"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

domenica 12 dicembre 2010

Ci Avrei Scommesso


di
Giampiero Gramaglia

Bruxelles
Una macchinazione gravissima”: il ministro degli Esteri Frattiniè in prima fila a denunciare l'ennesima beffa del regime iraniano.
L'illusione è stata certo voluta: un esercizio di disinformazione instile sovietico, o forse un gioco crudele tra illusione e realtà. La speranza della liberazione della donna condannata per complicitànell'omicidio del marito e adulterio e che rischia l'esecuzione è durata poche ore. Poi, la smentita ufficiale: Sakineh era stata portata a casa sua solo per riproporre in un programma tv la sua confessione.
MA FRATTINI ERA stato in prima linea, primissima, anche giovedì,quando s'era affrettato a dire la sua gioia per l'avvenuta (falsa) liberazione: un modo per vantare il successo della mediazione dell'Italia, che (il messaggio sottinteso) non sta nel 5+1 che negozia con l'Iran sul nucleare, ma sa come farsi ascoltare da Teheran.
Deluso, e pure scornato, il ministro ora proclama: “Vogliamo vedere Sakineh”; e poi dice: “Conoscendo l'Iran, non mi stupisco”. Ma se davvero lo conosce così bene, poteva essere più cauto nel reagire all'annuncio, anche se ora sostiene d'avere agito con prudenza.
Certo, la beffa è stata generale: ci sono cascati i media di mezzo mondo. Frattini ricostruisce i passaggi: “L'ambasciatore mi ha comunicato che i rappresentanti del comitato contro la lapidazione avevano visto Sakineh a casa sua e che erano stati diffusi foto e filmati di lei nella sua abitazione”. E allora “si è pensato che fosse stata liberata”. Al ministro, resta una speranza : “Dobbiamo capire se davvero era solo una ricognizione sulla scena del delitto o se si è trattato di una preparazione della liberazione, come auspichiamo. Chiediamo un gesto di clemenza, un gesto unilaterale delle autorità iraniane, che diano un segnale che il dialogo sui diritti umani è possibile”. In realtà, lapreoccupazione di Teheran non sembra proprio essere il dialogo sui diritti umani, quanto magari i negoziati nucleari, ripresi lunedì a Ginevra e destinati a proseguire ad Ankara a gennaio.
È STATO il procuratore di Tabriz, la città nel nord-ovest dell’Iran epicentro della vicenda, a fare sapere che la notizia della liberazione di Sakineh Mohammdi-Ashtiani, di suo figlio Sajjad Qaderzadeh e dell’avvocato Javid Hutan Kian, era “un’assoluta menzogna”, diffusa dai mezzi di stampa stranieri con “finalità politiche”. Ma gli attivisti anti lapidazione sostengono che “Sakineh era libera da 3 giorni” e parlano di “gioco sporco delle autorità iraniane”: “La Repubblica islamica, con questi trucchi, ha cercato d’ingraziarsi le potenze internazionali” con cui negozia sul nucleare, dice alle agenzie di stampa Taher Djafarizad, attivista del Comitato. Sakineh sarebbe stata condotta fuori dal carcere proprio per dare l'illusione della liberazione. È una tesi; ma, se fosse vera, l'inganno potrebbe tra-mutarsi in boomerang, togliendo ogni residua affidabilità al regime iraniano, anche agli occhi dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania).
Certo, neppure la versione ufficiale convince molto: Sakineh riportata a casa sua per 3 giorni, dal 6 all'8, proprio in coincidenza coi negoziati di Ginevra, per una ricostruzione tv del suo delitto: un Porta a Porta in salsa islamica. Frattini spera sia il preludio della liberazione, una sorta di prova generale. Ma l'intento pare, piuttosto, quello di ribadire la colpevolezza di Sakineh: magari non la lapidiamo, e forse neppure l'impicchiamo, ma il carcere le spetta. Sakineh con il figlio nel giardino di casa a Tabriz.


I politici italiani sono talmente abituati a non rispondere alle domande che ormai nemmeno se ne pongono, tanto sono allergici. Neanche nella Nostra sciacquata e illegale Italia una donna che uccide un uomo, per di più rea-confessa davanti alle telecamere, eviterebbe il carcere. Possibile che il dubbio all'intenditore dell'Iran non gli è sorto neanche per un attimo? Visto che afferma di conoscere l'Iran avrebbe dovuto verificare la veridicità della notizia, prima di allargare la ruota del pavone.

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