"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

giovedì 17 giugno 2010

Tira Molla

Intercettazioni, Bossi incontra Fini
Berlusconi irritato: stufo di galleggiare

Il Senatùr: «Serve un'intesa con il Quirinale, se non firma siamo fregati». Casini: raccogliere disponibilità a modifiche

ROMA (17 giugno) - Manovre in corso sul ddl intercettazioni. Dopo che ieri anche il premier Silvio Berlusconi ha aperto all'ipotesi di modifiche del ddl e di un rinvio a settembre dell'approvazione del provvedimento, stamani c'è stato un incontro tra il leader della Lega, Umberto Bossi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. L'incontro ha provocato l'irritazione di Silvio Berlusconi.

«Bisogna dare un'accelerazione per trovare una via d'uscita e per farlo bisogna parlare con Berlusconi e il Capo dello Stato perché se il presidente della Repubblica non firma siamo fregati - ha affermato Bossi dopo aver incontrato Fini - Se tra Berlusconi e il presidente della Repubblica si trova una soluzione si può andare avanti. Speriamo di trovare una soluzione», ha aggiunto Bossi che già ieri aveva aperto a modifiche del ddl. E a chi gli chiede se ci sia già una soluzione, il senatur risponde: «Su alcuni punti si può lavorare, una soluzione ancora non c'è ma sono fiducioso».

La presa di posizione Bossi, aperto a modifiche del ddl, è piaciuta a Fini. Quando stamattina Bossi si è avvicinato in Aula allo scranno presidenziale, Fini lo ha ringraziato della sua "apertura" sul fronte del ddl e l'esponente del Carroccio allora ha chiesto un breve colloquio proprio per fare il punto sul provvedimento. I due leader si sono visti faccia a faccia nella sala del governo, proprio dietro l'Aula di Montecitorio, per oltre 20 minuti.

Berlusconi: stufo di galleggiare. Impegnato a Bruxelles, già irritato dalla lettura dei giornali (che secondo lui continuano ad attribuirgli frasi mai dette), quando Silvio Berlusconi ha saputo che Umberto Bossi era andato da Gianfranco Fini, si è definitivamente rabbuiato. Ai più stretti collaboratori avrebbe ripetuto una frase che suona più o meno così: o mi lasciano governare o è meglio andare a votare, perché non voglio galleggiare come hanno fatto i governi che mi hanno preceduto.

Chi era con il premier, giura che Berlusconi non era informato dell'incontro. Quando ha saputo del faccia a faccia, il Cavaliere ha cercato di capire con i più stretti collaboratori il significato della vicenda. Su questo punto le tesi discordano: dal suo entourage escludono che Berlusconi se la sia presa con Bossi. L'amicizia che li lega è salda e lo considera un alleato fedele. Altri, nel Pdl, danno una lettura diversa: sono quelli che vedono con sospetto la mossa del Senatur e attribuiscono al premier gli stessi dubbi e la stessa preoccupazione. Su una cosa tutti concordano: il premier è fortemente irritato dall'atteggiamento di Fini. Non solo perché convinto che stia cercando di incrinare l'asse fra lui e Bossi, ma perchè continua a non capire quale sia il suo obiettivo.

L'accusa a Fini è quella di aver indebolito la maggioranza, dando modo al composito fronte anti-ddl di rafforzarsi. Non solo in Italia, ma anche all'estero. «Credo che Berlusconi sia ormai rassegnato all'idea che il testo sulle intercettazioni, che lui stesso aveva già disconosciuto, venga ulteriormente modificato», riferisce un dirigente della maggioranza. Tanto che spunta addirittura l'ipotesi che Berlusconi possa rinunciare del tutto al provvedimento.

Casini: raccogliere disponibilità di Bossi. «Siamo tutti spiati noi, io sicuramente sì, gli italiani penso un po' meno. Ma al di là di quanto siamo spiati io credo sia giusto tutelare la privacy, sia giusto tutelare il diritto di riservatezza degli italiani, ma noi dobbiamo fare una legge che, tutelando questo diritto, non impedisca alle indagini delicate di avvalersi di uno strumento fondamentale come le intercettazioni telefoniche: servono in modo determinante per sconfiggere criminalità e delinquenza». Lo ha detto il leader dell'udc, Pier Ferdinando Casini, ospite di Unomattina. «Bossi ha detto "siamo aperti ai consigli che verranno presentati in Parlamento". Visto che litigo sempre con la Lega, voglio dare atto a Bossi che ieri ha detto una cosa seria, perché la Camera non è il passacarte del Senato. Per cui è giusto che il bicameralismo serva a migliorare le leggi che si fanno e io credo che la disponibilità di Bossi debba essere raccolta dalle opposizioni: noi dobbiamo migliorare la legge», ha aggiunto Casini.

«Un provvedimento immondo, immorale, incostituzionale e inemendabile»
, ha ribadito invece Antonio Di Pietro. «Tutti i tentativi per indorare la pillola sono solo dei tentativi di inganno per gli italiani - ha continuato il leader Idv -. Questo provvedimento deve essere fermato a ogni costo, dentro e fuori al Parlamento».

«I numeri del governo sulle intercettazioni sono mistificatori perché non tengono conto che per ogni persona ci sono più utenze intercettate, quindi gli intercettati non corrispondono al numero delle intercettazioni che sono molte di più. Dire che viviamo in un Paese di spiati è una bugia assoluta». Lo ha detto Nino Di Matteo, presidente dell'Anm di Palermo, all'assemblea dell'associazione sui tagli alla magistratura della manovra finanziaria. «Se i costi lievitano - ha ribadito - non è perché aumentano le intercettazioni ma perché le aziende esterne a cui ci affidiamo ci fanno pagare sempre di più. Se non avessimo fatto uso delle intercettazioni molti latitanti e mafiosi pericolosi sarebbero ancora in giro. Non chiediamo soltanto di permetterci di lavorare bene».

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