

Il ragazzo affetto dalla sindrome di Down è stato salvato da You Tube. E chissà, grazie a quel filmato, quanti altri casi sono stati evitati e quanti ne sono cessati. Il comune di Milano avrebbe dovuto invitare a segnalare altre situazioni di abuso.

Internet è uno strumento di ascolto e comprensione di fenomeni sociali che, proprio perché da condannare, sono una realtà che va affrontata e non occultata. Quale messaggio trasmette agli adolescenti l’interpretazione di questo caso?

E che dire, torno a ripetere, di quel sicario della camorra le cui immagini furono trasmesse in televisione e su You Tube, consentendone la cattura da parte delle Forze dell’ordine? Dovremmo aspettarci allora che le emittenti televisive e You Yube possano ricevere, nei prossimi giorni, una denuncia per violazione della privacy da parte dei familiari della vittima o di qualche passante poiché ripresi e mandati in onda nel filmato dell’esecuzione?

I pm milanesi hanno giustificato la sentenza con un laconico: "Con questo processo abbiamo posto un problema serio, ossia la tutela della persona umana che deve prevalere sulla logica d’impresa".

Ritengo che questa sentenza abbia minato la tutela della persona e dei suoi diritti fraintendendo gli eventi ed evidenziando una lacunosità della disciplina in materia.

Mi auguro che la sentenza d’Appello possa stabilire una corretta interpretazione degli avvenimenti.

Di Pietro


Concordo sostanzialmente su tutto quanto scrive l'On Di Pietro sul suo blog in merito alla sentenza Google.

Io vedo questa sentenza come un ulteriore attacco al web. Dice bene l'on. quando fa l'esempio del gestore telefonico.


Lorenzo

2 commenti:

  1. Come semmpre Di Pietro è la voce fuori dal coro, ma chi capirà che lo strumento internet è importante proprio per fermare questi fenomeni. Vogliono censurare la rete e da qualche parte devono pure cominciare, lo fanno con il classico lavaggio del cervello fingendo di tutelare il cittadino ma così tolgono i mezzi per tutelare se stessi... come da prassi!
    Vedi intercettazioni telefoniche.

    RispondiElimina
  2. E' vero Francy. In politica servono persone di sostanza, che badino ai fatti facendo salvo i principi di libertà calandoli ogni volta nelle varie situazioni.
    Di Pietro è una di queste persone

    RispondiElimina