"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 6 giugno 2010

Giornali del Regime







"Prima ti isolano, poi ti uccidono". Questo è il pensiero che ho avuto quando ho letto il libello:


"I silenzi e le ambiguità dell'onorevole Di Pietro" sul Corriere della Sera a firma di Marco Imarisio. Un lungo articolo richiamato in prima pagina, corredato da foto, basato su insinuazioni infamanti e, allo stesso tempo, puerili. La laurea a tempo di record, l'asse Lucibello - D'Adamo, la foto con Contrada degna del Bagaglino. Insomma escrementi di scrittura, merda mediatica per screditare Antonio Di Pietro. Nulla di strano se l'articolo fosse comparso su Libero o Il Giornale: difendono gli interessi del loro proprietario, Silvio Berlusconi.
E lo fanno alla luce del sole, quindi sono sostanzialmente innocui. Per il Corriere della Sera il discorso è totalmente diverso. E' il quotidiano più diffuso in Italia, in apparenza moderato, e esercita una forte influenza sull'opinione pubblica. Il fatto che il Corriere sia stato l'organo ufficioso della P2 ai bei tempi di Gelli e di Tassan Din è ormai dimenticato. L'articolo è accompagnato da un occhiello inquietante: "Il caso", ma di casi non ne riporta neppure uno. Il portavoce Imarisio lancia il sasso e ritira la mano in modo così grottesco da dubitare della sua salute mentale: "Ad anni alterni torna fuori, tra dubbi e ironie, il suo personale tour de force per laurearsi in Legge alla Statale di Milano... L'Istituto di presidenza della facoltà confermò che tutto era in regola. Ma le illazioni, falsità di vario genere, sono proseguite, nel silenzio del diretto interessato...". Il "diretto interessato" ha mostrato la sua laurea in un video e querelato Berlusconi che l'aveva messa in dubbio. Che altro doveva fare? Telefonare a Imarisio? Il quale non molla: "Dopo la sua recente pubblicazione con il dirigente del Sisde Bruno Contrada (in una caserma dei carabinieri e ben prima che Contrada fosse arrestato, ndr) il Corriere lo invitò a un confronto sul tema". Antonio Di Pietro ha risposto sulla stampa e sul suo blog, anche se, a mio avviso, era sufficiente una pernacchia.
Di quale confronto sul tema si parla se non c'è nessun tema? La chiusa sulle dichiarazioni di Minzolini è da applausi piduistici: "Secondo Di Pietro la pubblicazione dei verbali dell'architetto Zampolini va letta come "parte di una strategia eversiva" nei suoi confronti, decisa da "mandanti e beneficiari occulti", Colpa delle lobby, colpa di una informazione schierata contro di lui". Di Pietro ha respinto in modo circostanziato le accuse e querelato. Che altro doveva fare? Telegrafare al Corriere per metterlo al corrente?
Il sottotitolo è, infine, puro prodotto allucinogeno: "Sospetti e accuse inseguono da tempo (da quello di Previti, ndr) l'ex pm. Lui in tribunale ha sempre vinto, ma su alcune questioni non ha ancora fatto chiarezza". Ma se in tribunale ha sempre vinto, che altro doveva chiarire?Imarisio comunque non c'entra e neppure l'addetto alla portineria del Corriere, l'ex giornalista Ferruccio De Bortoli.
La linea del Corriere la decide il consiglio di amministrazione, per l'appunto le lobby. Ecco un breve e incompleto elenco (*) dei consiglieri RCS:
Philip Elkann, presente anche nel consiglio Fiat, Diego Della Valle, presente nei consigli di Assicurazioni Generali, Tod's e CIA, Jonella Ligresti, presente nei consigli di Mediobanca, Italmobiliare, Milano Assicurazioni, Fondiaria e Premafin finanziaria, Enrico Salza, presente nel consiglio di Intesa San Paolo, Bernardino Libonati, presente nei consigli di Telecom Italia, Telecom Italia Media e Pirelli, Renato Pagliaro, presente nei consigli di Pirelli, Mediobanca e Telecom Italia.
La barzelletta che la linea editoriale del Corriere è decisa dal direttore e dal comitato di redazione è, per l'appunto, una barzelletta. Quando vedrò un articolo del Corriere come quello su Di Pietro su Della Valle, Ligresti o Philip Elkann, forse mi ricrederò.
Antonio Di Pietro non deve rimanere isolato.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

5 commenti:

  1. Francy, non sanno che prima o dopo esce la verità intanto infangano.

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  2. Sulle zozzerie risponde Travaglio

    Sulla laurea Di Pietro ha prodotto ogni documento, comprese le testimonianze dei prof. che lo esaminarono, ma B. 2 anni fa tornò a insinuare che l’avessero laureato i servizi segreti: Di Pietro l’ha querelato, ma la giunta della Camera ha dichiarato B insindacabile

    Su D’Adamo e Lucibello si è tenuto per 3 anni un processo a Brescia dove Di Pietro ha sostenuto decine di ore di interrogatori e prodotto t di carta

    Il Corriere accusa Di Pietro di silenzi sul dossier dell’84 su Pazienza “che fan sospettare legami coi servizi e Usa”, quando era Pazienza ad avere legami con loro. Di Pietro in ferie alle Seychelles, vide che il ricercato Pazienza stava là protetto da autorità italiane e avvertì i pm. Solo un malato di mente può chiedere a un pm di discolparsi per aver segnalato il rifugio di un ricercato e i nomi dei favoreggiatori: sarebbe stato scandaloso il contrario

    Contrada. Di Pietro partecipò a una cena organizzata nel ’92 dai Carabinieri di Roma, dove s’imbucò Contrada PRIMA che fosse arrestato: con tutti quelli che (anche sul Corriere) han difeso Contrada DOPO l’arresto e la condanna per mafia, si chiede conto a Di Pietro per averlo incrociato PRIMA

    Caso Napoli e figlio. I rapporti col funzionario inquisito Mautone erano così affettuosi che il ministro Di Pietro lo trasferì come fece con Balducci. Il figlio Cristiano, per aver raccomandato un elettricista, si dimise dall’Idv

    Sulle presunte case vaticane, Di Pietro ha già risposto
    Il Corriere cita le accuse di Veltri e Di Domenico, ma non dice che per quelle accuse Veltri ha perso la causa in tribunale e Di Domenico ne ha perse 19

    Attendiamo con ansia dal Corriere un dossier “Silenzi e ambiguità dell’on. B” sulle origini dei soldi, sui rapporti con la mafia ecc. E' certo da De Bortoli un supplemento a dispense, rilegabile in comodi volumi, tipo Treccani

    (cmq basta l'atteggiamento pieno di riverenza e servilismo del direttore De Bortoli davanti a Berluska per capire...) Che schifo questo Paese!

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  3. Vanda devono toglierselo dai piedi perchè è l'unico che sta lottando come una jena contro il ddl. sulle intercettazioni, è l'unico politico che vuole i delinquenti in galera.. in particolar modo quelli che rivestono un ruolo istituzionale, senza Di Pietro le cose filerebbero con il vento in poppa visto che D'Alema è loro grande alleato, Bersani non ha carisma e quindi, infangare chi li contrasta è la parola d'ordine, stile tipico di Benito Mussolini.

    Miryam saresti un avvocato formidabile :))

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  4. Io sarei per un'idea apartitica. Ormai non si può più contare sui partiti.In Italia come anche in tutta l'Unione Europea la democrazia partecipativa non esiste più.L'unico diritto rimasto è quello di andare a votare.E poi dobbiamo smetterla con Travaglio & co, sono diventati solo delle valvole di sfogo verso la gente.

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  5. Alessio,
    quanto dici è vero, la democrazia occidentale ormai fa acqua da tutte le parti, ma per attuare la Tua idea occorre un leader carismatico, e dubito fortemente che ce ne sia uno da qualche parte, le folle hanno bisogno sempre e comunque di un capo, senza non si otterrà mai nulla, è un dato di fatto.
    Costituire gruppi divisi ormai è di moda ma non approderanno mai a nulla, ognuno di loro milita per un'idea personale e non accetta di aggregarsi agli altri, pur avendo gli stessi obiettivi.
    La vedo dura, la storia insegna che ci sono voluti secoli per destabilizzare un potere e l' occidente è solo agli inizi del malcontento.

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