L'ira di Berlusconi sull'inchiesta "Quei pm vogliono arrivare a me"
Il Cavaliere teme un coinvolgimento nelle intercettazioni del caso Giornale-Marcegaglia. A Palazzo Chigi torna il sospetto di un asse tra Fini e i pm per rovesciare il governo e si pensa di rilanciare la battaglia contro le intercettazioni
ROMA - Il Consiglio dei ministri sta per finire. Ignazio La Russa si alza dal suo posto, scuro in volto, e sussurra qualcosa all'orecchio del premier. Berlusconi ammutolisce, poi sbotta: "È una cosa gravissima, inaudita, dobbiamo reagire subito". La notizia che fa sobbalzare il Cavaliere è che a Milano, in contemporanea allo svolgimento del Consiglio dei ministri, una ventina di carabinieri stanno perquisendo i vertici del "suo" Giornale. E anche stavolta l'accusa è pesante, quella di aver provato a ricattare la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Un'intimidazione forse dovuta alle recenti prese di posizione critiche della Marcegaglia verso il governo.
Ma il punto è un altro. Perché Berlusconi è certo che l'inchiesta sia solo agli inizi e che il "bersaglio grosso" dei magistrati sia a Palazzo Chigi. "Vogliono arrivare a me - confida ai suoi con preoccupazione - stanno cercando di mettermi in mezzo per far cadere il governo". Una "manovra" che i più sospettosi nella cerchia del premier ricollegano ancora una volta a Gianfranco Fini, alla presunta "liaison" che il presidente della Camera avrebbe costruito con i pubblici ministeri per disarcionare il Cavaliere. E procedere con un governo diverso, magari guidato dallo stesso Fini. Solo fantapolitica, ma questi fantasmi hanno ripreso a percorrere i corridoi di Palazzo Grazioli.
È un fatto comunque che nel governo e dentro il Pdl, dopo la schiarita seguita alla conferenza stampa distensiva di Berlusconi di due giorni fa, è tornato improvvisamente il clima cupo dei giorni più difficili. Maurizio Lupi è pessimista:
"Se hanno tenuto sotto controllo le utenze del direttore del Giornale, in quelle telefonate ci può essere di tutto. Chiunque di noi quando parla al telefono lo fa in libertà, magari esagerando oppure scherzando: ma se un quotidiano pubblicasse quelle trascrizioni sarebbe un fatto allucinante".
Il timore inconfessato è che nelle intercettazioni sia finito proprio il premier. O lui direttamente, oppure una telefonata di un giornalista del Giornale che si vanta di aver parlato con il premier. Fornendo indirettamente argomenti a chi vuole individuare proprio il Cavaliere come "mandante" delle campagne giornalistiche dei suoi media. A partire dalla casa di Montecarlo e dal martellamento contro la famiglia Fini-Tulliani.
Tutto questo impianto - sospetta Fabrizio Cicchitto - è stato costruito per intercettare le telefonate e di qui a qualche giorno comincerà la pubblicazione delle telefonate sui più vari argomenti e sui più vari soggetti".
"In quelle intercettazioni - teme Lupi - ci può essere mezzo governo, a partire da Berlusconi. Una cosa incredibile, che dimostra come avessimo ragione noi a voler porre un limite alle intercettazioni. Rischiamo di finire in mezzo a una sporca guerra di dossier combattuta senza esclusione di mezzi".
Non c'è più tempo da perdere. Tanto che il premier ha rotto gli indugi e intende riprendere in mano il tema del disegno di legge sulle intercettazioni, finito su un binario morto per l'opposizione dei finiani. Senza escludere un atto di forza, sotto forma di decreto legge.
"Dobbiamo intervenire sulle intercettazioni - ha annunciato il premier ieri sera - perché un Paese in cui non c'è inviolabilità di ciò che si dice al telefono non è un Paese civile". La questione finirà al centro del Consiglio dei ministri che sarà dedicato ai progetti di riforma della giustizia.
La partita sulle intercettazioni si intreccia con i timori per la nascita di un governo tecnico e con le "trame" attribuite a Fini. Nonostante l'impegno di Gianni Letta per stringere un accordo con i finiani, la situazione sta ritornando calda. E lo scontro nel centrodestra si trasferisce anche in Europa, visto che Berlusconi si oppone, tramite i suoi uomini, alla costituzione di un gruppo autonomo di Futuro e Libertà a Bruxelles. Con Adolfo Urso e le amicizie coltivate da Farefuturo con le fondazioni del Ppe europee (da tedesca Adenauer alla Faes di Aznar), Fini lavora invece affinché Fli venga riconosciuta dal Partito popolare europeo come membro a pieno titolo. Con pari dignità rispetto al Pdl. E nei prossimi giorni incontrerà il presidente del Ppe Martens e il presidente emerito del Parlamento europeo, Poettering, per presentargli la sua nuova creatura
Fornte : http://www.repubblica.it/politica/2010/10/08/news/inchiesta_berlusconi-7838641/?ref=HREC1-2
Penso che questo sarà il maremoto, tutto ciò che è stato fino a questo momento apparirà come acqua fresca a confronto di ciò che sarà!
Speriamo non distrugga la cosa più importante: la speranza...di non vederlo più al governo!!!!!!!!
RispondiElimina"Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. E dell'antifascismo".
RispondiEliminadon Andrea Gallo