"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

mercoledì 30 giugno 2010

La cosa Berlusconi



La Cosa Berlusconi:

"L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento
(José de Sousa Saramago)

La Cosa Berlusconi. "L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento.
Non trovo altro nome con cui chiamarlo. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee.
I valori fondanti dell’umana convivenza vengono calpestati ogni giorno dalle viscide zampe della cosa Berlusconi che, tra i suoi vari talenti, possiede anche la funambolica abilità di abusare delle parole, stravolgendone l’intenzione e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, nome del partito attraverso cui ha raggiunto il potere.
L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento.
Per ragioni di carattere semantico e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente in Italia possiede una carica più negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa. È stato per rendere in modo chiaro ed efficace quello che penso della cosa Berlusconi che ho utilizzato il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli ha attribuito nel corso del tempo, nonostante mi sembri molto improbabile che Dante l’abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica quotidiana della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o a dettami morali”. La definizione calza senza fare una piega alla cosa Belusconi, a tal punto che sembra essere più la sua seconda pelle che qualcosa che si indossa per l’occasione. È da tanti anni che la cosa Belusconi commette crimini di variabile ma sempre dimostrata gravità. Al di là di questo, non solo ha disobbedito alle leggi ma, peggio ancora, se ne è costruite altre su misura per salvaguardare i suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, per quanto riguarda i dettami morali invece, non vale neanche la pena parlarne, tutti sanno in Italia e nel mondo che la cosa Belusconi è oramai da molto tempo caduto nella più assoluta abiezione. Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché gli potesse servire da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui stanno trascinando i valori di libertà e dignità di cui erano pregne la musica di Verdi e le gesta di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale per l’Europa e gli europei.
È questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel sacco dell’immondizia della Storia. Gli italiani glielo permetteranno?

Fonte :http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/06/08/la-cosa-berlusconi/

domenica 27 giugno 2010

Italia in vendita

GLI ENTI LOCALI POSSONO FARE RICHIESTA

Demanio, la lista dei beni in vendita:
Da Porta Portese, alle isole, alle Dolomiti

11.009 schede per un totale di 19.005 tra fabbricati e terreni che in base al federalismo possono essere venduti

Porta Portese a Roma (Foto Ansa)
Porta Portese a Roma (Foto Ansa)
ROMA - Dal mercato di Porta Portese agli «isolotti prossimi alla Maddalena» alle Dolomiti. L'agenzia del demanio mette nero su bianco la lista dei beni dei quali gli enti locali (in primis i Comuni) possono fare richiesta in base al federalismo demaniale. Fabbricati e terreni che possono ottenere a titolo gratuito, con l'obiettivo della loro valorizzazione ma non solo, anche eventualmente della «alienazione», ovvero la vendita, a patto che l'introito sia destinato all'abbattimento del debito pubblico. Tanto è vero che accanto a ogni «bene», viene indicato un «valore di inventario», che ammonta complessivamente a poco più di tre miliardi.

L'isola della Maddalena (Foto Ansa)
L'isola della Maddalena (Foto Ansa)
ELENCO PROVVISORIO - Infatti accanto a ogni «bene», viene indicato un «valore di inventario», che ammonta complessivamente a poco più di tre miliardi (3.087.612.747). L'«elenco provvisorio» messo a punto dall'agenzia del Demanio e di cui l'Agenzia Ansa è in possesso, è composto di 11.009 schede per un totale di 19.005 cespiti.
È quello del Lazio e in particolare di Roma il territorio «più fortunato», con beni che, oltre allo storico mercato di Porta Portese vanno dal cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti al museo di Villa Giulia all'intero Idroscalo di Ostia dove morì Pier Paolo Pasolini. Ma nella lista di patrimonio disponibile entrano anche pezzi di torrente, fari (come quello di Mattinata sul Gargano) spiagge e addirittura isole, come gli «isolotti prossimi all'isola di Caprera» e l'intera isola di Santo Stefano vicino a Ventotene che viene resa disponibile «pezzo per pezzo», dall'ex carcere all'approdo agli arenili.




Federalismo, i beni del demanio in vendita
Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita Federalismo, i beni del demanio in vendita
LE DOLOMITI - Dalle Tofane al Sorapis, dalla montagna dei «Set Sass» Val Parola nel Col di Lana alla «Croda del Becco» a Cortina, dall'Alpe Faloria alla Croda Rossa-Monte Cristallo sempre in zona. Ci sono anche una serie di «pezzi» di Dolomiti nell'elenco dell'Agenzia del Demanio che fa la «lista della spesa» dei beni trasferibili agli enti locali con il federalismo demaniale
Fonte. Corriere della Sera 27 giugno
Dobbiamo stare attenti venderanno anche noi, ci ritroveremo venduti senza saperlo.

mercoledì 23 giugno 2010

Maturità 2010. E poi dicono che non esaltano il fascismo


ARGOMENTO: Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader.
DOCUMENTI
«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. (Vivissimi e reiterati applausi — Molte voci: Tutti con voi! Tutti con voi!) Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda; se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! (Applausi).
Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! (Vivissimi e prolungati applausi — Molte voci: Tutti con voi!)»
Benito MUSSOLINI, Discorso del 3 gennaio 1925
(da Atti Parlamentari – Camera dei Deputati – Legislatura XXVII – 1a sessione – Discussioni – Tornata del 3 gennaio 1925
Dichiarazioni del Presidente del Consiglio)

Seguono poi citazioni di Togliatti, di Moro e di Wojtyła

Osservare bene la data del discorso: 3 gennaio 1925


« E adesso, potete preparare la mia orazione funebre. »
(Frase di Matteotti ai compagni di partito, dopo il discorso alla Camera del 30 maggio 1924 con il quale denunciò i brogli dei fascisti durante le elezioni del 1924)

Mussolini stesso, il giorno seguente al discorso del deputato socialista, scrisse sul "Popolo d'Italia" che la maggioranza era stata troppo paziente e che la mostruosa provocazione di Matteotti meritava qualcosa di più concreto di una risposta verbale.
Il 10 giugno dello stesso anno Giacomo Matteotti venne rapito e ucciso da sicari fascisti. Il suo corpo venne ritrovato il 16 agosto successivo nei dintorni di Roma.
Secondo una delle ricostruzioni, pare che il presidente del Consiglio, rientrato a palazzo Chigi dopo il famoso discorso del deputato socialista si sia rivolto a Giovanni Marinelli (capo della polizia segreta fascista) urlandogli: «Cosa fa questa Ceka? Cosa fa Dumini? Quell'uomo dopo quel discorso non dovrebbe più circolare...».[Questo sarebbe bastato a Marinelli per ordinare al suo sicario Dumini di uccidere Matteotti. Fu lo stesso Marinelli ad ammetterlo a Cianetti e Pareschi vent'anni più tardi quando si trovò con loro e gli altri traditori del 25 luglio 1943 nel carcere di Verona per essere processato.


Quali deduzioni da questo episodio?

Repubblica pubblica il pensiero di alcuni storici che ritengono fuori contesto la frase di Mussolini:

Mussolini è un oggetto storico, nessuno scandalo nel far lavorare gli studenti su un suo testo", concede Claudio Pavone, storico della Resistenza, ma subito accusa: "mi pare orribile però che si sia scelta una citazione che, tagliata in quel modo, può persino apparire seducente".Eppure è un brano del famigerato discorso con cui Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità dell'omicidio Matteotti; ma uno studente particolarmente studioso lo poteva dedurre solo dalla data, 3 gennaio 1925. "Sì, ma chi non riesce a risalire a quel contesto storico di sopraffazione rischia di prendere per buona, perfino esaltante, la retorica strumentale con cui Mussolini usò il concetto di giovinezza. Accostare quella frase ad altre citazioni sotto un titolo generico, mi pare faccia parte di un certo modo pericoloso di depoliticizzare il fascismo".

Anche per Emilio Gentile, allievo di Renzo De Felice e studioso dell'ideologia fascista, non c'è nessun problema a proporre citazioni del Duce, anzi: "Partire da Mussolini per un'analisi storica dell'uso del mito giovanilista nella cultura politica italiana mi sembra addirittura obbligatorio. È quella specifica citazione che trovo completamente sbagliata". Alternative? "Il Mussolini del '19, del fascismo nascente, dell'ideologia vitalista, del mito della giovinezza. Anzi, per dirla tutta, avrei trovato più stimolanti citazioni di leader politici giovani che parlano di giovani: Italo Balbo, Antonio Gramsci, Piero Gobetti... I personaggi scelti invece sono tutti leader anziani (uno, papa Wojtyla, non è neanche un leader in senso proprio) che parlano di gioventù da un'ottica di potere". Sbagliato soprattutto far parlare il Mussolini della crisi Matteotti: "Quello è il discorso con cui dà l'ultimo colpo alle libertà politiche in Italia, il tema della giovinezza è per lui ormai solo uno strumento retorico. La trovo una citazione fuorviante proprio rispetto alla traccia, per trattarla adeguatamente bisognerebbe partire non dai giovani ma dalla nascita di una dittatura. Anche ammesso che uno studente si ricordi il delitto Matteotti, il suo tema sarà comunque "fuori tema"".Guido Crainz, autore di "Autobiografia di una repubblica", è della stessa idea: "Se uno studente è capace di inquadrare bene quel momento storico e decifrare la funzione retorica della frase di Mussolini, certo, va promosso col massimo dei voti. Ma mi pare già tanto se chi ha svolto questo tema è riuscito a distinguere i contesti storici delle affermazioni di Mussolini, Togliatti, Moro. In realtà io temo che tutto si riduca a un esercizio di divagazione, dove all'esaminando è richiesto semplicemente di parlare della sua personale idea di gioventù, pescando qualche appoggio in queste quattro frasi". Insomma, un tema "televisivo", è la conclusione, "da talk show a ruota libera. Un'altra conferma del modo in cui la scuola insegna la storia: come un eterno presente sul quale esercitare un po' di digressioni personali".

E non ritenete voi che anche questo episodio sia da ascrivere al falso revisionismo che impera oggi da parte di molti "gerarchi" senza alcun tipo di patente se non quella concessa dal nuovo regime piduista?

D'altra parte non si possono mica dimenticare dichiarazioni di questo tipo:

Berlusconi: "Il fascismo in Italia non è mai stato una dottrina criminale. Ci furono le leggi razziali, orribili, ma perché si voleva vincere la guerra con Hitler.

"Berlusconi sul fascismo: "era una dittatura molto più...benigna..Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".

Le tracce complete della prova di maturità 2010

QUALE "CULTURA" SI STA TENTANDO DI IMMETTERE NELLA SOCIETA?.
Ritengo questo un fatto grave soprattutto verso le nuove generazioni.

Miriam

domenica 20 giugno 2010

Fra Brenno e Giussano

La Trota Nord


La Lega di Umberto Bossi, il ministro federalista dimezzato da Brancher, del figlio rampante e consigliere regionale per omonimia (chi lo ha votato ha scritto Bossi sulla scheda pensando al padre) e della Padania inesistente ha celebrato il suo trionfo a Pontida.
Erano in 50.000, un bel numero. Sempre gli stessi. Nel 2010, vent'anni dopo con i cappellini verdi e le bandiere celtiche, nel pratone. Secessionisti, ma non troppo. Federalisti, ma mai abbastanza, anzi sempre meno..
Con il cuore nel profondo Nord, ma il portafoglio a Roma. Tra vent'anni, un po' più vecchi, ma sempre fedeli a Brenno, a Alberto da Giussano e a Berlusconi con la sua corte di pregiudicati si ritroveranno entusiasti e canuti a calpestare l'erba.
Il nome del partito cambierà (cosa non cambia nella vita?). Non più Lega Nord, ma Trota Nord, Poi andranno tutti a pescare e qualcuno anche a ciapà i ratt.

Che l'Italia ormai non esiste più sono in pochi ad essersene resi conto, per quanto si voglia negare resta solo il potere centralizzato come controllo sulle varie Regioni da cui attingere gli introiti per i loro personali interessi.
Dubito che ci sarà mai qualcuno che possa ripristinare quella che fu una Nazione per soli 150-anni, mai stati un popolo e mai più sarà uno Stato. Simboli e frasi fatte restano ormai fumo negli occhi per non attirare troppo l'attenzione degli illusi che conservano ancora ideali di nazionalismo.
Francesca

venerdì 18 giugno 2010

La TV dei contri... chè???


20 mila manifestanti, 30 sindaci in corteo, un'autostrada bloccata in entrambi i sensi di marcia.Sono queste le cifre che descrivono le sensazioni, la rabbia e la dignità di una città che qualcuno ha definito, senza tentativi iperbolici, "una polveriera"
.La città dell'Aquila mercoledì era un fiume di bandiere nero-verdi, un mare in tempesta di cittadini per nulla stanchi di reclamare ancora una volta quelli che alcune autorità politiche definiscono ancora oggi "gesti d'attenzione" e "impegni" e che molti altri chiamano, più semplicemente, "diritti".
La scelta di manifestare il 16 giugno non è stata casuale: proprio in quella data, stando allo scadenzario fissato dal governo, scemavano i tempi utili per il pagamento della prima rata delle tasse arretrate richieste all'intera popolazione sfollata.
Poche ore prima del corteo, la promessa del governo di procrastinare i pagamenti a gennaio 2011. Un impegno solenne lanciato alla vigilia del corteo e a meno di 24 ore dalla scadenza dei pagamenti dal sottosegretario Gianni Letta e dal governatore Gianni Chiodi, da rendere operativo, secondo quanto annunciato, come emendamento alla manovra economica.
Ma L'Aquila due giorni fa non era in piazza solo per chiedere un'ulteriore sospensione della fiscalità richiesta. La città capoluogo d'Abruzzo è ancora un gigantesco raccoglitore di macerie ancora da rimuovere, è un territorio privato del suo centro storico, è la terra dalla disoccupazione dilagante, del fallimento di tutte le attività economiche, della drammatica assenza di un piano di rinascita e di ricostruzione.
E dell'insostenibile realtà di 30 mila persone ancora sfollate e sistematesi autonomamente in alloggi di fortuna.
Una fiorente città ricca di cultura ad un passo dall'essere, senza un massiccio piano di crescita, un museo a cielo aperto.
Eppure una protesta che vedeva una partecipazione paragonabile ad una manifestazione nazionale con circa 20 milioni di persone, il blocco della A24 con tanto di corteo non autorizzato sulle carreggiate, la partecipazione di sindaci e cittadini al di là dei colori politici, non è stata ritenuta di alcun interesse da parte dei telegiornali pubblici nazionali (ad esclusione del TG3).
Il TG5 ha dedicato alla notizia appena 10 secondi: un breve riepilogo da studio senza servizi collocato in dodicesima posizione, dopo la deposizione di Anna Maria Franzoni a Torino al processo per calunnie, l'arresto di narcotrafficanti a Palermo, i recenti trucchi di liquefazione della droga da esportazione e il risveglio di un alpinista in coma.
L'ultimo servizio in scaletta, quello sull'evoluzione della moda in Italia, ha goduto di ben 2 minuti di cronaca.I TG Rai hanno preferito ignorare completamente la manifestazione (e le questioni ad essa legate),Hanno trovato spazio l'incontro dei leader del Partito Popolare Europeo a Bruxelles, le nuove dichiarazioni del ministro Maroni sulla mancata protezione del pentito Gaspare Spatuzza, la condanna a 17 anni per lo stupratore Lorenzo Bianchini e il commento del ministro Mara Carfagna, ma non la protesta dell'Aquila.
Il tenore degli altri servizi che hanno arricchito il TG1 ed il TG2 trasformano l'amarezza di una gigantesca protesta ignorata in una rabbia da esclusione dolosa.
Decine di morti anche nella Cina meridionale investita da piogge torrenziali con frane e smottamenti. Queste immagini documentano la lotta disperata di un uomo che in una diga ha rischiato di essere travolto dalle acque di un fiume in piena. Per 5 ore ha resistito aggrappato ai rami - lo vediamo - di piante acquatiche. Anche quando i soccorritori lo hanno raggiunto e gli hanno gettato una scaletta metallica, ha dovuto lottare a lungo prima di riuscire a risalire.
Piange quando ricorda il figlio Samuele. Annamaria Franzoni, tornata in aula a Torino per un nuovo processo nel quale è accusata di calunnia.Il nostro appuntamento ora con la storia del risorgimento. Questa sera parliamo della rivolta di Palermo nel 1848.L'Europa contro la Nutella. La nuova normativa sulle etichette rischia di farla scomparire.Ed infine, la comune chiusura di tutti i tg nazionali: la nuova modo di Pitti Uomo.
La moda maschile è di scena in questi giorni a Firenze con l'appuntamento di Pitti Uomo con le curiosità del guardaroba di noi uomini.2 minuti e 30 secondi di servizio sui calzini di Massimiliano Bresciani con inno di Mameli e Va Pensiero ricamati, le calze di Giuseppe Colombo portacellulari e carta di credito, i trench regolabili Pirelli Pzero e il borsalino ecologico a base di kiwi e frutti di bosco.

Difficile per 20 mila cittadini godere dell'attenzione della grande video-informazione nazionale. Almeno se continuano a voler sfilare senza un trench regolabile o un cappello di frutta.

La TV dei contributi ai potenti!!

giovedì 17 giugno 2010

Tira Molla

Intercettazioni, Bossi incontra Fini
Berlusconi irritato: stufo di galleggiare

Il Senatùr: «Serve un'intesa con il Quirinale, se non firma siamo fregati». Casini: raccogliere disponibilità a modifiche

ROMA (17 giugno) - Manovre in corso sul ddl intercettazioni. Dopo che ieri anche il premier Silvio Berlusconi ha aperto all'ipotesi di modifiche del ddl e di un rinvio a settembre dell'approvazione del provvedimento, stamani c'è stato un incontro tra il leader della Lega, Umberto Bossi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. L'incontro ha provocato l'irritazione di Silvio Berlusconi.

«Bisogna dare un'accelerazione per trovare una via d'uscita e per farlo bisogna parlare con Berlusconi e il Capo dello Stato perché se il presidente della Repubblica non firma siamo fregati - ha affermato Bossi dopo aver incontrato Fini - Se tra Berlusconi e il presidente della Repubblica si trova una soluzione si può andare avanti. Speriamo di trovare una soluzione», ha aggiunto Bossi che già ieri aveva aperto a modifiche del ddl. E a chi gli chiede se ci sia già una soluzione, il senatur risponde: «Su alcuni punti si può lavorare, una soluzione ancora non c'è ma sono fiducioso».

La presa di posizione Bossi, aperto a modifiche del ddl, è piaciuta a Fini. Quando stamattina Bossi si è avvicinato in Aula allo scranno presidenziale, Fini lo ha ringraziato della sua "apertura" sul fronte del ddl e l'esponente del Carroccio allora ha chiesto un breve colloquio proprio per fare il punto sul provvedimento. I due leader si sono visti faccia a faccia nella sala del governo, proprio dietro l'Aula di Montecitorio, per oltre 20 minuti.

Berlusconi: stufo di galleggiare. Impegnato a Bruxelles, già irritato dalla lettura dei giornali (che secondo lui continuano ad attribuirgli frasi mai dette), quando Silvio Berlusconi ha saputo che Umberto Bossi era andato da Gianfranco Fini, si è definitivamente rabbuiato. Ai più stretti collaboratori avrebbe ripetuto una frase che suona più o meno così: o mi lasciano governare o è meglio andare a votare, perché non voglio galleggiare come hanno fatto i governi che mi hanno preceduto.

Chi era con il premier, giura che Berlusconi non era informato dell'incontro. Quando ha saputo del faccia a faccia, il Cavaliere ha cercato di capire con i più stretti collaboratori il significato della vicenda. Su questo punto le tesi discordano: dal suo entourage escludono che Berlusconi se la sia presa con Bossi. L'amicizia che li lega è salda e lo considera un alleato fedele. Altri, nel Pdl, danno una lettura diversa: sono quelli che vedono con sospetto la mossa del Senatur e attribuiscono al premier gli stessi dubbi e la stessa preoccupazione. Su una cosa tutti concordano: il premier è fortemente irritato dall'atteggiamento di Fini. Non solo perché convinto che stia cercando di incrinare l'asse fra lui e Bossi, ma perchè continua a non capire quale sia il suo obiettivo.

L'accusa a Fini è quella di aver indebolito la maggioranza, dando modo al composito fronte anti-ddl di rafforzarsi. Non solo in Italia, ma anche all'estero. «Credo che Berlusconi sia ormai rassegnato all'idea che il testo sulle intercettazioni, che lui stesso aveva già disconosciuto, venga ulteriormente modificato», riferisce un dirigente della maggioranza. Tanto che spunta addirittura l'ipotesi che Berlusconi possa rinunciare del tutto al provvedimento.

Casini: raccogliere disponibilità di Bossi. «Siamo tutti spiati noi, io sicuramente sì, gli italiani penso un po' meno. Ma al di là di quanto siamo spiati io credo sia giusto tutelare la privacy, sia giusto tutelare il diritto di riservatezza degli italiani, ma noi dobbiamo fare una legge che, tutelando questo diritto, non impedisca alle indagini delicate di avvalersi di uno strumento fondamentale come le intercettazioni telefoniche: servono in modo determinante per sconfiggere criminalità e delinquenza». Lo ha detto il leader dell'udc, Pier Ferdinando Casini, ospite di Unomattina. «Bossi ha detto "siamo aperti ai consigli che verranno presentati in Parlamento". Visto che litigo sempre con la Lega, voglio dare atto a Bossi che ieri ha detto una cosa seria, perché la Camera non è il passacarte del Senato. Per cui è giusto che il bicameralismo serva a migliorare le leggi che si fanno e io credo che la disponibilità di Bossi debba essere raccolta dalle opposizioni: noi dobbiamo migliorare la legge», ha aggiunto Casini.

«Un provvedimento immondo, immorale, incostituzionale e inemendabile»
, ha ribadito invece Antonio Di Pietro. «Tutti i tentativi per indorare la pillola sono solo dei tentativi di inganno per gli italiani - ha continuato il leader Idv -. Questo provvedimento deve essere fermato a ogni costo, dentro e fuori al Parlamento».

«I numeri del governo sulle intercettazioni sono mistificatori perché non tengono conto che per ogni persona ci sono più utenze intercettate, quindi gli intercettati non corrispondono al numero delle intercettazioni che sono molte di più. Dire che viviamo in un Paese di spiati è una bugia assoluta». Lo ha detto Nino Di Matteo, presidente dell'Anm di Palermo, all'assemblea dell'associazione sui tagli alla magistratura della manovra finanziaria. «Se i costi lievitano - ha ribadito - non è perché aumentano le intercettazioni ma perché le aziende esterne a cui ci affidiamo ci fanno pagare sempre di più. Se non avessimo fatto uso delle intercettazioni molti latitanti e mafiosi pericolosi sarebbero ancora in giro. Non chiediamo soltanto di permetterci di lavorare bene».

martedì 15 giugno 2010

Il governatore della Lombardia: «Vengono tolti i soldi ma non le funzioni»

Manovra , la rivolta delle Regioni
Formigoni: norma incostituzionale

La conferenza dei governatori: «Testo del governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio»

Il governatore della Lombardia: «vengono tolti i soldi ma non le funzioni»

Manovra , la rivolta delle Regioni
Formigoni: norma incostituzionale

La conferenza dei governatori: «Testo del governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio»

MILANO - Le Regioni non ci stanno. E bocciano i tagli della manovra ai loro bilanci. «La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto»: è quanto si legge in un documento approvato all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome. I governatori sottolineano anche come «sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale» e questo, scrivono, «è un problema gravissimo».



ERRANI - Le Regioni sono disposte a fare fino in fondo la loro parte ma la manovra economica varata dal governo è «irricevibile e non sostenibile» perchè carica il peso dei tagli sulle Regioni per oltre il 50%. Non è equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese». Il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani lo sottolinea durante la conferenza stampa seguita alla riunione del parlamentino dei governatori, che ha varato all'unanimità un documento critico sul provvedimento economico del governo. «La nostra posizione - ha sottolineato Errani - è costituzionale. Non segnata da ragioni di schieramento politico. Non è corporativa. Non sta tutelando le risorse delle Regioni ma spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti sul sistema territoriale». «Le Regioni vogliono partecipare e dare il loro contributo alla riduzione dei costi della pubblica amministrazione, all'interno di una manovra che si inquadra in un contesto europeo», ha detto Errani che ha aggiunto: «tuttavia riteniamo irricevibile e non sostenibile la manovra». Le Regioni, ha sottolineato ancora, «hanno ridotto il contributo al debito pubblico del 6%. Lo Stato centrale ha invece incrementato il suo di oltre il 10%». Le Regioni «sono pronte a fare la lotta agli sprechi e ai costi del funzionamento dell'amministrazione. È un dovere anche perchè c'è la crisi. Ma i tagli parlano di altro». A partire dal 2011 verranno tagliati 4,3 miliardi, ha sottolineato Errani, mettendo l'accento sulle «ricadute oggettive che riguardano le competenze fondamentali per i cittadini e le imprese», ma anche per l'applicazione del federalismo fiscale. «Con questa manovra - ha detto - sostanzialmente si riducono i margini per l'applicazione del federalismo fiscale». Mentre la Conferenza delle Regioni chiede «all'unanimità che ci siano tutte le garanzie perchè la legge 42 che introduce il federalismo possa essere applicata dal 2011 in tutte le sue parti».

FORMIGONI - Durissimo anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl), che, parlando nel corso della conferenza stampa ha spiegato che alle Regioni «vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte Costituzionale. C'è dunque un rischio di incostituzionalità della manovra, dal momento che la Corte Costituzionale afferma che deve esservi un collegamento diretto tra le funzioni conferite e le risorse necessarie per il loro esercizio». Per Formigoni è necessario «mantenere fermi i capisaldi» della manovra ma occorre «distribuire il carico dei sacrifici in modo proporzionale, come nelle famiglie un buon padre distribuisce il carico dei sacrifici su tutti i figli. Qui invece si carica su un figlio tutto il carico e il padre fa spallucce. Anzi, di più, siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico». Mentre le Regioni sono «figli virtuosi. Così non è sostenibile né equa e va cambiata», ha aggiunto Formigoni.

COTA - Il capolavoro di equilibrismo politico lo compiva però il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota (Lega) , che prima firmava il documento della Conferenza delle regioni e poi si dissociava. «Io condivido l'impostazione della manovra - ha detto Cota - è necessario che venga fatta». Nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni - ha quindi proseguito - «viene confermato da parte nostra un atteggiamento costruttivo». Per Cota, infatti, non è a rischio il federalismo fiscale, «anzi, la manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile». Una posizione che non è piaciuta ad Errani che ha sottolineato: «Il documento che definisce irricevibile la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale l’ha firmato anche lui».

Redazione online Corriere della Sera
15 giugno 2010

domenica 13 giugno 2010

Il Sindaco e l'Amministrazione di Cassinetta di Lugagnano: NO AL DDL INTERCETTAZIONI, NO ALLA LEGGE BAVAGLIO


dal sito di Domenico Finiguerra


NO AL DDL INTERCETTAZIONI,
NO ALLA LEGGE BAVAGLIO



COMUNE DI CASSINETTA DI LUGAGNANO
Provincia di Milano

PROPOSTA DI
ORDINE DEL GIORNO
DISEGNO DI LEGGE N. 1611
“DDL INTERCETTAZIONI”



Relazione al Consiglio Comunale del Sindaco
Domenico Finiguerra

Pregiatissimi Consiglieri,

il 10 giugno 2010 il Senato della Repubblica ha approvato il Disegno di legge N. 1611, cosiddetto “Ddl Intercettazioni”.

Un provvedimento grave sotto molti aspetti.

Perché mina alla base alcuni principi costituzionalmente tutelati ed importantissimi per la vita civile e democratica del nostro paese: la libertà di stampa e di informazione.

Perché mette a rischio lo svolgimento di molte attività di indagine della magistratura, impedendone e limitandone di fatto la capacità di accertare reati, perseguirne gli autori, ottenere la giustizia e quindi garantire la legalità e la sicurezza dei cittadini.

Una norma, quella voluta dal Governo presieduto dall’on. Silvio Berlusconi, che per la gravità e la drammaticità che sta provocando nel paese, richiama le coscienze di tutti i cittadini e soprattutto di chi ricopre cariche pubbliche, al dovere di esprimersi. Per almeno tre motivi.

Innanzitutto, se la Camera dei Deputati approverà il testo licenziato dal Senato della Repubblica e se il Capo dello Stato promulgherà la legge, gli organi di informazione e i giornalisti saranno seriamente limitati nella libertà di pubblicare e potranno solo rendere riassunti di atti processuali e mai delle intercettazioni, se non dopo anni.

Se questa norma fosse stata già operante nel nostro ordinamento giuridico, oggi non sapremmo ancora nulla di numerosi scandali ed avvenimenti che hanno indignato l’opinione pubblica e svelato comportamenti illeciti ed immorali: dalle diverse tangentopoli alla vergogna degli imprenditori che, assaporando affari, ridevano mentre sotto il terremoto tremavano le case de L’Aquila; dalle bancherotte fraudolente ai furbetti del quartierino; dalle cliniche della morte di Milano agli intrecci malavitosi tra politica, affari e mafia.

A rischio saranno anche le riprese e le registrazioni dei processi.

Un vero e proprio bavaglio alla libertà di stampa e di cronaca. Una censura preventiva che limiterà il diritto dei cittadini ad essere informati e a formarsi un’opinione libera da costrizioni e limitazioni derivate o dettate dal potere politico. Una palese violazione dell’art. 21 della Costituzione che così recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

In secondo luogo, questa legge sarebbe anche una ferita mortale per molte indagini della magistratura e delle forze dell’ordine.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno finora consentito di identificare mafiosi insospettabili, loro complici, corrotti, stupratori, assassini, pedofili e altri criminali.

I vincoli e i limiti posti per poterle effettuare, che non possono certo essere giustificati da un supposto obiettivo di tutela del diritto alla privacy, sono tali da costituire un ostacolo all’accertamento dei reati, al perseguimento dei colpevoli e alla loro assicurazione alla giustizia.

In un paese dove la criminalità organizzata è considerata da tutte le forze politiche e sociali un’emergenza nazionale e dove la sicurezza dei cittadini è messa al primo posto dell’agenda dalla retorica politica e dai mass media, invece di adottare misure volte a perseguire chi pratica il crimine, si impone una legge che di fatto intralcia la giustizia e l’azione della magistratura e delle forze di polizia.

Infine, questo grave atto, che sta suscitando preoccupazioni anche all’estero – preoccupazioni tali da far dichiarare a direttori di giornali stranieri la loro disponibilità a mettere a disposizione i rispettivi organi di stampa per garantire la libertà di informazione nel nostro paese – fa emergere una terza ragione per mettere in campo una grande mobilitazione e per manifestare la propria contrarietà: la possibile affermazione di un principio che in passato ha spesso fatto da preludio a regimi autoritari, quel principio che fa presumere ad una maggioranza parlamentare e ad un governo, in virtù del consenso popolare ricevuto, di poter mettere in atto tutte le azioni politiche e assumere tutte le decisioni ritenute utili, anche a prescindere dalle conseguenze sugli stessi principi democratici e costituzionali che ne hanno consentito la formazione e l’elezione.

Questo rischio deve vedere la reazione civile e l’impegno morale di tutte le coscienza democratiche e di tutti i rappresentanti delle istituzioni che, avendo giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica, sono tenuti alla vigilanza circa il suo rispetto sostanziale e circa la reale tenuta dei principi ivi contenuti.

Per tutto questo, ritenendo doveroso per tutti noi esprimere un giudizio netto in merito al processo generato dal Disegno di legge N. 1611, cosiddetto “Ddl Intercettazioni”,

dovere che discende dal giuramento di fedeltà alla Costituzione prestato davanti a questo On. Consiglio Comunale in data 19 giugno 2007,

si propone la seguente mozione chiedendone la discussione, l’approvazione e l’invio ai membri del Parlamento e al Presidente della Repubblica.

Cassinetta di Lugagnano, 11 giugno 2010

Il Sindaco

Domenico Finiguerra

COMUNE DI CASSINETTA DI LUGAGNANO
Provincia di Milano


ORDINE DEL GIORNO
DISEGNO DI LEGGE N. 1611
“DDL INTERCETTAZIONI”


IL CONSIGLIO COMUNALE

VISTO il Disegno di legge N. 1611, cosiddetto “Ddl Intercettazioni” approvato nella seduta del 10 giugno 2010 dal Senato della Repubblica con lo strumento del voto di fiducia;

PRESO ATTO che il suddetto provvedimento legislativo, qualora approvato dalla Camera dei Deputati e promulgato dal Presidente della Repubblica, avrebbe una ricaduta gravissima su principi costituzionalmente tutelati ed importantissimi per la vita civile e democratica del nostro paese quali la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati;

PRESO ATTO che il suddetto provvedimento legislativo, qualora approvato dalla Camera dei Deputati e promulgato dal Presidente della Repubblica, avrebbe una ricaduta gravissima sulla giustizia italiana in quanto metterebbe a rischio lo svolgimento di molte attività di indagine della magistratura, impedendone e limitandone la capacità di accertare reati, di perseguirne gli autori, di ottenere giustizia e quindi di garantire la legalità e la sicurezza dei cittadini;

VISTA la Costituzione della Repubblica Italiana, legge fondamentale e fondativa dello Stato Italiano, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948;

VISTO in particolare l’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana;

ESPRIME

la propria preoccupazione ed il proprio parere contrario rispetto al Disegno di legge N. 1611, cosiddetto “Ddl Intercettazioni”, approvato dal Senato della Repubblica e passato all’esame della Camera dei Deputati;

INVITA

gli Onorevoli Deputati della Repubblica a non approvare il Disegno di legge N. 1611, cosiddetto “Ddl Intercettazioni” approvato nella seduta del 10 giugno 2010 dal Senato della Repubblica;

MANIFESTA

la propria fiducia nel Presidente della Repubblica, che come previsto dall’articolo 74 della Costituzione, prima di promulgare una legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.

Peccato sia una mosca bianca


Va' Pensiero al posto dell'Inno di Mameli
Su Zaia è polemica, La Russa: fatto grave

Dirigente Scolastica: cambiata la musica all'inaugurazione di una scuola.

Zaia: falso. I testimoni smentiscono governatore

TREVISO (13 giugno) - Malumore tra i presenti all'inaugurazione di una nuova scuola primaria di Fanzolo di Vedelago (Treviso) per l'esecuzione del Va' Pensiero al posto dell'inno di Mameli alla presenza del presidente del Veneto, Luca Zaia.

Un cambio di programma che avrebbe fatto infuriare in particolar modo la direttrice dell'ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo che si sarebbe riservata di denunciare l'accaduto all'assessore regionale Elena Donazzan. Una denuncia che sembra inutile inquanto l'assessore dovrebbe riferire proprio a Zaia, governatore del veneto. Stando al programma l'inno di Mameli doveva essere cantato da un coro, ma una ventina di minuti prima del taglio del nastro il portavoce del governatore l'avrebbe fatto sostituire con il Va' Pensiero.

Zaia: l'Inno di Mameli è stato regolarmente cantato. «L'inaugurazione della scuola di Fanzolo di Vedelago si è svolta come da programma, con l'inno d'Italia» replica il governatore del Veneto, dichiarando di non essere «intervenuto sul programma della manifestazione. L'Inno di Mameli è stato regolarmente cantato dal coro al momento del taglio del nastro; credo che queste precisazioni siano utili per chiudere definitivamente una polemica che non aveva e non ha ragion d'essere».

I testimoni smentiscono il governatore: tutto vero. Il Và pensiero è stato cantato alla fine dei discorsi ufficiali e della benedizione del parroco, prima del taglio del nastro per l'inaugurazione della nuove scuola di Fanzolo di Vedelago. Tre testimoni, sentiti dall'Ansa hanno confermato la progressione degli eventi della cerimonia nella quale, l'inno di Mameli è stato appunto eseguito solo quando il presidente veneto, Luca Zaia stava visitando il nuovo plesso scolastico. Secondo quanto si è appreso sarebbe stato invertito il programma ufficiale che prevedeva l'inno di Mameli al taglio del nastro e successivamente, a fine cerimonia, il Và Pensiero. Invece, ha riferito una testimone, due persone dello staff del presidente avrebbero fatto presente agli ammministratori e agli organizzatori che Zaia non avrebbe gradito l'inno nazionale nel clou dell'evento.

Il giornalista de La Tribuna che ha sollevato il caso ha ribadito di aver sentito cantare solo il Và Pensiero, mentre un'altra testimone ha confermato che l'Inno di Mameli è stato eseguito dopo l'aria verdiana, quando le autorità erano già nella scuola per una visita, preceduti dal sindaco di Vedelago. Una versione questa confermata anche dal direttore del coro, La Polifonica di Salvarosa, chiamato dall'amministrazione di Vedelago per la manifestazione.

La Russa: sarebbe grave se fosse vero. «Conosco Zaia, è una persona intelligente, non ha sentimenti antitaliani. Mi sembra strano che abbia fatto sostituire l'Inno di Mameli con il Và pensiero, visto che il Và pensiero è molto più patriottico di Fratelli d'Italia. Comunque, se questa notizia fosse vera, sarebbe un fatto grave». Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore nazionale del Pdl, commenta così.

De Poli: Zaia si vergogni. «Zaia vieta l'inno di Mameli. Si vergogni. Amiamo il Veneto e siamo fieri di essere italiani». È il commento dell'onorevole Antonio De Poli (Udc) secondo cui «il primo cittadino di una regione dovrebbe dare il buon esempio di rispetto verso le istituzioni. Zaia dovrebbe tenere ben a mente che rappresenta i veneti e quando interviene in qualità di Governatore del Veneto non si deve permettere di calpestare la nostra storia. Lancio un appello a tutti coloro che amano il Veneto e si sentono fieri di essere italiani: appendiamo la nostra bandiera fuori dalle case».

Farefuturo: è l'ultima sparata della Lega. - Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo attacca il governatore del Veneto luca Zaia per la vicemda della mancata esecuzione dell'Inno di Mameli. Il periodico on line promette «un mese senza criticare la Lega. Ci toccherebbe - viene spiegato - ripetere sempre le stesse cose, ricordare i principi fondamentali della nostra Repubblica, qualche nozione di diritto internazionale, un pò di solidarietà e carità cristiana. E poi perchè non conviene prestarsi al gioco. Ma soprattutto perchè mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato».

Donadi: il governo condanni Zaia. «Se corrisponde al vero che il presidente Zaia ha fatto sostituire l'inno di Mameli durante un'inaugurazione ufficiale siamo di fronte ad un un fatto gravissimo che condanniamo con forza e chiediamo al governo di prenderne le distanze e di condannare il gesto di Zaia senza se e senza ma. Questa volta si tratta di un gesto sprezzante ed intollerabile che umilia il Paese e la Costituzione». Lo afferma Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera.

Malan: vicenda poco edificante. «La vicenda di Vedelago è poco edificante. Per il presidente Zaia il modo migliore di fare chiarezza, visto che ci sono versioni contrastanti su ciò che è accaduto oggi, è manifestare le sue intenzioni per il futuro. È o non è d'accordo che nelle sue prossime uscite ufficiali il momento culminante sia sottolineato dall'inno nazionale ? Se è così, qualunque cosa sia accaduta a Vedelago è un episodio trascurabile». Lo sottolina in una nota Lucio Malan, senatore del Pdl e segretario di presidenza di palazzo Madama.

Ne vedremo delle belle questo è solo l'inizio sono senza vergogna.

Fonte il Messaggero

giovedì 10 giugno 2010


INTERCETTAZIONI: "LISTIAMO I SITI A LUTTO. SUBITO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE!"

Da Articolo 21,La Redazione




"Quella di oggi sarà la giornata nera per l'articolo ventuno della Costituzione. Da oggi Articolo21 ha deciso che listerà a lutto il proprio sito e invita tutti i siti e blog a fare lo stesso". Lo afferma Giuseppe Giulietti portavoce di Articolo21. "Con il voto di fiducia al Senato si compie un autentico delitto contro lo stato di diritto. Si sta realizzando l'antico sogno della Loggia P2 di oscurare i poteri di controllo. Non basta più indignarsi, per questo è necessario promuovere immediatamente una grande, unitaria manifestazione nazionale contro la macelleria politica e sociale in atto e raccoglieremo da oggi le firme per promuoverla".
LEGGI E SOTTOSCRIVI L'APPELLO: "SUBITO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE"
La fiducia anche per censurare. Quando diremo basta?- di Ottavio Olita / Anticamera di una dittatura - di Roberto Morrione / Con il Ddl Alfano ci vogliono togliere l’ultima cosa che ci resta: il coraggio di informare - di Giorgio Santelli* / Le famiglie Cucchi e Aldrovandi contro il bavaglio - di Filippo Vendemmiati / "La Legge penalizzerebbe pesantemente anche gli editori". Intervista a GIUSEPPE LATERZA - di Gian Mario Gillio / ANDREA PURGATORI: "questo governo opera per restringere i confini delle libertà democratiche" - di Roberto Secci / Intercettazioni: la lunga battaglia contro il Ddl Alfano può e deve essere vinta - di Roberto Natale / Manovra economica, intercettazioni: quando l’informazione si confonde con la propaganda - di Ottavio Olita / Intercettazioni: intervista ad ANTONIO PADELLARO: "siamo pronti a violare questa legge perché ingiusta e inaccettabile" - di Debora Aru / La leggenda del buon poliziotto - di Federico Orlando / EZIO MAURO (Repubblica) ed EMILIO CARELLI (SkyTg24): "fermiamo la legge" - di Gianni Rossi / "Organizzeremo una grande manifestazione nazionale". Intervista al segretario Fnsi Franco Siddi / Il testo del documento comune concordato dai direttori delle maggiori testate italiane che hanno preso parte all'incontro promosso dalla Fnsi sul ddl intercettazioni / Ddl intercettazioni. Il comunicato dell'Usigrai / ULTIM'ORA: IL PRESIDENTE DEL SENATO RENATO SCHIFANI TELEFONA AL SEGRETARIO DELLA FNSI FRANCO SIDDI E LO RASSICURA SUL DDL INTERCETTAZIONI - ASCOLTA L'INTERVISTA "La Legge penalizzerebbe pesantemente anche gli editori". Intervista a GIUSEPPE LATERZA - di Gian Mario Gillio / ANDREA PURGATORI: "questo governo opera per restringere i confini delle libertà democratiche" - di Roberto Secci / Intercettazioni: la lunga battaglia contro il Ddl Alfano può e deve essere vinta - di Roberto Natale / Manovra economica, intercettazioni: quando l’informazione si confonde con la propaganda - di Ottavio Olita / Intercettazioni: intervista ad ANTONIO PADELLARO: "siamo pronti a violare questa legge perché ingiusta e inaccettabile" - di Debora Aru / La leggenda del buon poliziotto - di Federico Orlando / EZIO MAURO (Repubblica) ed EMILIO CARELLI (SkyTg24): "fermiamo la legge" - di Gianni Rossi / "Organizzeremo una grande manifestazione nazionale". Intervista al segretario Fnsi Franco Siddi / Il testo del documento comune concordato dai direttori delle maggiori testate italiane che hanno preso parte all'incontro promosso dalla Fnsi sul ddl intercettazioni / Ddl intercettazioni. Il comunicato dell'Usigrai / ULTIM'ORA: IL PRESIDENTE DEL SENATO RENATO SCHIFANI TELEFONA AL SEGRETARIO DELLA FNSI FRANCO SIDDI E LO RASSICURA SUL DDL INTERCETTAZIONI - ASCOLTA L'INTERVISTA

Basta con le parole!!!



Domani, giovedì 10 giugno, dalle 11 in poi tutti davanti al Senato in occasione del voto di fiducia sul ddl Alfano.Passaparola. Passapost. Passa Sms. PER FAVORE E' IMPORTANTE: MOBILITIAMOCI!!!

martedì 8 giugno 2010

Se solo Gli dessimo retta









La manovra da 24 miliardi di euro in due anni, presentata dal ministro Tremonti, è sbagliata e in larga parte inutile.
In Europa stanno preparandosi a tagli della spesa pubblica della nostra stessa entità anche se il loro debito pubblico è largamente inferiore al nostro. Ma in paesi come Germania ed Inghilterra la macchina burocratica ed amministrativa è largamente più snella ed efficiente della nostra.
Questo governo promette lacrime e sangue ai cittadini e propone “tagli” necessari per risanare il debito pubblico. Falso. Prima di tagliare dobbiamo innanzitutto ridurre gli sprechi e arrivare a una manovra più virtuosa ma meno dolorosa per la popolazione. In un solo anno, il 2009, Berlusconi e Tremonti hanno fatto lievitare il debito pubblico di 100 miliardi di euro ed ora propinano una manovra in due anni che recupera un quarto del buco creato nelle casse dello Stato grazie alla loro gestione dissennata delle finanze.
Per due anni hanno preferito anestetizzare la crisi, spendendo e spandendo, per ingraziarsi l’opinione pubblica in occasione forse delle elezioni europee e amministrative del 2009 e 2010. Terminati gli appuntamenti elettorali hanno calato il siparietto e fatto “esplodere la crisi”, addossando la responsabilità agli italiani e ai governi passati.
Peccato che dal 1996 a oggi i governi che hanno fatto segnare un Pil nullo o negativo sono stati esclusivamente quelli del signor Berlusconi (guarda il video). Stranamente le sue aziende hanno però segnato sempre ottimi risultati.
Non si può parlare agli italiani di lacrime e sangue, di pensionamento posticipato, d’innalzamento del tetto dell’età pensionabile per le donne (guarda il video del senatore Belisario) se chi propone queste soluzioni (il parlamentare di maggioranza) matura la pensione dopo appena due anni ed ha gli stipendi di categoria più alti d’Europa.
L’Italia dei Valori ha presentato una manovra di taglio da 65 miliardi di euro in due anni ma andando ad azzerare i costi inutili e gli sprechi della politica (guarda il video). Non è accettabile tagliare i servizi e lo stato sociale se prima non si eliminano i mille privilegi di cui il potere politico fa sfoggio, i mille investimenti inutili per foraggiare le imprese amiche il tutto senza rilanciare la lotta all’evasione fiscale che si aggira su una cifra vicina ai 300 miliardi di euro annui.
Nei prossimi giorni saremo al fianco dei cittadini per promuovere questa manovra, per dare la nostra solidarietà ai tagli alla cultura, allo stato sociale, al settore pubblico. Prima di tagliare i servizi vitali per i cittadini vogliamo tagliare quelli utili solo alla politica.
Di seguito riportiamo i punti della nostra manovra e rimandiamo gli utenti all’area http://manovraalternativaidv.wikispaces.com/ qualora vogliano commentare i punti.

Se solo gli italiani ONESTI Gli dessimo retta, forse riusciremmo a toglierci dai piedi i soliti "freghisti", che ci stanno rendendo poveri sul vero senso della parola togliendoci ogni cosa, persino il diritto alla protesta!
Basterebbe prendere atto di quanto Di Pietro riuscì a recuperare e a salvare soldi dello Stato quando fu Ministro dei Trasporti sotto il Governo Prodi, basta informarsi sul fantomatico Ponte di Messina. I Suoi escamotage per non fare intascare fior di milioni di euro alla casta degli ignobili furono di grande astuzia, serviti a nulla visto che nel 2008 questa classe dirigente con leggi ignobili ha annullato tutti i provedimenti fatti dall' ex-Ministro Di Pietro per intascare "legalmente" quanto aveva progettato.
Nessuno è al di sopra d'ogni sospetto, lo so, ma di certo Di Pietro nel Suo armadio avrà qualche osso rispetto alla grande quantità di cadaveri che ha ogni componente di questa classe dirigente e parte dei militanti del PD.
DarGli appoggio nella Sua battaglia sarebbe ora la Nostra salvezza..

lunedì 7 giugno 2010

Il Gatto e la Volpe


LA CAUSA SONO LE DEBOLEZZE ITALIANE E LA MANOVRA INSUFFICIENTE
di Superbonus




Adesso Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti diranno che è colpa dell’Ungheria, che è colpa di chi ha fatto entrare la Grecia in Europa e anche che è colpa degli “speculatori” se la situazione economica si aggrava e sarà necessaria una nuova manovra o un'integrazione di quella in discussione.
Ma questa è una menzogna, la manovra che verrà – non questa da 25 miliardi di euro appena approvata dal governo, ma la prossima, quella che deve ancora essere annunciata – è necessaria per i seguenti motivi:
a) nella Finanziaria presentata a ottobre 2009 il ministero dell'Economia ha correttamente previsto la crescita del Pil per il 2010 ma l’ha volontariamente mantenuta troppo alta per il biennio successivo;
b) passate le elezioni regionali in cui si prometteva “la cura contro il cancro” si sono riviste le stime di crescita del 2001/2012 dal 2% al 1,5% e si è evidenziata la necessità della manovra da 24 miliardi;
c) la manovra pubblicata in Gazzetta ufficiale riuscirà a racimolare a mala pena 20 miliardi la maggior parte dei quali derivano dai tagli agli enti locali che si trasformeranno in tasse indirette sulla popolazione;
d) semplicemente per mantenere gli impegni con l’Europa e soprattutto con gli investitori saranno necessari altri 20 miliardi di manovra nel prossimo biennio.
Il mercato non è convinto che il governo Berlusconi sia in grado di affrontare tagli alla spesa o aumenti delle imposte di queste dimensioni ed è per questo e solo per questo che sono sempre meno gli investitori disposti a comprare i nostri titoli di Stato.
Il differenziale di rendimento (spread) dei Btp sui Bund tedeschi a 2 anni è passato dal 1,48% prima della manovra al 1,72% all’indomani della pubblicazione della stessa sulla Gazzetta ufficiale. Quando l’Ungheria ha annunciato le difficoltà ad onorare i propri debiti il differenziale è aumentato dello 0,08% a 1,80%.
Lo Stato Italiano ha una durata media del debito di 7 anni, quindi ogni anno ricorre ai mercati finanziari per rifinanziare un settimo del proprio debito chiedendo in prestito 250 miliardi. La crisi ungherese, calcolando un effetto più che doppio rispetto a quello registrato fino ad ora, inciderà al massimo sui conti dello Stato per 64 milioni per i prossimi 7 anni così come la crisi Greca inciderà per 150 milioni. A conti fatti la spesa aggiuntiva derivante dall’aumento del “rischio Italia” è ampiamente mitigata dalla discesa dei tassi d’interesse che ne annullano di fatto l’impatto. Quindi non si può dare la colpa a loro.
Il governo sta cercando di nascondersi dietro una situazione difficile dei mercati finanziari per giustificare le sue carenze di politica economica e di eccesso di spesa pubblica
. La conferenza stampa di presentazione della Manovra economica nella sala stampa di Palazzo Chigi il 25 maggio, è la migliore rappresentazione della situazione della spesa pubblica italiana.
Le parole “abbiamo rinviato il taglio delle tasse” agli operatori finanziari sono sembrate ridicole e pericolose, perché pronunciate da un presidente del Consiglio che nega l’evidenza e non prende atto che gli investitori hanno presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti con conseguenze per il paese molto più gravi di una semplice caduta del governo.
Non siamo di fronte ad una crisi finanziaria emotiva nella quale prevale l’irrazionalità della reazione alla cattiva notizia (Ungheria, Grecia ecc.), ma dobbiamo affrontare la sfiducia degli investitori nella capacità del nostro paese di abbassare deficit e debito, per questo motivo non è in discussione il tasso d’interesse che il Tesoro pagherà, ma le stesse linee di credito al sistema Italia iniziano ad essere viste con un occhio differente.
Le parole di Tremonti ad Annozero, giovedì sera, peggiorano la situazione: gli investitori vogliono misure concrete e subito, vogliono sentire parole chiare sullo stato dei conti e sulla vera entità delle manovre da mettere in campo, e ad ogni occasione mancata in cui il governo invece di annunciarle parla d'altro, cresce la loro inquietudine.
Per questo motivo i prezzi dei Btp continueranno a scendere nelle prossime settimane e tutte le oche del Campidoglio affolleranno le televisioni per gridare contro gli “speculatori”.
Ma alla fine faranno una cosa semplice semplice che produrrà un gettito di cassa immediato: aumenteranno le aliquote Iva così anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni potrà finalmente dire che “sono stati colpiti i consumi e non i redditi”. Proprio una bella soddisfazione.


Chi vuol essere lieto, sia:
di doman non c'è certezza
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Tremonti: VERGOGNA!

Dal Blog NIENTE BARRIERE di Raimondo Orrù


Sono davvero arrabbiato. Il sistema e i poteri forti della nostra Nazione attraverso l'ultima Finanziaria (ancora da approvare e vi ricordo che ne ho già parlato qui e qui), nel nome del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ha deciso di ... farci la guerra ...di calunniarci ... di farci fuori ... forse un domani ... (la cosa mi ricorda in qualche modo il progetto T4, di nazista infausta memoria)

Tremonti da una settimana ha la faccia tosta di accusarci apertamente in diretta televisiva (prima a Ballarò e poi ad Annozero), che noi veri disabili, noi veri invalidi, siamo ...udite udite ...i responsabili dello sfascio finanziario dell'Italia! Peccato che si dimentichi di tante cose che anche in questo blog mi capita di trattare ...

In fatto di Sanità vi ricordo ancora una volta che il sistema, la politica tutta (e Tremonti è ai primissimi gradini di questa piramide), si è mangiata e continua a mangiarsi, foraggiandosi in modo truffaldino, un fiume di denaro tra appalti, clientelismo, mazzette e sprechi di ogni genere: il tutto in nome della Sanità, pubblica e privata.

Naturalmente, tutto quello che ho raccontato a nessuno della stampa affiliata al sistema partitocratico italiano interessa (vi ricordo che anch'essi beccano una montagna di quattrini di finanziamento statale elargiti dai cittadini). Al massimo leggerete qualche trafiletto o qualche sporadico articolo. Loro oramai le vere notizie non le danno da un sacco di tempo: molto meglio occuparsi di nani e veline, e naturalmente anche di qualche Xoccola (cito Beppe Grillo).

Ed è per questo
che invito tutti gli Amici che visitano questo Blog
a farsi sentire, condividendo questa causa.
Come? Io, ad esempio, ho aderito a questo appello, fattelo anche voi:

Iscrivetevi al Gruppo Facebook
Tremonti: VERGOGNA!!!
gestito dal sito http://www.superando.it/


Questa pagina è stata creata appositamente dal FISH - Federazione Italiana Superamento Handicap per:
offrire una informazione corretta rispetto alle bugie e alle mistificazioni del Ministro dell'Economia e di una certa stampa sul tema della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, nascondendosi dietro la demagogia sui "falsi invalidi"
dare spazio alla rabbia di quanti in questi giorni si sono sentiti offesi, presi in giro e umiliati dalla inqualificabili affermazioni del Ministro
protestare contro i contenuti di una manovra finanziaria che colpisce solo le fascie medio basse della popolazione italiana ed in particolare introduce norme vessative sulle vere persone con disabilità invece che colpire i tanto conclamati "falsi invalidi"
proporre una piattaforma di proposte di sistema che risponda ad un welfare che renda le persone con disabilità e le loro famiglie protagonisti del proprio progetto di vita:
LEA
LIVEAS
Revisioni dei criteri per il riconoscimento dell'invalidità civile

Inoltre vi faccio leggere l'appello e la provocazione (e la approvo totalmente) lanciata in Rete da Franco Bomprezzi, Giornalista e scrittore, classe 1952. Vive e lavora in sedia a rotelle. Attualmente “free lance” per scelta, si dedica alla comunicazione sociale e all’informazione sulla disabilità. Nominato Cavaliere dal presidente Napolitano, il 3 dicembre 2007. Questa citazione è tratta da Vita Blog.
Tremonti, ti offro pizza e birra per un anno…
di Franco Bomprezzi

... E allora faccio una proposta alternativa, rovescio il tavolo, e mi rovisto nelle tasche. Penso che dieci euro al mese, per un anno, potrei anche tirarli fuori, per contribuire, da cittadino onesto, a risanare i conti pubblici del mio Paese. Una pizza e una birra al mese. 120 euro in un anno. Non sarei né più ricco, né più povero. Ma se come me volessero fare tutti gli invalidi civili italiani – che sono 2 milioni e non 2,7 – metteremmo insieme qualcosa come 240 milioni di euro (sono debole in matematica, ma questo conto è davvero semplice). Un anno di sacrificio, in cambio di che cosa? Chiederei al ministro Tremonti: prima di tutto di tacere sulla disabilità da qui in poi per i prossimi anni. In secondo luogo di togliere dalla manovra qualsiasi modifica normativa sulle percentuali, sui redditi, su quant’altro riguardi le persone con disabilità. E’ infatti più accettabile che vengano messe le mani nelle nostre tasche (cosa che il premier Berlusconi non vorrebbe mai fare, eppure accade tutti i giorni…) piuttosto che vengano stravolti diritti e principi conquistati a caro prezzo, in decenni di battaglie civili e di accordi parlamentari sempre bipartisan. In un anno di tempo, di moratoria economica, si dia mandato ai ministeri e alle persone competenti, comprese le associazioni rappresentative, di discutere finalmente in modo serio i criteri di certificazione, le misure economiche, i servizi alla persona, alla luce non dello stigma ignorante di Tremonti, ma dei principi sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che è legge dello Stato italiano. ...

Per continuare a leggere l'articolo pubblicato su Vita Blog, clicca qua

«Perché il male trionfi è sufficiente che gli uomini buoni non facciano nulla» (E. Burke)

domenica 6 giugno 2010

Giornali del Regime







"Prima ti isolano, poi ti uccidono". Questo è il pensiero che ho avuto quando ho letto il libello:


"I silenzi e le ambiguità dell'onorevole Di Pietro" sul Corriere della Sera a firma di Marco Imarisio. Un lungo articolo richiamato in prima pagina, corredato da foto, basato su insinuazioni infamanti e, allo stesso tempo, puerili. La laurea a tempo di record, l'asse Lucibello - D'Adamo, la foto con Contrada degna del Bagaglino. Insomma escrementi di scrittura, merda mediatica per screditare Antonio Di Pietro. Nulla di strano se l'articolo fosse comparso su Libero o Il Giornale: difendono gli interessi del loro proprietario, Silvio Berlusconi.
E lo fanno alla luce del sole, quindi sono sostanzialmente innocui. Per il Corriere della Sera il discorso è totalmente diverso. E' il quotidiano più diffuso in Italia, in apparenza moderato, e esercita una forte influenza sull'opinione pubblica. Il fatto che il Corriere sia stato l'organo ufficioso della P2 ai bei tempi di Gelli e di Tassan Din è ormai dimenticato. L'articolo è accompagnato da un occhiello inquietante: "Il caso", ma di casi non ne riporta neppure uno. Il portavoce Imarisio lancia il sasso e ritira la mano in modo così grottesco da dubitare della sua salute mentale: "Ad anni alterni torna fuori, tra dubbi e ironie, il suo personale tour de force per laurearsi in Legge alla Statale di Milano... L'Istituto di presidenza della facoltà confermò che tutto era in regola. Ma le illazioni, falsità di vario genere, sono proseguite, nel silenzio del diretto interessato...". Il "diretto interessato" ha mostrato la sua laurea in un video e querelato Berlusconi che l'aveva messa in dubbio. Che altro doveva fare? Telefonare a Imarisio? Il quale non molla: "Dopo la sua recente pubblicazione con il dirigente del Sisde Bruno Contrada (in una caserma dei carabinieri e ben prima che Contrada fosse arrestato, ndr) il Corriere lo invitò a un confronto sul tema". Antonio Di Pietro ha risposto sulla stampa e sul suo blog, anche se, a mio avviso, era sufficiente una pernacchia.
Di quale confronto sul tema si parla se non c'è nessun tema? La chiusa sulle dichiarazioni di Minzolini è da applausi piduistici: "Secondo Di Pietro la pubblicazione dei verbali dell'architetto Zampolini va letta come "parte di una strategia eversiva" nei suoi confronti, decisa da "mandanti e beneficiari occulti", Colpa delle lobby, colpa di una informazione schierata contro di lui". Di Pietro ha respinto in modo circostanziato le accuse e querelato. Che altro doveva fare? Telegrafare al Corriere per metterlo al corrente?
Il sottotitolo è, infine, puro prodotto allucinogeno: "Sospetti e accuse inseguono da tempo (da quello di Previti, ndr) l'ex pm. Lui in tribunale ha sempre vinto, ma su alcune questioni non ha ancora fatto chiarezza". Ma se in tribunale ha sempre vinto, che altro doveva chiarire?Imarisio comunque non c'entra e neppure l'addetto alla portineria del Corriere, l'ex giornalista Ferruccio De Bortoli.
La linea del Corriere la decide il consiglio di amministrazione, per l'appunto le lobby. Ecco un breve e incompleto elenco (*) dei consiglieri RCS:
Philip Elkann, presente anche nel consiglio Fiat, Diego Della Valle, presente nei consigli di Assicurazioni Generali, Tod's e CIA, Jonella Ligresti, presente nei consigli di Mediobanca, Italmobiliare, Milano Assicurazioni, Fondiaria e Premafin finanziaria, Enrico Salza, presente nel consiglio di Intesa San Paolo, Bernardino Libonati, presente nei consigli di Telecom Italia, Telecom Italia Media e Pirelli, Renato Pagliaro, presente nei consigli di Pirelli, Mediobanca e Telecom Italia.
La barzelletta che la linea editoriale del Corriere è decisa dal direttore e dal comitato di redazione è, per l'appunto, una barzelletta. Quando vedrò un articolo del Corriere come quello su Di Pietro su Della Valle, Ligresti o Philip Elkann, forse mi ricrederò.
Antonio Di Pietro non deve rimanere isolato.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.